Nell'era post Triplete, l'Inter è riuscita a collezionare molte delusioni figlie probabilmente di una politica Morattiana che definiamo "sbagliata". Dalla sera in cui portò a casa la Champions League son cambiate molte cose, molti aspetti. Quella Inter era una squadra costruita per vincere tutto, era una squadra dove c'era una varietà di calciatori non indifferente e dove la qualità regnava sovrana. Basta comprendere che Eto'o, goleador dalle doti innate e dalla tecnica sopraffina giocava da ala, con il compito di fornire più palloni giocabili possibili al centro per Diego Milito, vero e puro bomber di razza. Era l'Inter del CAPITANO Zanetti, instancabile che macinava km su km. La difesa era composta da calciatori che conoscevano egregiamente il ruolo; Samuel, Lucio, Chivu e via dicendo. Il centrocampo contava nomi come Sneijder, Cambiasso (il miglior Cambiasso) e un Thiago Motta super funzionale alla causa nerazzurra.

Perfezione calcistica. Si sa che per arrivare a vincere qualsiasi competizione, oltre alla bravura e alla tecnica giocano ruoli fondamentali anche altri aspetti come il fato e la casualità: fa tutto parte della natura dei vincenti.

Proviamo a ricordare il percorso Europeo della Juventus nel 2015. Nella fase ad eliminazione incontrò un Dortmund in piena fase decrescente, un Monaco con cui non si poteva assolutamente uscire ed un Real Madrid con cui si giocò alla pari. Bene, come appena evidenziato, uscire col Monaco sarebbe stata una cosa indegna, ma qualcuno ricorda di che gare stiamo parlando? Un' andata in casa vinta per 1-0 su rigore grazie a Vidal, ma giocata male. Rigore abbastanza contestabile che comunque indirizzò la Juventus verso la semifinale. Ecco, anche quell'Inter  riuscì a superare il Barcellona in semifinale ma le polemiche ci furono: e furono anche giuste. Giuste per via degli episodi dubbi; ne cito uno: gol di Bojan che avrebbe determinato la qualificazione del Barcellona; azione fermata per tocco di mano di Yaya Tourè. Episodio che rivisto al rallenty non presentava nessuna irregolarità: ma è il calcio, e con questo non si vuole assolutamente sminuire la vittoria meritata dei nerazzurri.

E' semplicemente l'analisi di alcuni aspetti che risultano fondamentali e decisivi in alcuni frangenti di gara. Come lo è stato per la juve, lo è stato per l'Inter.

Cambio di tecnici. Sulla panchina nerazzurra si sono susseguiti molti allenatori, partendo da Benìtez, passando da Ranieri e Mazzarri, per arrivare a Pioli e l'attuale Spalletti. L'inter di questi anni, complice il pasasggio proprietario prima al magnate indonesiano Tohir e poi all'attuale gruppo Suning, non ha mai dimostrato di poter competere per i piani alti della classifica. Eppure lo dico da estraneo alla causa: per me è sempre stato un gruppo vincente, con qualche pecca, ma vincente. Una di queste pecche era la pigrizia che nel bel mezzo delle gare diventava padrona in mezzo al campo. L'anno scorso l'Inter sconfisse l'Atalanta (in formissima) in casa con molti goal di scarto, dimostrando che quando voleva era in grado di battere chiunque. Infatti, a San Siro fu successo anche contro la Juve vincitrice poi del titolo. 

Spalletti certezza. l'avvento del tecnico toscano nella società milanese, ha visto variare molti aspetti. L'inter, in estate non ha compiuto "miracoli" di mercato, proprio perchè la dirigenza credeva in questo gruppo, tanto da ritenere proprio Spalletti il Top Player della squadra. Gli acquisti ci sono stati, ma la fondazione ben piantata nel terreno, già c'era. Questo Spalletti lo sta dimostrando. Seppur con sofferenza, seppur con fatica, seppur anche con una bella dose di fortuna l'Inter è terza a sole due misure di lunghezza dalla testa della classifica. E' ancora imbattuta e con già due scontri diretti sulle spalle, per giunta in trasferta: Roma e Napoli.

Pertanto, facendo un resoconto generale, questa squadra può solo migliorare e chi la considera fuori dai giochi sin da ora, forse, segue un altro campionato.