Qui non si tratta di difesa a tre o a quattro. Non si tratta di giocare con o senza trequartista.
Qui si tratta di rispetto e autolesionismo.
Rispetto per la società di cui si è dipendenti:
quale che sia la propria professione, va svolta nel miglior modo possibile e negli interessi dell’azienda.
Rispetto verso gli altri dipendenti: trattare un altro dipendente in modo irrispettoso e ledendo la sue dignità è immorale e scorretto (e qualcuno potrebbe anche suggerire che sia illegale).
Rispetto verso il proprio bacino d’utenza: se la società gira, è anche merito di chi la segue.

Adesso trasferiamo il discorso nel mondo del calcio, e in quello della Milano nerazzurra nello specifico.
Conte sta dimostrando all'intero mondo calcistico la sua arroganza (Dalla Treccani: arroganza s. f. [dal lat. arrogantia]. – L’essere arrogante; insolenza e asprezza di modi di chi, presumendo troppo di sé, vuol far sentire la sua superiorità).
Se un metodo di lavoro non funziona, ostinarsi a mantenerlo si rivela controproducente (è la scoperta dell'acqua calda, lo so, ma a quanto pare va ribadito!). Se incassi gol in ogni partita e indipendentemente dall’avversario, vuol dire che qualcosa non funziona. Va cambiato il modulo e vanno cambiati gli interpreti. Ostinarsi ad adattare i calciatori ad un modulo standard piuttosto che costruirne uno diverso che si adatti agli interpreti, dimostra l’arroganza di cui sopra. I grandi allenatori, ma anche i medi e i piccoli, capiscono questo concetto. Conte no. O almeno finge che sia così. E in questo caso, va contro gli interessi della società (consapevole che difficilmente verrà licenziato).

Capitolo Eriksen: l’ingresso di un giocatore a quattro minuti dalla fine della partita è generalmente indice di due possibilità: si cerca di “perdere tempo” per conservare un risultato prezioso o si vuole regalare la standing ovation ad un calciatore (si veda l’ultima partita della nazionale, tanto per citarne una). Far entrare Eriksen ieri sera è servito solo a ribadire che per “l’allenatore” il danese è un giocatore inutile. Ho letto tantissimi tweet dove si diceva che Eriksen avrebbe dovuto rifiutarsi. La differenza tra chi è un professionista e chi non lo è sta tutta qui. Ad Eriksen non piace la situazione attuale, ma entra comunque in campo a quattro minuti dalla fine. A Conte, a voler pensar male (e spesso ci si azzecca), piace la situazione attuale perché lo porterebbe ad una super vacanza di quasi due anni con stipendio incluso.

Ultimi, ma non ultimi, i tifosi. L’hashtag #conteout è ormai presenza fissa sui social. La piazza nerazzurra non è mai stata semplice, ma in questa stagione si stanno toccando vette (in negativo) che difficilmente verranno dimenticate. Se si perdessero le partite dopo aver giocato con il sangue agli occhi per 90 minuti, i tifosi capirebbero e “accetterebbero” la sconfitta. Perdere così però fa male a chiunque segua il calcio. Una squadra che scende in campo senza giocare rappresenta una sconfitta su tutta la linea.

A questo punto sorge spontanea una domanda: appurato che la meta è lontana e il percorso assolutamente NON godibile, non sarebbe il caso di cambiare l’itinerario di viaggio (anche se vorrebbe dire pagare la penale)? Ci sono itinerari collaudati e sicuri, anche se magari non esaltanti (leggi Spalletti) o nuove affascinanti possibilità (Allegri, Cambiasso, qualcuno delle giovanili…).
Se però la società non cambia qualcosa, sarà autolesionismo conclamato. Il che mal si accorda con la tanto decantata volontà di portare l’Inter al vertice del calcio mondiale.

A proposito di calcio mondiale: ieri se n'è andato Maradona. Anche chi non segue il calcio, anche chi non sa nemmeno dove sia Napoli sulla carta geografica, ieri si è fermato per un momento alla notizia della morte del Pibe de oro.
Questo perché Diego ha segnato un'epoca, nonostante tutti i suoi vizi e i suoi problemi. Ha ragione Messi, Maradona è sempre stato eterno. Ora lo sarà davvero.