Poco fa ho letto il pensiero di Giuseppe Bergomi, terzino destro campione del Mondo nel 1982, uno dei pochi calciatori ad aver indossato sempre la stessa maglia, quella dell’Inter per vent’anni.
Spesso negli ultimi anni sono stato in disaccordo con lo Zio, come viene chiamato il Bergomi dall’età di diciotto anni per quello che era il suo aspetto all’epoca già adulto.
Da quando ha smesso di giocare e ha intrapreso la carriera di commentatore televisivo ha, a mio parere, più volte dimostrato acredine nei confronti della maglia nero blu di cui per diverse stagioni è stato capitano.
Forse il fatto di non essere mai stato coinvolto con un ruolo in Società lo ha offeso, lo ha portato ad odiare ciò che aveva profondamente amato, cosa che più o meno abitualmente succede quando finisce un grande amore.
Questa volta però il buon Giuseppe da Settala non è stato cattivo, anzi ha dimostrato, oltre a innegabile conoscenza del calcio, di avere ancora, in un angolo nascosto del suo cuore, battiti spinti dalla passione verso quella che è stata e sempre sarà la squadra della sua vita.
Tutti a dire, compresi alcuni tifosi “ciechi”, che la rosa dell’Inter è la più forte, che è superiore a quella del Milan, della Juve, del Napoli, della Roma…
Tutti tranne me e lo Zio Bergomi che non siamo nati ieri e che sappiamo quante volte dall’esterno hanno fatto di tutto, a volte riuscendoci, per destabilizzare, distruggere un ambiente emotivamente fragile come quello della Pinetina.

Me le immagino le conversazioni tra i nemici della Beneamata: “Urliamo con i megafoni che sono i più forti, che devono vincere per forza, alla prima sconfitta attacchiamo l’allenatore dicendo che non è all’altezza…nessuno difenderà l’allenatore, l’ambiente, lo spogliatoio…succederà il solito fini mondo all’interno del gruppo, cambieranno tre allenatori e arriveranno sesti o settimi.” Il tutto accompagnato, condito da grasse risate di presa in giro.
Rosa più forte? Forse l’anno dello scudetto lo era. Dove sono Hakimi, Eriksen, Perisic, Sanchez… e Lukaku tornato per fare il salvatore ma sempre in infermeria?
Il calcio, come sostiene lo Zio Bergomi è in continua evoluzione, o ti adegui o sei fuori, e l’Inter non si è adeguata.
Ha venduto o lasciato andare per motivi diversi alcuni dei suoi migliori interpreti dell’ultimo triennio, non li ha sostituiti con singoli alla loro altezza, non ha cercato, non ha inserito giocatori di gamba, di corsa continua ad una certa intensità, giocatori con cambio di passo, con capacità di strappare nelle ripartenze, giocatori con il dribbling nel loro DNA.
Il calcio è sempre più verticale, è sempre più uno contro uno, è sempre più capacità di sfruttare gli spazi in campo aperto o di crearseli attraverso il dribbling in campo chiuso.

Come la crei la superiorità numerica? Con velocità nelle ripartenze e dribbling. L’Inter ha giocatori capaci di questo? La risposta è NO. L’Unico è Lukaku che non vede il campo da agosto.
Il Milan ha Hernandez e Leao, la Juve ha Chiesa e Vlahovic, Il Napoli ha Osimhen e Kvaratskhelia, la Roma ha Dybala e Zaniolo, la Lazio ha Luis Alberto e Felipe Anderson. Potrei citarne altri ma mi fermo qui, penso sia sufficiente per rendere l’idea di ciò che manca all’Inter per fare più goal, per vincere più partite, per uscire da quel calcio orizzontale, noioso, poco produttivo in termini di realizzazione che purtroppo noi tifosi interisti dobbiamo subire ogni “maledetta” domenica.

Veniamo all’allenatore, a Simone Inzaghi.
Il bel ragazzo di San Nicolò (provincia di Piacenza), non è Antonio Conte, non è Josè Mourinho, non è un fuoriclasse della panchina ma ricordatevi che con Maradona vinsero lo scudetto anche Ottavio Bianchi e Alberto Bigon, entrambi non passati alla storia per altri trionfi.
Chiudo facendo un appello ai tifosi interisti: non alleatevi con il nemico, non fate il solito sbaglio, non remate contro.
AMALA!