Stagione 2009-2010: la favola di una squadra mutata radicalmente dalle idee del proprio allenatore, passata da essere una perdente di successo a una vincente in soli nove mesi: stiamo parlando dell’Inter targata Mourinho.

Torniamo indietro di circa un decennio per ricordare una delle imprese più squisite del calcio italiano: il triplete dei nerazzurri.
Nell’annata precedente, il club gestito da Moratti, si era portato a casa lo scudetto, ma in Europa l’avventura si era conclusa anzitempo contro lo United di Ronaldo.
Nell’ambiente si rumoreggia, manca sempre il grande salto e le ambizioni paiono chiare: giocatori e tifosi vogliono vedere la squadra trionfare al di fuori dei confini nazionali.
Sulla panchina siede lo Special One, specialista per eccellenza in ambito europeo e desideroso di tornare a sollevare la coppa dalle grandi orecchie, già assaporata nel 2004 con il Porto.

CALCIOMERCATO
Nell’estate 2009, la dirigenza si prepara a rinforzare la rosa: i primi due colpi non si fanno attendere,ed a fine maggio, la società ufficializza l’acquisto in blocco di Thiago Motta e Milito, artefici della grande annata del Grifone.
Due mesi dopo, ecco arrivare un altro colpaccio in entrata: dal Bayern Monaco arriva Lucio, difensore centrale già svezzato su ottimi livelli e dotato di un carisma da leader.
Tuttavia, il calciomercato viene scosso dall’improvviso addio della superstar Zlatan Ibrahimovic, desideroso di conquistare la Champions League.
Sullo svedese piomba subito il Barcellona, che gli offre un contatto monstre, e la possibilità di trionfare su più fronti. Nonostante le pressioni di Mourinho, Zlatan si trasferisce in Catalogna.
Nella trattativa, però, i blaugrana inseriscono una contropartita per alleggerire il cartellino: il giocatore in questione è Samuel Eto’o, sul quale si punta poco.
Nella prima uscita ufficiale, i ragazzi di Mou, vengono sconfitti in Supercoppa Italiana dalla Lazio. Nonostante il buon gioco prodotto, i rivali sono più cinici e sfruttano le poche occasioni a disposizione.
Alla prima di campionato, ecco arrivare un altro inatteso stop, contro la neopromossa Bari, che a San Siro ferma i padroni di casa sull’ 1-1.
Per completare la formazione titolare ci vuole un innesto: manca un calciatore in grado di collegare centrocampo ed attacco, ci vuole un profilo di spessore.
A fine calciomercato, arriva dal Real Madrid Wesley Sneijder, trequartista di qualità che con la maglia dei Blancos ha mostrato ottime giocate.

IL DEBUTTO IN SERIE A ED IN CHAMPIONS
Tre giorni dopo, l’olandese debutta nel derby e i nerazzurri cambiano completamente volto. Il match è a senso unico e finisce con il punteggio di 4-0 in favore dell’Inter.
In quella gara vanno in rete i nuovi innesti Thiago Motta e Milito, mentre l’11 titolare è organizzato e non concede nulla.
Dopodichè arrivano due vittorie consecutive contro Parma e Cagliari, che proiettano la squadra in testa alla classifica.
Nel frattempo, è arrivato il momento di esordire in Europa, e il girone è alla portata: oltre al Barcellona invincibile guidato da Guardiola, i nerazzurri trovano le cenerentole Dinamo Kiev e Rubin Kazan.
La prima sfida è tra le due favorite del girone, e in un San Siro stracolmo, nonostante il dominio degli ospiti, il match si conclude in parità.
Alla quinta giornata, tra le mura amiche, arriva il terzo successo consecutivo contro il Napoli: questo match dimostra che all’ombra della Madoninna lo scudetto è un obiettivo più che lecito.
D’altra parte, come spesso accaduto, la costanza non è di certo il punto forte della squadra e nella sfida successiva, una sconfitta di misura contro la sorprendente Sampdoria, permette ai blucerchiati di operare il sorpasso in vetta.
Una vittoria in extremis contro l’Udinese susseguita da un roboante 0-5 sul campo del Genoa, permettono all’Inter di issarsi nuovamente in testa alla classifica.

LE NOTTI BUIE IN EUROPA
Nonostante in Serie A la banda di Mou sia dominante, al di fuori dell’Italia manca sempre il centesimo per fare l’euro: in una tribolata notte russa, il solo Stankovic permette ai suoi di salvarsi da un ko contro il Rubin Kazan, la cui caratura a livello tecnico è inferiore.
Alla terza giornata, la sfida casalinga contro la Dinamo Kiev è già un match da in-or-out. Gli ucraini, trascinati da Shevchenko, vanno avanti e dominano la prima mezz’ora.
In contropiede è il solito Dejan a regalare il goal del pareggio, che però, tra le mille montagne russe, dura poco. Un autogoal di Lucio prima ed un colpo di testa ben calibrato di Samuel poi, portano la sfida sul 2-2, score che persiste sino al termine della contesa.
Il risultato, giunto tra mille difficoltà, complica la qualificazione, ed il rapporto con la Champions continua ad essere amaro: la vittoria manca ormai da 365 giorni, troppi per una squadra che punta a vincere tutto.

IN PATRIA E’ PAZZA INTER
Serate arguste tra Rubin e Dinamo, serate epiche in A. Cosi, dopo aver spazzato via il Grifone, arrivano nove punti in tre gare.
I primi sono sofferti e vengono conquistati grazie ad una prodezza di Sneijder su punizione, mentre gli altri sono frutto di un altalena di emozioni.
Il 5-3 rocambolesco contro il Palermo è il manifesto ideale per descrivere questa squadra, tanto sicura nei propri mezzi, quanto fragile.
Mourinho, sotto l’ombra della Madoninna, ha portato certezze, ma alcune crepe del passato non sono state limate: troppo spesso manca il quid per effettuare il salto di qualità, e nei match decisivi la mentalità non è da big.
Tuttavia, le ambizioni aumentano e la necessità di fuorviare ai fantasmi del passato si incrementa. In tal senso, un 0-2 secco sul campo del Livorno mostra tutte le sfaccettature positive di quella banda, volenterosa di compiere la proclamata “maturita agonistica”.
Le molteplici affermazioni in A, consentono all’Inter di allungare in classifica: la principale antagonista, ovvero la Juventus guidata da Ciro Ferrara, si trova a -7, mentre i cugini rossoneri scivolano a -9.
La principale delusione, però, è la Roma, sprofondata in zona retrocessione dopo risultati anonimi, e costretta ad esonerare Spalletti.

LA SERATA CHE CAMBIA TUTTO
Le sorti della stagione pendono dalla trasferta ucraina, un campo complicato, nel quale i padroni di casa riescono a tirare fuori il meglio.
Infatti, al 25’ minuto ad andare in vantaggio è proprio la Dinamo, complice un tiro di Shevchenko deviato, che inganna Julio Cesar.
All’intervallo, il tecnico portoghese sprona i suoi, pretende un cambio radicale nell’approccio alla sfida e cerca di stimolare i calciatori a dare il 100%. La gara non si sblocca, e nonostante gli ingressi di Balotelli e Thiago Motta, è la squadra di Kiev a sfiorare ripetutamente il raddoppio.
Nel calcio, si sa, tutto può accadere, e un’istantanea ne può cambiare le sorti: minuto 86’, magia di Sneijder che salta due avversari e grazie ad un invenzione trova Milito in area di rigore. L’argentino, abile nello smarcarsi, batte il portiere rivale e sigla l’1-1.
Ciò nondimeno, il pari non sarebbe il risultato ideale, poiché lascerebbe i nerazzurri all’ultimo posto nel girone: ci vuole un altro colpo di genio per sbloccare la serata.
88’ minuto. Muntari calcia in porta da posizione defilata, Bogush non trattiene e sulla ribatutta Sneijder si fionda sulla sfera, senza nessun timore reverenziale, anticipa l’estremo difensore e realizza la rete dell’ 1-2.
Questa vittoria sudata, ma di vitale importanza, permette ai ragazzi di Mourinho di trovarsi davanti a tutti nel girone.
Il tecnico, nel post-partita, esalta le gesta della squadra, rimarcandone il carattere e la voglia di vincere. La sua gestione ha portato compattezza all’interno dello spogliatoio, ed ora nessun ostacolo fa più paura.

CAMPIONI D’INVERNO
In Europa, l’Inter, continua a regalare brividi, mentre in patria il cammino procede in maniera convincente.
Dopo un buon pareggio interno contro la Roma, arriva una prova di forza a Bologna, match nel quale viene espresso il miglior gioco sinora.
I felsinei non riescono mai ad affacciarsi dalle parti di Julio Cesar, mentre dalla cintola in su è uno show: Milito si intende alla perfezione con Eto’o, mentre Sneijder continua a realizzare giocate da campione.
Tuttavia, alla 15esima giornata, arriva uno stop inatteso: nello scontro diretto con la Juventus, in un Delle Alpi gremito, i bianconeri si impongono 2-1, grazie alle reti di Del Piero ed a uno slalom fantastico di Marchisio, che supera Samuel e Lucio, prima di depositare la sfera alle spalle dell’estremo difensore brasiliano.
Il passo falso nel Derby d’Italia, è un incidente di percorso che i nerazzurri dimenticano subito, conquistando punti importanti tra Siena, Atalanta e Lazio.
La partita contro i toscani è degna di un thriller: sino al 92’, il punteggio recita 3-3, ma Walter Samuel si inventa una discesa da attaccante aggiunto incredibile, riuscendo a smarcarsi dal limite dell’area di rigore, prima di trovare una rete fondamentale.
Proprio il goal realizzato dall’argentino in extremis, permette al giro di boa di rimanere a +5 sulle inseguitrici, tra le quali spicca un Milan in crescita.
Nel mentre, in Champions, arriva una qualificazione meritata, dopo un 2-0 ai danni del Rubin Kazan, deciso da una prodezza di Balotelli su punizione.

INIZIA IL GIRONE DI RITORNO
Alla 20esima, un pari esterno assai discutibile sul campo del Bari, vera e propria bestia nera, fa sorgere qualche dubbio sulla tenuta fisica dei calciatori. La società, nel calciomercato di riparazione, acquista Goran Pandev, vero e proprio jolly per il pacchetto offensivo, in grado di allungare la rosa.
Nel weekend successivo, però, le critiche vengono spazzate via: il Derby della Madonnina finisce, ancora una volta, in favore della Beneamata.
Sin dal primo minuto è palese il dominio dei nerazzurri, nelle cui fila va in goal il neo-arrivato attaccante macedone, che si inventa una punizione di rara bellezza dai 25 metri.
La classifica, grazie al derby vinto, recita +6 sui rossoneri e +11 sulla terza inseguitrice, la Roma. I capitolini, rinfrancati dall’arrivo di Ranieri, non perdono da fine Ottobre e provano a mettere la loro candidatura sul tricolore.
La striscia di risultati utili consecutivi prosegue tra scalpi d’eccellenza e qualche pareggio evitabile, come quello sul campo del Parma.
In queste partite, emerge una altra caratteristica sulla quale si è lavorato per mesi: la fase difensiva . Infatti, in poco tempo, è diventata il punto forte sul quale porre le basi per i successi.
La statistica che dimostra ciò, è relativa al fatto che dalla 19esima alla 24esima giornata, la Beneamata subisce soltanto 2 reti, senza concedere nulla. In questo arco temporale, la sfida a San Siro che vede contrapposti i ragazzi di Mourinho alla Samp, è una prova di forza senza precedenti.
I padroni di casa resistono per un tempo in nove uomini, ma sempre nello stesso match, il tecnico lusitano mima alle telecamere il gesto delle manette, venendo squalificato per i successivi tre incontri.
In Coppa Italia, i nerazzurri, si prendono la rivincita sulla Juventus, che già in crisi nera da tempo, esonera Ciro Ferrara, mentre in semifinale sconfiggono la Fiorentina.

OTTAVI DI FINALE IN CHAMPIONS
Se il campionato pare indirizzato verso il senso corretto, la Coppa dalle grandi orecchie, si sa, è poco clemente: il sorteggio è assai sfortunato, poiché la prima avversaria è il Chelsea di Ancelotti, approdato in Inghilterra con lo scopo di vincere tutto.
All’andata, l’obiettivo principale è di ottenere un risultato positivo, nonostante i favori dei pronostici ricadano sui Blues, dotati di un organico più completo.
L’inizio è favorevole, e dopo cinque minuti, Milito sblocca la contesa con una conclusione chirurgica. Questa, pare essere l’occasione adatta per dimostrarsi una compagine solida e smentire le critiche ricevute dalla stampa riguardo l’approccio ai match oltre i confini nazionali.
Nonostante il pari degli inglesi realizzato da Kalou, l’Inter si riporta subito avanti, mantenendo invariato il punteggio sino al termine della gara.
Il ritorno, a Stamford Bridge, non è semplice e per superare il turno ci vuole una partita di cuore. Mou la prepara alla grande, portandola su un calcio organizzato e compatto.
I Blues spingono, ma creano poco, ed a furia di sbilanciarsi, subiscono da Eto’o il goal che sancisce la loro eliminazione.
Il doppio confronto con il Chelsea dimostra che rispetto ad un anno prima qualcosa all’interno dello spogliatoio si è smosso: ora l’Inter non teme nessuno, e grazie all’approccio fornito dall’allenatore sa affrontare anche le situazioni più complicate.

TUTTO RIAPERTO?
Per affrontare gli ottavi di finale, Mourinho, ha optato per un cambio modulo: dallo storico 4-3-1-2, ha sperimentato con successo il 4-2-3-1, nel quale giocano un ruolo fondamentale le assistenze da ambo le fasce.
In Serie A, però, pare esserci un calo dal punto di vista nervoso, che riporta le rivali a ridosso dei nerazzurri. Un sorprendente ko a Catania 3-1, permette al Milan di tornare clamorosamente a -1, mentre la Roma sponda giallorossa, complice qualche stop di troppo, resta a -6.
Nell’ambiente si parla di crisi, mancanza di idee ed ambizioni, concetti che il tecnico portoghese smentisce subito, ribadendo assoluta fedeltà al progetto. Se in conferenza stampa lo Special One appare tranquillo, nello spogliatoio sprona ripetutamente i giocatori, cercando di evitare cali di concentrazione. Come ribadito anni dopo dagli artefici dell’impresa, l’OSSESSIONE dell’allenatore fu la chiave di volta dell’annata.
Un'altra parità, contro il Palermo, vede svanire tutto il vantaggio accumulato in precedenza. A mettere pressione sulla capolista, oltreché il Diavolo, vi è una Roma in stato di grazia, che continua a non perdere da fine Ottobre.
La 31esima giornata è un momento cruciale: all’Olimpico, i giallorossi ricchi di fiducia e ambizione attendono un Inter già proiettata con il pensiero ai quarti di Coppa.
Lo stadio è un catino ribollente, uno di quegli ambienti ostici per qualunque squadra, e costituisce, nel vero senso della parola, il dodicesimo uomo in campo.
I ragazzi di Ranieri interpretano al meglio la sfida, e complice un goal di Toni nel finale, riescono a portare a casa tre punti fondamentali.
Nel mentre, in Europa, l’urna è più benevola: questa volta gli avversari sono il Cska Mosca, squadra rivelazione del torneo, ma meno attrezzata su grandi palcoscenici.
L’Inter sbriga la pratica senza patemi, in virtù di due vittorie nette e maturate per mezzo della consapevolezza che oramai contraddistingue quei calciatori.
I tifosi iniziano a sognare il Treble, mai realizzato da una squadra italiana in precedenza, e capiscono che questa stagione può passare alla storia. Eppure, in Patria, le faccende si complicano: dopo un 3-0 al Bologna tra il doppio impegno europeo, un pari al Franchi costa la prima posizione della classifica. I giallorossi, oramai, non si fermano davanti a nulla ed a cinque sfide dal termine, si portano a +1.
Il sorpasso è inaspettato, poiché i nerazzurri erano stati in cima alla graduatoria per più di sei mesi.
La voglia di rivalsa prevale, e nel match successivo, Zanetti e compagni sfoderano una prestazione magistrale contro la Juventus.
Giocano da big, attaccano, pressano incessantemente per 90 minuti, superando i piemontesi 2-0. All’interno del match, Maicon realizza un goal pazzesco: controlla la sfera poderosamente e trova una conclusione al volo che si insacca all’incrocio dei pali.

LA PARTITA DELLE PARTITE
Il sorteggio per la semifinale di Champions League riserva nuovamente ai nerazzurri il Barcellona, già incontrato nel girone, e superfavorito alla vittoria finale.
Il match d’andata si disputa a San Siro, in un scenario delle grandi occasioni. I padroni di casa hanno preparato l’incontro con personalità e voglia di vincere, purchè consapevoli degli elevati mezzi tecnici dei blaugrana.
L’approccio è buono, ma ad andare in vantaggio sono i catalani: il merito è da attribuire al solito Messi che semina il panico nella retroguardia interista, prima di appoggiare all’interno dell’area di rigore un pallone comodo da buttare in rete.

Eppure, la convinzione nelle proprie capacità, lo stimolo continuo che Mourinho imprime da mesi, sono la forza di questa squadra.
Il Barcellona viene tenuto alla corde da un possesso palla asfissiante, sino al meritato goal di Sneijder. Nella ripresa, un inserimento da fenomeno di Maicon porta i suoi sul 2-1, mentre Milito chiude la sfida di testa.
In quei 90’ minuti, i padroni di casa non abbassano mai la guardia e continuano in maniera encomiabile a spingere, senza lasciare occasioni agli iberici.
Al ritorno, in un Camp Nou che grida alla Remuntada, Mourinho sceglie di affrontare gli spagnoli compatto, cercando di concedere meno chance possibili. Fino alla mezz’ora il piano paga, ma un espulsione molto dubbia per un presunto schiaffo di Thiago Motta ai danni di Sergio Busquets, lascia gli ospiti in dieci uomini. Il piano partita si complica, ma nonostante le occasioni create dal Barcellona, Julio Cesar e la mancata precisione salvano l’Inter sino all’ 85, quando un assedio vero e proprio costringe i nerazzurri a cedere.
Lo spettro della rimonta si fa sempre più veemente e nei minuti di recupero si realizza la beffa: Bojan, talentino della Cantera, calcia nel sette, dove il portiere verdeoro non può arrivare.
Il pubblico è in tripudio, ma il direttore di gara non ci pensa due volte e annulla la marcatura per un tocco di mano di Tourè, facendo infuriare l’ambiente.
Pochi minuti dopo, ecco arrivare il triplice fischio che sancisce la finale, cercata da anni e trovata nel modo più meritato possibile.
Sulla panchina, lo Special One, in preda ad una gioia unica, esulta correndo sul terreno di gioco contro tutto e tutti. Lui, che da sempre crede nei propri ragazzi, è riuscito nell’impresa di eliminare i campioni d’Europa, coloro che quasi 365 giorni prima realizzarono il triplete.
In campo, i titolari si intendono a meraviglia, vi è una sintonia senza precedenti, tutto sembra andare per il verso giusto.
Nell’atto conclusivo, la Beneamata affronterà il Bayern Monaco, vincente con il sorprendente Lione.

I PRIMI DUE TITOLI
Nel frattempo, dopo una vittoria netta ai danni dell’Atalanta, tocca sperare in un passo falso dei capitolini. La stessa sera, all’Olimpico, affrontano una Sampdoria con ambizioni europee, e appena fischiato l’inizio di gara passano subito avanti.
Il copione sembra scritto, poiché Totti e compagni paiono troppo superiori, ma ben presto qualcosa si inceppa: la Roma attacca, ma non concretizza.
Nella ripresa, subentra la paura di vincere, e l’inesperienza di alcuni calciatori di fronte a occasioni simili si fa sentire. Una doppietta di Pazzini gela i tifosi e consente all’Inter di riportarsi in vetta a +2.
Alla 36esima giornata, i nerazzurri compiono lo step decisivo verso il Tricolore: in trasferta contro la Lazio vincono 0-2, mostrando a tutti la propria maturità agonistica, quella citata in precedenza, che ora sembra esser diventata realtà.
Il primo titolo dell’annata non tarda ad arrivare, e con una condizione psico-fisica incredibile, l’Inter sconfigge la Roma , la vera rivale in Italia, per merito di una conclusione fantastica di Milito a fine primo tempo. La Coppa Nazionale, però, è solo il compimento di un 1/3 dell’opera.
Nel frattempo in Serie A non si sbaglia più un colpo, e sul campo del Siena, nell’ultima sfida del campionato, sempre il bomber argentino sancisce la certezza matematica dello scudetto.
L’esultanza dei giocatori non si fa attendere, ma tutti hanno la consapevolezza che sei giorni dopo bisogna affrontare la partita più importante, ovvero la finale di Champions.
Finite le celebrazioni, la squadra si rimette subito al lavoro: i calciatori si focalizzano su quella partita che decreterebbe il perfetto esito di una stagione già fantastica di suo, consapevoli di poter entrare negli annali del pallone, realizzando il Triplete.

LA FINALE... L’EPILOGO.

22 Maggio 2010, al Bernabeu va in scena la finale di Champions: da una parte i nerazzurri in cerca di un titolo che sarebbe ancora più storico, dall’altra il Bayern di Van Gaal, squadra ricca di calciatori navigati e già in grado di affrontare finali su palcoscenici importanti.
Al 34’ minuto, una fantastica combinazione tra Sneijder e Milito, porta l’ex bomber genoano a tu per tu con il portiere avversario. El Principe, con una freddezza glaciale, porta avanti i suoi, facendo esplodere di gioia il numeroso pubblico giunto da Milano sugli spalti.
I bavaresi creano gioco, ma non riescono ad essere precisi negli ultimi dieci metri. La Beneamata è compatta, troppo per i rivali, che in cerca del pari si scoprono, permettendo al solito Milito di entrare in area di rigore con molta facilità.
Questa volta effettua una finta sul malcapitato Van Buyten, prima di scagliare una precisa conclusione che si insacca e manda in paradiso la propria compagine.
Da lì in poi è un monologo, sino alla conclusione del match. Ora è ufficiale, l’Inter è campione d’Europa, 45 anni dopo l’ultimo successo.
Zanetti alza la coppa, a Milano è festa, un gioia incontenibile rimasta spenta per troppi anni, ed ora in grado di fuoriuscire da ogni tifoso interista.
Il giorno successivo, in un San Siro che supera le 70mila presenze, il club festeggia i risultati storici ottenuti sul campo, anche con la consapevolezza che lo Special One darà l’addio pochi giorni dopo.

In quella stagione è stato riscritto un capitolo indelebile del calcio italiano e non solo, quella squadra poco quotata all’inizio è entrata di diritto nell’Olimpo del calcio.
Pazza e folle Inter, ci hai fatto emozionare tutti.