Quando la polvere è così tanta, diventa difficile nasconderla sotto il tappeto. L'Inter ha un problema. O forse più di uno. Il tonfo dello Stadio Olimpico Grande Torino è stato troppo rumoroso per non fermarsi a riflettere, dopo che per mesi si è parlato (troppo in fretta) di una squadra che aveva ipotecato il terzo posto. In campo non ha girato quasi niente, se non per i primi 15 minuti, in seguito ai quali i nerazzurri si sono inspiegabilmente spenti senza opporre resistenza a un Toro ben organizzato.

Per la prima volta dopo più di un girone Spalletti è sceso in campo con la coppia Lautaro-Icardi dal primo minuto. Per la prima volta dopo un girone esatto si è vista un'Inter schierata con un 3-5-2. Stanti le assenze (per infortuni di gambe e di pancia), il mister ha dovuto cambiare modulo e - il campo parla chiaro - senza gli effetti sperati. Il tandem d'attacco argentino non ha funzionato; il centrocampo è sembrato spaesato, tanto che anche il tuttofare Brozovic (che in questa stagione sembrava stesse tenendo in piedi da solo il reparto, almeno a livello di continuità) ha perso la bussola; gli esterni sono stati letteralmente spazzati dai diretti avversari granata. Si potrebbe dire che i due centravanti sono stati poco assistiti da un centrocampo troppo timoroso, come si potrebbe dire che per giocare con un 3-5-2 servono due esterni di centrocampo che arano la rispettiva fascia (e non un difensore centrale come il buon D'Ambrosio e un intimorito Dalbert); e probabilmente a ragione.

Ma siamo sicuri che domenica le mancanze dell'Inter siano state di natura tecnico-tattica? A ben guardare, altri sono parsi i problemi più preoccupanti: un occhio attento avrà notato la poca rettività con cui i ragazzi con la maglia nerazzurra si lanciavano sul pallone, la mancante comunicazione tra squadra e tecnico, addirittura la lentezza con cui Miranda e Joao Mario, al momento della sostituzione, sono usciti dal campo sul risultato di svantaggio. Sicuramente le voci dell'ultimo mese, che hanno riguardato tutto fuorchè il campo di gioco, non hanno agevolato a mantenere disteso il clima nello spogliatoio. Si è partiti con la grana Nainggolan, per proseguire con i giochini social della coppia Nara-Icardi per il rinnovo dell'ingaggio e i capricci di Perisic che non si sente più parte del gruppo. In mezzo ci sono state tante notizie di calciomercato (alcune verificate, altre meno) e la messa in discussione di Spalletti. Tutti argomenti che hanno distolto l'Inter dagli obiettivi di quest'anno: arrivare in zona Champions League senza i patemi dell'anno scorso e provare (almeno) a vincere una delle due coppe in cui la squadra è ancora in corsa.

Dopo aver dato già quasi per acquisito il primo traguardo, l'Inter si è dovuta bruscamente svegliare e rendere conto che da giocare c'è ancora il girone di ritorno e che sicuramente è meglio concentrarsi sul presente. Ebbene sì, sul presente. Perché sembra quasi che la società sia già proiettata nel futuro, e precisamente alla prossima estate. E di motivi ce ne sono: da luglio 2019 (auspicabilmente) l'Inter dirà addio ai mal sopportati vincoli del FPF e potrà finalmente imbastire una squadra che possa davvero competere su più fronti; infatti ha già messo le basi per migliorare la rosa con gli acquisti (a dire il vero non ancora ufficiali) di Godin e De Paul, che saranno però effettivi dalla prossima stagione. E' come se tutto il sistema Inter vivesse nel presente, ma con la testa al futuro, e questa cosa, non tenuta a bada, ha creato malumori. Alcuni giocatori si sono sentiti fuori dal progetto, con tutti i nomi di top player che sono usciti sui giornali. Addirittura Spalletti ha dovuto fare i conti con notizie che lo vorrebbero via dall'Inter dalla prossima estate (si parla di Conte). Peccato che, fino a fine stagione, la rosa a disposizione e (a meno di imprevisti) l'allenatore saranno gli attuali, non quelli da fantamercato previsti per la stagione 2019-20.

La sensazione è che, nelle precedenti settimane, l'ambiente si fosse anzitempo stancato di questa calma piatta da terzo posto e volesse subito correre verso traguardi più importanti, facendo passare con uno schiocco di dita i prossimi noiosi sei mesi. "Tanto al terzo posto (o, se proprio vogliamo essere pessimisti, al quarto) ci si arriva lo stesso". Nulla di più sbagliato e deleterio, perchè Milan e Roma dietro scaldano i motori e sono pronte ad approfittare dai passi falsi. Ecco perchè è importantissimo ripartire dall'entusiasmo di alcuni membri del gruppo che hanno sempre dimostrato di tenere alla maglia (vedi Skriniar, De Vrij, Politano, Keita, tutto sommato Brozovic). Ecco perchè è fondamentale che Icardi torni a fare davvero il capitano e accetti di rimandare il (meritato, a dire il vero) aumento di ingaggio, mettendo la squadra davanti a se stesso. Ecco perchè l'Inter ha bisogno di tornare a fare gruppo attorno mister Spalletti e sotto l'occhio attento di Marotta e Ausilio.

Bisogna riprendere in mano il proprio destino e farlo da subito, già da Inter-Lazio e Inter-Bologna: il primo match vitale per tenere in vita la speranza di vincere un trofeo a fine stagione, il secondo per staccare una tra Milan e Roma (o entrambe, visto che c'è lo scontro diretto). Ma per farlo bisogna ricordarsi quali sono gli obiettivi attuali e non scordarseli fino a che non saranno raggiunti.