Sublime! Non c’è termine migliore per definire la sfida che attende Simone Inzaghi, una sfida che solo chi è un predestinato ha l’onore e l’onere di affrontare, e qualora fosse vinta segnerebbe la sua definitiva ascesa tra i grandi interpreti di questo sport in grado di trasformare una semplice partita in un’opera d’arte, e nella storia di una squadra centenaria come la Lazio.

Sublime, perchè solo questo termine, nel suo significato più romantico, è in grado di descrivere la sfida più grande di tutte, ovvero quella con i grandi del passato. Ogni società, ogni squadra, dalla più importante alla più umile ha vissuto grandi momenti di gioia e di dolore, ma sono i primi a segnare quei limiti che solo pochi, che solo quelli destinati a lasciare un segno nella storia possono superare. Sublime si presenta questa sfida per il tecnico laziale, perchè con questo termine i grandi filosofi romantici indicavano uno smarrimento dell’animo dinnanzi alla potenza annientatrice della prova che attendeva l’eroe.

Inzaghi conscio dei limiti che gli impediscono di poter trionfare, accetta la sfida incarnando in pieno la concezione di quell’eroe romantico che dinanzi alla superiorità schiacciante della prova che lo aspetta vi si lascia investire. Il mister laziale un segno importante nella storia, non solo della Lazio, ma del calcio l’ha già lasciata essendo l’unico ad aver segnato 4 gol in una partita di Champions League, superato solamente da quel mostro sacro di Ronaldo. Da allenatore ha fatto meraviglie, iniziando a salire i marmorei scalini che conducono tra i grandi, ma ora dal confronto con i grandi che prima di lui si sono seduti su quella panchina non è più possibile tirarsi indietro, siglando l’accordo che lo legherà alla lazio per le prossime due stagioni con la squadra capitolina Inzaghi ha ufficialmente accettato la sfida.

Tra gli allenatori che più si sono seduti su quella panchina troviamo Dino Zoff, leggenda del calcio italiano, vincitore del mondiale di Spagna 82 e degli europei di Italia 68. L’allenatore friulano ha guidato la squadra romana per ben 202 gare ufficiali, vivendo anche quella fase prodromica che anticipò la grande Lazio dell’era Cragnotti. Inzaghi si trova a 46 lunghezze di distanza dalla vetta, con 47 panchine, già in questa stagione Inzaghi volerebbe a ben altre altezze, divenendo l’allenatore che per più volte ha guidato questa squadra e con un’altra stagione ancora davanti. In campionato il record di presenze è detenuto da Juan Carlos Lorenzo, detto Totò con 184 presenze e con Inzaghi staccato di 63 lunghezze. Il tecnico fin da subito si dimostrò uno dei migliori in circolazione, già da quando in tre anni prese il Mallorca riportandolo nella massima serie. Arrivato in Italia, grazie alla grande serietà e preparazione tecnica dimostrò di essere uno dei migliori tecnici del campionato. Allenatore vivo soprattutto nei ricordi dei laziali veterani, essendo il tecnico che fece uscire la Lazio dal purgatorio della serie cadetta per riportarla a respirare l’aria della massima serie. Sebbene questi meriti farebbero già tremare le gambe agli allenatori che vorrebbero confrontarcisi, non è tutto, fu proprio il tecnico argentino a volere in prima squadra il calciatore che ancora oggi resta il più amato dal popolo laziale, nonostante gli anni il suo nome ancora echeggia sulle scalinate dell’Olimpico facendo rivivere a chi c’era, stagioni di una lazio che è diventata leggenda, perché fu proprio Juan Lorenzo a consegnare alla lazio Giorgio Chinaglia vero simbolo di lazialità e della lazio. 

Capitolo a parte merita il detentore del maggior numero di partite in coppe nazionali. Quando si parla di Lazio subito si pensa a lui, perché con lui in panchina e Chinaglia in campo, la Lazio, ha vissuto forse il suo momento più romantico, uno di quei momenti che ad un certo punto i padri tramandano ai figli, lasciandosi scappare pure una lacrima al ricordo di quello che fu, ed è ancora l’allenatore più amato della storia della Lazio: Tommaso Maestrelli. Quello di Maestrelli era un calcio d’altri tempi, un calcio fatto da uomini veri con caratteri forti e, molto spesso, in conflitto tra di loro, l’allenatore doveva essere non solo in grado di guidare la squadra nelle partite la domenica, ma nella vita di tutti i giorni. Solo Maestrelli riuscì a tenere a bada e gestire i conflitti che potevano nascere dall’avere nello stesso gruppo giocatori col carattere di Chinaglia, Oddi o Wilson. Sebbene Maestrelli sia a sole 14 lunghezze sopra Inzaghi, il confronto qui è di quelli sublimi, nell'accezzione più pura di questo termine; Maestrelli non fu solo la guida di una grande squadra ma di un popolo intero, che lo innalzò ad eroe quando nel 74' consegnò ai laziali il loro primo scudetto, e che gli si strinse intorno nei giorni della malattia, accompagnandolo fino alla fine, fino a quando lasciò la panchina della Lazio per sedersi sull’ultimo anello dello stadio dove i grandi che ci hanno lasciato siedono per seguire ancora la loro Lazio. Inzaghi è, a furor di popolo, il tecnico dei laziali; intoccabile ed amatissimo, ogni volta che viene attaccato i tifosi non hanno mai mancato di esprimersi in sua difesa, ma ciò che più di tutto ha fatto rivivere nella mente dei laziali il ricordo del Maestro fu quella foto, in cui abbraccia Immobile come fosse un figlio, nello stesso modo in cui Maestrelli abbracciava Chinaglia in una foto ormai consegnata al museo della Lazio.

In europa il confronto è col suo maestro, con l’allenatore che più di tutti ha fatto grande Inzaghi da Calciatore, Sven Goran Erikson. Lo svedese è stato alla guida della Lazio, in assoluto, più forte di tutti i tempi, guidandola alla vittoria non solo in Italia ma anche nelle coppe europee. Erikson, nonostante le sue 43 presenze europee è l’allenatore, che se vogliamo, ha guidato la lazio nele sue vittorie più importanti. La vittoria della Coppa delle Coppe e della Supercoppa europea sono tuttora gli unici due trofei europei vinti a Roma e, grazie allo svedese, entrambi nella bacheca della Lazio; senza tralasciare il record di 4 derby vinti in un anno dalla Lazio, record ancora laziale e che per i tifosi vale più di un trofeo.

La sfida che attende Inzaghi farebbe tremare chiunque, perché chiunque di fronte alla possibilità di diventare l'allenatore più presente in ogni aspetto della Lazio, sia nazionale che internazionale ne sarebbe intimorito. Solo l’idea del sublime ci concede la possibilità di capire cosa attende questo giovane allenatore, trovatosi davanti ad una sfida che, qualora fosse vinta, consacrerebbe Inzaghi tra i grandi interpreti di questo sport, conquistandosi un posto nei cuori dei tifosi laziali pari a quello del Maestro.