Una partita di calcio è una prova in cui si affrontano 2 squadre, con un arbitro per di più a regolare il traffico. Trascurando per semplicità le condizioni climatiche e ambientali, possiamo quindi dire che il risultato è il prodotto della prova dei contendenti e delle decisioni arbitrali.

La Juventus arriva alla finale visibilmente sulle gambe anzi, usando un'espressione colorita ma efficace, si tiene su con la proverbiale sputazza. Ha risolto la partita a San Siro solo agli sgoccioli, giocando contro un avversario che per più di 70 minuti ha giocato in inferiorità numerica, grazie anche alla direzione infelice di Orsato. Ieri è stata più di un tempo in svantaggio in casa contro il Bologna, squadra dignitosa ma nulla più, vincendo alla fine anche per la direzione arbitrale.
Aggiungiamo pure che, non molti giorni fa, gli Juventini hanno dimostrato di essere sulle gambe proprio a Madrid, nel giorno in cui stavano portando a termine un'impresa.
L'ottima prova della Juventus contro il Real, infatti, è stata figlia dell'adrenalina. Lo dimostra il fatto che nel finale gli juventini hanno scatenato, capeggiati da Buffon, un'indegna gazzarra di fronte a una decisione dell'arbitro Oliver che, in fondo, ci stava. Alla fine dei giochi, Oliver (che ha diretto tutto sommato bene) è stato tacciato di avere  un bidone di immondizia al posto del cuore, mentre Orsato (che ha diretto male) si è meritato i complimenti di Allegri. Il Bayern di Monaco, invece, penalizzato davvero contro il Real a differenza della Juve, ha avuto il buon gusto e l'intelligenza di uscire dalla coppa con stile ed eleganza. Ma la differenza fra i tedeschi e i torinesi sta nel fatto che il Bayern non è una squadra sulle gambe e non è quindi sull'orlo di una crisi di nervi, mentre i bianconeri lo sono. Con Inter e Bologna hanno mascherato la cosa grazie agli arbitraggi.

Ora, questo dovrebbe portarci a concludere che il Milan avrebbe le sue brave chance in Coppa Italia, ma ci andrei molto ma molto ma molto piano. Dando, infatti, per scontato che l'arbitraggio di mercoledì si riveli felice, il problema è capire in quali condizioni di forma arrivano i rossoneri alla finale. Le indecenti prove casalinghe contro Sassuolo e Benevento sono, purtroppo, cosa molto recente.

A dire la verità i rossoneri vengono da 2 vittorie consecutive, che tuttavia, di per sé, non mi convincono. Il Bologna di ieri sera mi è sembrato più motivato di quello che domenica scorsa ha affrontato la squadra di Gattuso. Il Verona poi mi ha dato un'impressione di sconcertante pochezza, laddove il solo ruvido Zuculini è sembrato dare qualche segno di vita. Certo può essere che il Milan, dopo un mese abbondante di appannamento, si stia riprendendo fisicamente e che Bologna e Verona siano sembrate piccole per la forza dei rossoneri. Ed è quello che spero, anche se non posso esserne sicuro.

La verità è che questa finale di Coppa Italia è davvero un enigma del quale non ci è dato di trovare da noi la soluzione. Sarà la partita stessa a svelare la risposta di questa ideale domanda della Sfinge.

Avrei finito, ma mi viene voglia di fare un appunto a dirigenza e proprietà, che si stanno aggrappando in maniera visibilmente patetica alla finale di mercoledì, quantomeno per dare un senso alla loro storia rossonera. L'eventuale vittoria, infatti, accompagnata magari da un 6° posto, non sposterebbe di una virgola il giudizio sul loro lavoro, dal momento che l'anno scorso, con 220 milioni di esposizione sul mercato in meno, il Milan è arrivato 6° vincendo la Supercoppa a Doha contro la Juventus.  Pensino invece, quei signori, a dare il meglio di se in vista dell'anno prossimo, perché al Milan in questo momento non servono né capi d'accusa né, al contrario, alibi o elementi a discolpa.