Dell’estate 2018 ho un’immagine indelebile davanti agli occhi che me la ricorda, che le dà significato: Andrea Agnelli con la camicia azzurra a maniche arrotolate, i jeans a gamba larga stile anni '80, i mocassini marroni e la valigetta 24 ore nella mano destra.
Dov’era costui così vestito in un caldo giorno di luglio di quattro anni fa?
Era appena sceso dal suo aereo privato e a piedi si stava dirigendo all’uscita del piccolo aeroporto greco dove ad aspettarlo c’era un’ammiraglia con i vetri oscurati, guidata dall’autista di un signore portoghese lì in villeggiatura, che di nome fa Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, in arte CR7.
Quel giorno il popolo bianconero era in festa come circa trentacinque anni prima lo era stato quello partenopeo ammirando i palleggi all’interno dello stadio San Paolo di Napoli di quello che è forse stato il più grande calciatore di sempre, Diego Armando Maradona da Lanus, Argentina.
Io guardavo attonito gli juventini intorno a me brindare pieni di gioia a quell’operazione che a mio parere stava realizzando il più grande disastro economico e tecnico della storia della Vecchia Signora.

Una settimana fa, in un mio articolo, forse con poca considerazione verso gli esseri umani appassionati di football, mi sono permesso di definirli ignoranti, incompetenti, a digiuno di parecchie nozioni che riguardano lo sport più popolare al mondo.
Quanti sanno nel dettaglio cos’è una diagonale difensiva, una seconda palla, il movimento ad andare incontro e quello ad allungare, a cercare la profondità? Quanti sanno i km mediamente percorsi da un centrocampista, quanti sanno in quanti secondi un attaccante corre i 60 metri? Quanti sanno quanto sono determinanti singolarmente e per la squadra certi movimenti e la velocità con cui vengono fatti?
Siamo onesti, molti tifosi sanno poco di calcio, lo utilizzano come sfogo, come divertimento per prendere in giro l’amico o il collega reo di non appartenere all’adorazione della stessa maglia.
Il tifoso parla poco di calcio, di tecnica, di tattica, di movimenti, di dribbling, di stop, di passaggi giusti o sbagliati. Il tifoso, soprattutto in questo tempo di social network, ha il solo interesse di scrivere, magari a cinquant’anni, frasi di derisione e di insulto verso persone che magari un minuto prima erano lì vicino a lui a mangiare nello stesso piatto, parole forse accettabili solo se pronunciate da un quindicenne.

Il tifoso medio quel giorno caldissimo di quattro anni fa non ebbe la lucidità, la capacità di analizzare il tutto e rendersi conto che 350 milioni di euro di investimento totale per cartellino e stipendio per un trentaquatrenne erano una follia che avrebbe portato la Juve al disastro economico e sportivo.
Io sono interista, ho vissuto diciotto anni di proprietà Morattiana, so cosa significa avere un proprietario tifoso, so cosa significa avere un’ossessione che si chiama vittoria, che si chiama Champions League.
Massimo Moratti pare abbia speso circa 1 miliardo di euro in diciotto anni per vincere quello che suo padre negli anni 60 vinse due volte, ossia la Coppa dei Campioni, la coppa con le orecchie, la coppa più importante per chi tira calci ad un pallone.
Andrea Agnelli pare abbia già messo, prelevandoli dalla cassa di famiglia, 700 milioni di euro nella Juve per ripianarne i debiti creati dalla sua incapace gestione.

Andrea Agnelli acquistando Cristiano Ronaldo ha distrutto una squadra che aveva la rosa nettamente più forte d’Italia, tra le più forti d’Europa. Comprare CR7 ha significato dover vendere altri, non poter acquistare giocatori di livello alto soprattutto in un reparto fondamentale come il centrocampo.
La Juve prima di Ronaldo aveva in mezzo al campo Pirlo, Pogba, Marchisio e Vidal, ora ha Paredes, Rabiot, Miretti e Mckennie.
La Juve pre-Ronaldo navigava intorno al pareggio di bilancio, ora perde 250 milioni di euro all’anno.
La Juve sono ventisei anni che non vince la Champions, la Juve con Cristiano Ronaldo non l’ha vinta
.

Voglio concludere spendendo due parole sullo stadio di proprietà juventina.
Dati usciti pochi giorni fa dicono che porta 50 milioni di euro di ricavi annui, cioè quanto San Siro dà all’Inter che lo affitta dal Comune di Milano.
Di chi è stata la scelta di fare uno stadio da serie B di soli 40.000 posti? Di Andrea Agnelli o di qualcuno più incapace di lui?
Altri 100 anni di gestione Juve caro Andrea, noi interisti ce lo auguriamo.