Quando Kessie ha trasformato il rigore del pareggio e l'arbitro Massa ha fischiato la fine, ho pensato: "E ora, ne sono certo, scoppierà l'inferno...". Infatti, dopo i primi attimi di sollievo per aver evitato la sconfitta, il mondo social rossonero è partito a razzo al passo di pessimismo, fastidio e caccia ai colpevoli. Se avete letto le geremiadi circolate in rete, da ieri sera solo pochi sono esenti da critiche e attacchi. Le cose, tuttavia, non sono così semplici e questo stupore per il risultato di ieri sera è frutto di una certa faciloneria nelle valutazioni.

L'Udinese è a centro classifica con 29 punti, ma punti e posizione non rendono l'idea della sua velenosità, che è descritta molto meglio dai pareggi contro Atalanta e Inter nel girone di andata, come dalle sconfitte di misura contro Milan e Napoli nello stesso girone. I friulani non sono una squadra di calcio, ma un'autentica piattola specializzata nel non far giocare gli avversari. Quando l'Udinese affronta una squadra che deve vincere, si attacca e non si stacca più, a meno di non usare un prodotto antiparassitario. Solo chi fa i pronostici guardando la classifica, poteva credere che i rossoneri non avrebbero incontrato difficoltà contro i friulani.

Il Milan si è trovato davanti una compagine schierata con un 4-4-2 che, retrocedendo, diventava un 5-4-1, perché un centrocampista scalava sulla linea di difesa e un attaccante a centrocampo. Nei primi 3-4 minuti sembrava che entrambe le squadre volessero fare pressing alto, ma è stato un fuoco di paglia. Se non altro, quando è stata l'Udinese a farlo, si è visto Kulusevski che si posizionava davanti a Donnarumma, in attesa di un passaggio indietro che, in quel momento non c'è stato, ma che si sarebbe visto nel secondo tempo. Il Milan manovrava apparentemente bene, senza fretta, spesso cercando di aggirare la difesa friulana, ma non avendo un punto di riferimento in attacco, cross e lanci rimbalzavano contro un muro di gomma. Quando Diaz tirava dal limite, comunque, Musso parava senza problemi, ma la palla, finalmente, era arrivata nello specchio della porta. La cosa avrebbe dovuto far venire in mente che si può anche segnare tirando dal limite, senza pensare che si possa fare gol solo su cross o arrivando in porta palla al piede. L'unica occasione rossonera era per Castillejo che, su azione personale, si spingeva in area e toccava in porta per sorprendere Musso, coperto da un difensore. Musso, tuttavia, uno dei migliori del campionato nel ruolo, aveva fatto un passo avanti e intercettava facendo sembrare facile un intervento risolutivo.

Nel secondo tempo, Gotti provava a sorprendere il Milan, prima alzando il pressing e poi facendo entrare Llorente, che è sembrato molto più pronto di Mandzukic per un impiego immediato. Le squadre si allungavano, ma i rossoneri, un po' sorpresi non ne approfittavano. Hernandez, anzi, che nel primo tempo aveva sbagliato una ripartenza incaponendosi in un'azione personale dalla propria area, lanciava Pereyra con un passaggio indietro sciagurato. Pereyra la serviva a Kulusevski che con 7 metri di porta a disposizione, pensava bene di centrare Romagnoli, bravissimo dal canto suo nel farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Meité, subentrato a Tonali e uno dei più bistrattati dal tifo, ci provava dal limite impegnando Musso, ma nessuno coglieva il messaggio ovvero che la soluzione da fuori poteva essere un'arma in più. Kessie la spizzava di testa in porta su corner e Musso ce la toglieva con un gran riflesso. Il riflesso, invece, tradiva Donnarumma che, disturbato nella confusione dell'area di rigore, si lasciava letteralmente attraversare dalla palla, come se fosse diventato un semplice ologramma. Nella prima fase, Diaz aveva giocato una buona partita come vice-Chala, dal momento che gli avversari erano dietro e il suo raggio d'azione diventava limitato. Nella ripresa, tuttavia, quando gli spazi si sono dilatati e si è capito poco, è scomparso, ma il subentrato Hauge non ha fatto meglio.

Andiamo in diretta, ora, e ritroviamoci al 68°. Il Milan si ritrova, non solo in svantaggio, ma nella situazione di dover recuperare contro una compagine che fa del non-gioco una sua virtù. E man mano che ci si avvicina il 90°, inizia la gara dei bianconeri a chi perde più tempo. In realtà è colpa del Milan, che non dovrebbe trovarsi in svantaggio, mentre l'Udinese tira soltanto acqua al suo mulino. Del resto, ora i friulani murano anche gli spiragli al limite dell'area per cui, anche se il Milan volesse tirare dal limite, sarebbe più difficile. E comunque il Milan non sembra volerci provare. Le gambe ci sono, però, e il trombettiere della brigata di cavalleria leggera suona la carica di Balaklava. Forse Eupalla è un po' irritata dall'ostruzionismo friulano, perché a sostituzioni esaurite, l'Udinese perde un uomo per infortunio e, anche se manca poco, la cosa scippa qualche certezza ai bianconeri. Hauge in area cerca i compagni, mentre qualcuno gli urla di tirare. Leao la tocca indietro, togliendola a Salelemaekers che sta per battere in porta di sinistro (ma ci si chiede se il belga abbia chiamato la palla). Sull'ultima azione Rebic getta il cuore sulla linea di fondo e la dà al centro. Leao, pessimo fino a quel momento, fa sentire la sua presenza a Stryger-Larsen che, scavalcato dalla sfera, la devia col braccio alto. Rigore che più rigore non si può e Kessie, implacabile, buca il fin lì eccellente Musso.

A fine partita, Gotti si è lamentato che il rigore sarebbe stato fischiato dopo la fine del recupero. Diletta Leotta gli ha fatto notare che il recupero era scaduto da soli 2'', al che Gotti ha tirato fuori una perla che ne testimonia la mancanza di lucidità (diciamo lucidità, dal momento non amo  dare lezioni di sportività agli altri) ovvero che di solito si fischia la fine qualche secondo in anticipo. Ora, gli arbitri fischiano circa 5'' prima nei casi in cui la palla è a centrocampo o in possesso dei difensori che stanno avviando un'azione di rimessa. Quando Hernandez ha innescato Rebic, invece, il Milan stava attaccando sulla trequarti ed era il 94' e 50''. Considerando poi che, anche durante il recupero, ci sono state interruzioni di gioco, il minimo che potesse fare l'arbitro, era attendere l'esito immediato del cross. Forse, però, Gotti si stava cullando in un dolce sogno, immaginando lo squillo del cellulare e la voce di Maldini che gli diceva di essere rimasto impressionato dal gioco dell'Udinese e gli offriva la panchina rossonera. Se così fosse, si potrebbe comprendere la mancanza di lucidità del tecnico friulano, ma secondo me può consolarsi, perché è sì un buonissimo tecnico, ma con l'Udinese ha raggiunto il livello più alto alla sua portata, che non è poco, peraltro. Comunque, può essere che Gotti pensasse sic et simpliciter di aver già preso i 3 punti e, vedendoseli sfilare sotto il naso, abbia cominciato a piangere e a chiamare la tata.

Alla luce di quanto scritto sopra, pur raggiunto in extremis, questo pari, non solo non va sottovalutato, ma ha un'importanza incalcolabile. Quando pareggi, almeno non ti senti una ciabatta come quando hai perso, per cui il pari e patta consente di mantenere un livello accettabile di autostima. Un punto, inoltre, può rivelarsi decisivo alla fine del campionato. Spesso è accaduto.

Quanto al resto, credo che la squadra messa in campo da Pioli fosse la migliore possibile, per cui non c'è molto da rimproverare al tecnico da tale punto di vista. Il problema è che, da un po', nessuno si azzarda a tirare in porta dal limite. Certo, mancava Chala, ma neanche il turco, se ci fate caso, lo sta facendo più e non credo sia dovuto solo a mancanza di brillantezza. In effetti, Pioli si è lamentato soltanto della mancata finalizzazione dei cross arrivati in area e ciò, a mio avviso, fa pensare che questo insistere ossessivamente su tale soluzione sia stata una sua precisa scelta. Fra l'altro, il tecnico ha lanciato una frecciatina alla prestazione di Leao, cosa che non sempre ha fatto con altri giocatori, a volte più colpevoli del portoghese. Già l'anno scorso, a dicembre, Pioli aveva dichiarato di preferire lo spento Piatek a Leao, in quanto il polacco riempiva di più l'area di rigore. Direi, quindi, che al di là delle voci che si spargono in giro, Pioli non stravede per Leao, ma per qualche motivo deve sopportarlo. Si spiega così il perché lo impieghi a singhiozzo e cambiandogli ruolo di continuo, cosa che disorienta e demotiva il ragazzo. Un giocatore percepisce quando è un po' sopportato. Per carità, di giocatori discontinui se ne sono visti tanto nella storia del calcio e può comodamente aver ragione il tecnico, ma una certa prevenzione di Pioli verso l'attaccante c'è.

I tifosi non disperino, perché col Verona si può vincere, ma neanche si illudani, perché sarà un'altra serata difficile.