30 agosto 2019, aeroporto di Ciampino.
A poche ore dalla chiusura del calciomercato estivo, la Roma accoglie Christopher Lloyd Smalling. Meglio noto come Chris, Smalling arriva nella Capitale tra l'indifferenza di qualcuno, il vago ottimismo tipicamente romanista di qualcun altro e l'ostentata diffidenza di tanti altri, che, al grido di "te pare che si era bbono cioo davano a noi" (sic), si interrogano sulla bontà del colpo.
Tanto "bbono", in effetti, Chris Smalling non sembra.
Il ventinovenne inglese è reduce infatti da un'esperienza altalenante con la maglia del Manchester United, dove sembra aver contribuito in maniera importante ai disastrosi risultati degli ultimi anni. Alla notizia della sua partenza, i tifosi del Manchester festeggiano come se si fossero liberati di un Josè Angel qualsiasi (con tutto il rispetto per El Cote, ovunque sia). Qualcuno fa notare che c'è ben poco da festeggiare: Smalling sbarca in giallorosso con la formula del prestito oneroso (3 milioni) e senza accordi definiti per un eventuale riscatto. La possibilità di ritrovarselo a Old Trafford la prossima stagione non entusiasma nessuno. Ma c'è tempo, si vedrà. Nel "campionato di contadini" che è la Serie A, chissà che anche uno scarpone come Smalling possa farsi apprezzare abbastanza da convincere quei pazzi della Roma a tenerselo. 

Neanche il tempo di memorizzare dove sia il suo armadietto a Trigoria, che Chris Smalling si accomoda in panchina all'Olimpico per assistere da spettatore non pagante a un derby pazzo, che finisce 1-1 solo perché qualcuno si è divertito a magnetizzare il pallone. Dopo due giornate la Roma ha 2 punti in classifica e sembra ancora un cantiere aperto, soprattutto nel reparto difensivo orfano di Manolas, andato a vincere trofei a Napoli. Per fortuna c'è la sosta. In 15 giorni, Fonseca potrà lavorare sui meccanismi di squadra anche con Mancini e Smalling. Sarà che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, ecco abbattersi su Trigoria l'ondata di infortuni che decimerà la rosa a disposizione del tecnico portoghese. Tra le prime vittime, c'è ovviamente l'inglese. Che, di conseguenza, è costretto a saltare le vittorie contro Sassuolo, Basaksehir e Bologna, rimandando l'esordio al difficile impegno casalingo contro l'Atalanta. La Roma esce dal campo con due gol sul groppone, ma con un titolare in più. Schierato in un'inedita difesa a tre, Smalling è semplicemente il migliore dei giallorossi. Il timore di aver pescato il bidone comincia a dissiparsi un po', ma è ancora presto per esultare. 

Dall'esordio in poi, Chris Smalling cresce di partita in partita, anche quando la Roma balbetta o inciampa. Inizia a Lecce, salta la sfortunata trasferta in terra austriaca e poi si conferma contro Cagliari e Sampdoria. Il centrale inglese sembra essere ovunque: chiude ogni varco, in ogni modo. La prende sempre lui. Di testa, di piede, in scivolata. Vince duelli fisici e in velocità con una facilità quasi disarmante, risultando sempre tra i migliori in campo di una Roma che si aggrappa anche alla sua solidità per non capitolare in una fase tanto delicata. E Smalling risponde sempre presente. Come contro il Borussia Monchengladbach, quando solo uno degli errore arbitrali più scandalosi di sempre nega a lui e alla Roma una vittoria meritata. La vittoria la Roma la ritrova contro il Milan, e ancora una volta Smalling si conferma a livelli altissimi, pur deviando in porta il tiro del pareggio rossonero. Una macchia invisibile su una tovaglia che torna immacolata, anzi, si impreziosce a Udine, dove Smalling sigla il primo gol inglese della storia della Roma, oltre a fornire la solita prestazione monstre. I dubbi di fine estate Smalling li spazza via di prepotenza, come fa con gli avversari in campo. C'è una statistica che la dice lunga: a fine ottobre, Smalling ha vinto il 100% dei contrasti tentati.   

In totale emergenza infortuni, la Roma trova il suo miglior momento, e Smalling ne è grande protagonista. La conferma più bella arriva con la vittoria che apre la crisi del Napoli, quando Smalling fa un po' tutto. Sventa in acrobazia, quasi sulla linea, un gol fatto e poi si prende il rigore del raddoppio, segnato da Veretout (altro giocatore che meriterebbe un approfondimento). Vince a mani basse il duello a distanza con il mai troppo rimpianto Manolas, già evidentemente sazio di trofei, e si prende definitivamente il cuore dei tifosi romanisti, ora sì, convinti di aver trovato un gioiello da tenersi stretto.
Petrachi non se lo fa dire due volte, e inizia a sondare il terreno con il Manchester per un riscatto da trovare alla svelta. Siamo appena oltre il giro di boa del girone d'andata, ma sembra giugno. A Smalling, tuttavia, la cosa sembra non pesare affatto. Continua a convincere anche quando il momento magico della Roma si spezza sull'asse Monchengladbach-Parma. Neanche lui può mettere una pezza sugli orrori in terra tedesca di Fazio e sulla  stanchezza che avvolge e inchioda al terreno la squadra in Emilia. Due stop consecutivi che complicano il cammino giallorosso, ma non sembrano turbare l'animo di Smalling. 

L'ultima prova ce l'abbiamo avuta ieri. Contro un Brescia che nel primo tempo spaventa una Roma lenta e macchinosa, Smalling sale in cattedra nel secondo tempo. Non nei pressi della sua area, dove il Brescia non si affaccia quasi più, ma nel cuore di quella avversaria. Prima mette in porta (con la complicità di Cistana) il suo secondo gol giallorosso (l'ultimo inglese a fare due gol era stato Beckham, dieci anni fa), poi si inventa due assist per la bellissima rete di Mancini e quella un po' meno spettacolare di Dzeko. Chris domina in lungo e in largo, non solo confermando quanto fatto vedere fino a oggi, ma affinando sempre di più l'intesa con il suo compagno di reparto titolare, il sempre più convincente Gianluca Mancini, tornato al centro della difesa. Mai come ieri, la sensazione è quella di aver trovato una coppia ben assortita non solo per qualità tecniche e tattiche, ma anche e soprattutto per carisma e leadership. Al punto tale da prendersi la scena in una partita che poteva essere, anzi era diventata, decisamente scorbutica, salendo di tono e in campo per vincerla di prepotenza. Alla Chris-maniera.

La speranza, ora, è che questo articolo non debba ritirarlo fuori a fine stagione per riderci su, magari davanti a una birra, dopo una stagione deludente.
Da romanista, so bene che tutto può accadere. Ma...c'è un ma. Anzi, ce ne sono tanti. Ci sono immagini che parlano, e parlano di una Roma molto diversa da quella che pensavamo, perché ha dentro uomini e calciatori diversi da quelli che credevamo. Se ne potrebbero citare tanti, ma oggi restiamo su Smalling, che incarna perfettamente il riscatto. Il suo e della Roma. Nonché quello che, a breve, potrebbe regalarcelo definitivamente. Perché lasciarsi scappare un giocatore così sarebbe un peccato mortale.
E la Roma ha tremendamente bisogno di redenzione.