Il calcio è un mondo infinito e continuamente in divenire, un mondo dove tanti (forse troppi) mettono bocca senza sapere neanche di cosa stanno parlando: in fin dei conti c'è da dire che tutti noi, amanti di questo fantastico sport, abbiamo un'idea personale su come dovrebbe giocare la nostra squadra e su chi dovrebbe scendere in campo negli undici titolari, sul modulo da schierare e sul modo di difendere, su come girare la palla e su come pressare l'avversario. Tutte tesi che però confluiscono in una sola persona: il mister.

Ebbene sì, una sola persona, una sola testa che ha il compito di decidere sul destino della squadra non curandosi minimamente del continuo vociferare che lo circonda, perchè in fin dei conti tutti possiamo esprimere le nostre stravaganti e fantasiose idee di gioco, ma tanto è sempre lui quello che decide. Ritengo personalmente, come del resto credo tutti, la figura dell'allenatore come una figura da rispettare, sia che il suo gioco ti piaccia o sia che non ti vada a genio. A lui spetta l'arduo compito di scegliere chi mettere in campo e chi tenere in panchina, a lui spetta il compito di sorvegliare sullo spogliatoio al fine di mantenere il più possibile l'armonia all'interno di esso, a lui spetta il destino della squadra, perchè è vero che la partita la decide chi scende in campo, ma quando un allenatore sa quello che fa, la differenza la si percepisce subito. 

Ben vengano i tradizionalisti come Mourinho, Ancelotti, Conte. Ben vengano gli innovatori come Guardiola, Klopp, Tuchel. Starete pensando: "Perchè Tuchel innovatore?" Vi rispondo è vero, innovatore come Pep non lo è, ma un allenatore esonerato che dopo 5 mesi va a vincere una Champions League con una squadra che, tra l'altro, sulla carta non era neanche la più forte, allora sì che sei un innovatore: il suo gioco si basa su basi non di certo spumeggianti e moderne, ma il modo di difendere e ripartire così superlativo, così attento al dettaglio, così costantemente dedito al recupero della palla e al "bisogno" di segnare, lo rende innovativo. Sarà forse un gioco che non durerà a lungo negli anni e non regalerà ogni anno sempre più spettacolo come quello di Guardiola, ma in soli 5 mesi lo ha portato sul tetto d'Europa, a vincere la coppa dalle grandi orecchie.

E i tradizionalisti? Beh, loro sono la radice portante di tutto ciò che col tempo si è sviluppato. La semplicità di questi grandi allenatori (ce ne sarebbero da citare molti altri oltre a quelli sopra elencati) li ha comunque portati a togliersi delle grandi soddisfazioni, a vincere trofei su trofei. Il calcio si è evoluto negli anni, ma il saper giocare a pallone che tramandavano allenatori vecchio stampo come Sacchi, Liedholm, Capello, Bearzot e lo stesso Carletto Mazzone hanno portato le persone a vedere il pallone da una prospettiva diversa, hanno portato l'appassionato di calcio alla conoscenza intrinseca di questo sport, a tal punto da poterli definire tradizionalisti ma allo stesso tempo innovatori.

Il mister non potrà mai essere definito come una figura secondaria e dovrà sempre essere ricoperto da una certa aurea di autorità, perchè insieme al Capitano è colui che guida la sua ciurma, che prende le redini della situazione nei momenti difficili e cerca di far mantenere il sangue freddo e la concentrazione alta in quelli adrenalinici, dopo una vittoria inaspettata ma quando il cammino non è ancora completato. Al di là dei nomi sopra citati, che francamente sono pochi, ci sono veramente moltissimi allenatori che, chi più chi meno, hanno dato un contributo e stanno tutt'ora dando un contributo al calcio, uno sport non a caso in continua evoluzione.
E allora viva il calcio, viva il bel gioco, viva il tiki taka e il catenaccio all'italiana, viva il pressing alto e la trappola del fuorigioco, viva l'allenatore grintoso e senza voce a fine partita e viva quello pacato ma pungente. Insomma, viva il calcio e viva chi giorno dopo giorno lo arricchisce di conoscenza e nuove idee.