Giunto alla sesta partita consecutiva ogni 3 giorni, il Milan non poteva essere atleticamente al massimo e può anche essere che, dopo tanti risultati positivi, la squadra si sia convinta di essere più forte di quello che è, mentre ha solo un potenziale notevole, ancora tutto da sviluppare in pieno (cosa diversa, chiaro?). Tuttavia, se si attribuisse il crepantone subito ieri sera a stanchezza ed eccessiva sicurezza, ci si sbaglierebbe, perché le cause sono altrove e ve le spiego nei dettagli.

Nei primissimi minuti del match di ieri, è  parso subito chiaro che Christophe Galtier aveva studiato la partita a tavolino anche nei dettagli infinitesimali, perché, pronti-via, la sua squadra ha praticato un feroce pressing alto sui giocatori del Milan che, oltre ad aver tenuto il Diavolo nella sua metà campo, ha portato a un calcio d'angolo sulla fascia di Hernandez. Il Milan, tuttavia, non era né distratto né fisicamente spento, dal momento che, respinta l'ondata francese, si era portato in avanti. Ancora prima del 10', però. Brahim Diaz si era trovato una muraglia di avversari al limite dell'area e poi circondato a centrocampo da quattro di loro, a conferma che la squadra di Galtier non si muoveva a caso. Del resto, il Milan era sceso in campo con lo stesso assetto tattico adottato contro lo Sparta e questo, senza essere una colpa di Pioli, che non può inventare qualcosa di nuovo ogni match, costituiva un vantaggio per il tecnico del Lille, il quale poteva contare su punti di riferimento sicuri.

Per una manciata di minuti, fino quasi al 20', i rossoneri riuscivano a macinare gioco come nella stessa fase di gara contro l'Udinese, ma il Lille era un cliente di levatura superiore agli onesti friulani, e i rossoneri non passavano in vantaggio. Invece, come a Udine, i rossoneri venivano colpiti d'incontro. E se allo Stadio del Friuli tre avversari avevano teso un agguato a Kessie nella zona del centrocampo, ieri Bamba, sempre a centrocampo ma sulla fascia sinistra del Lille, approfittava del "Vaitu-novaitu-vadoio-novadoio" dei milanisti e si esibiva in una scorreria che lo portava fino alla zona-Donnarumma, dove seminava lo scompiglio. Il Milan andava una volta ancora in bambola, solo che i francesi non attendevano tanto per andare in gol. Il solito Romagnoli, per la seconda volta consecutiva, faceva un fallo inutile su un avversario che non poteva andare da nessuna parte e l'arbitro polacco fischiava un rigore fiscalissimo, ma non certo inventato.

Per il resto del 1° tempo, il Lille si teneva sulle sue, un regalo di cui i rossoneri non riuscivano ad approfittare, perché i francesi erano perfetti in tutte le zone del campo, confermando che ogni  giocatore e schema del Milan era stato studiato attentamente. Tirate le somme nella ripresa, Galtier chiedeva ai suoi di chiudere la partita e questi assediavano il Milan per una decina di minuti, fino a che Donnarumma si distraeva proprio nel momento in cui il pericolo doveva tenerne elevata concentrazione. Al raddoppio, seguiva presto il terzo gol che chiudeva la partita. Il Milan, consciamente o inconsciamente, mollava pensando già al Verona, per cui costruiva solo un paio di palle gol sporche con Rebic e Leao. Il Lille, invece, avrebbe potuto segnare ancora qualche rete, anche grazie all'entrata di Yilmaz, goleador di lungo corso e di alto livello internazionale, ma la mira era imprecisa. Il Diavolo, quindi, usciva lilla, è il caso di dirlo, ma non nero dal confronto. E se hai perso per 0-3 e pensi ti sia andata bene, vuol dire che, in fondo, l'avversario si è comportato come un officina per la revisione che, con puntigliosa meticolosità, ha trovato tante magagne in un'auto, solo all'apparenza, a posto.

I giocatori del Lille, sono gli stessi che una settimana fa sono andati sotto 0-2 contro il modesto Celtic, squadra sconfitta 1-3 dal Milan e 1-4 dallo Sparta, a sua volta travolto dai rossoneri pochi giorni or sono. Non è ragionevole pensare, quindi, che la forma del Milan sia crollata e la forma del Lille sia salita a tal punto in soli 7 giorni. Eppure ieri il Lille sembrava Speedy Gonzales o lo struzzo Beepbeep, mentre il Milan ha fatto la figura del povero Gatto Silvestro o di Willy Coyote. Ecco, il Milan ha fatto la proverbiale figura del coyote, in quanto il Lille sapeva come, dove e quando muoversi. I rossoneri inseguivano a vuoto, quando l'avversario era in possesso di palla, ma non riuscivano mai a finalizzare l'azione o subivano il recupero degli avversari, quando erano in possesso di palla.

Va detto, comunque, che nessun piano strategico e tattico può andare a buon fine senza il contributo dei singoli, specie in alcuni ruoli chiave. Renato Sanches è stato per Galtier quello che Labieno è stato per Cesare o quello che Massena, Murat e Cambronne sono stati per Napoleone: il generale che, sul campo, esegue alla perfezione le strategie del condottiero. Il portoghese, affermatosi molto giovane qualche anno fa, aveva subito un appannamento, ma ieri ha fatto quello che ha voluto, sfruttando il fatto che Tonali, apparso sul pezzo solo nei primi 20 minuti, al momento soffre quando i ritmi si alzano. Cosa sarebbe successo con Bennacer in campo? Non lo sappiamo e non ci deve interessare. Tonali è un patrimonio della squadra e deve crescere. Se non gioca, lo si perde e si spreme Bennacer oltre misura. Anzi, in un certo senso, la partita di ieri può essere paragonata al punto più basso raggiunto da Bennacer al Milan, quella sconfitta casalinga del Milan di Giampaolo per 1-3 contro la Fiorentina. Anche in quel caso, Montella aveva studiato alla perfezione i rossoneri in quello che, al momento, risulta essere stato una specie di canto del cigno come tecnico di Pozzuoli. I primi mesi di Bakayoko, inoltre, furono davvero molto difficili e, in quel caso, fu bravo Gattuso a insistere su di lui.

Ora questo Milan deve pensare che anche quello di Capello, negli anni '90, perse in maniera simile in UEFA contro il Bordeaux di Zidane e poi vinse lo scudetto. Il Milan di Pioli non vincerà lo scudetto, ma non incontrerà sempre il Lille, squadra che nel campionato francese sta viaggiando agli stessi ritmi del Psg e che,quindi, in questo momento può essere definito una squadra della fascia alta. Pioli, dal canto suo, deve rivedere la partita e correggere i punti deboli, come quegli errori a centrocampo che, per la seconda partita di fila, lanciano l'avversario verso la porta e come i rigori che Romagnoli regala a gogò agli avversari. Del resto, fino al derby  compreso, il Milan aveva preso ben 3 gol nella stessa maniera, con l'avversario che bucava la fascia destra della difesa rossonera e la dava rasoterra in area a qualcuno che marcava a colpo sicuro. Quel difetto non si ripete da qualche giornata, quindi il tecnico può concentrarsi su quelli emersi ieri.

Nel corso del match Pioli ha fatto vari cambi che si sono rivelati ininfluenti, perché la superiorità dei francesi è stata tattica, non tanto tecnica (prestazione stellare di Sanches a parte) e, secondo me, non è stata neanche atletica in senso stretto. Riporto, comunque, per concludere, due affermazioni di Giuseppe Bergomi che condivido in toto:

1) non bisogna mai mettere l'arbitro in condizione di prendere certe decisioni, perché Romagnoli ha davvero messo la mano sulla schiena dell'avversario e spinto, sia pur in maniera leggera (detto da un difensore campione del mondo, non è un consiglio da trascurare);

2) come sostengo anche io da tempo, Brahim Diaz dà il meglio di se in zona centrale dietro la punta o le punte, perché sulle fasce la distanza dalla porta si dilata in maniera, per lui, eccessiva.

Sono i consigli preziosi, come quelli dati da un bravo meccanico. Se li trascuri, prima o poi ti ritrovi fermo in mezzo alla strada.