Inspiegabile quanto successo nella serata di ieri ad Old Trafford.
Uno smacco al calcio, ad uno dei club più affascinanti della storia, ma soprattutto ad un teatro che ci ha abituato a grandissime imprese. Il Manchester United sembra ormai sparito dalla circolazione, anche i tifosi hanno abbandonato lo stadio dieci minuti prima del fischio finale; a salvarsi e a sorridere è solo il Burnley che, grazie ad una partita perfetta sotto l'aspetto tattico e difensivo, è riuscito ad uscire da Manchester con tre punti pesantissimi. Ci pensano Wood e Rodriguez a spezzare le speranze degli uomini di Solskjaer, avvolti da una paura di vittoria inspiegabile per chi gioca nella parte rossa della città. 

Risulta assai difficile trovare un aggettivo per descrivere la prestazione dei Red Devils. Male, anzi malissimo, il capitano Maguire, strapagato in estate ma protagonista di una stagione altalenante e surreale, come la marcatura molle che ha portato Wood a battere De Gea per il vantaggio del Burnley.
Discorso analogo per il compagno di reparto Jones, distaccato dagli automatismi difensivi richiesti da Solskjaer e salvato più volte da un ottimo Wan Bissaka, unica nota positiva della serata. Persino il centrocampo, guidato dall'esperto Matic e da Fred, ha steccato in modo vistoso: palloni regalati in modo banale e poca creatività, come del resto accade da molti mesi a questa parte. Il nodo più difficile da sciogliere è però la fase offensiva, dove l'assenza di Rashford rischia di compromettere ancora di più una stagione di per sè già negativa. Opaca la prestazione di Martial, affetto da una sindrome di imprecisione sotto porta che con una squadra chiusa come il Burnley ha innervosito i compagni di reparto oltre ai tifosi; non male il subentrato Greenwood, sicuramente dotato di ottime qualità ma ancora acerbo per guidare la squadra alla vittoria.

La domanda da porsi a questo punto della stagione è ovvia: mancanza di talento o gestione sportiva fallita in pieno?
Nonostante questa brutta sconfitta, visto il pareggio del Chelsea nel derby di Londra con l'Arsenal, la zona Champions per i Red Devils non è poi così lontana, solo sei punti dal quarto posto occupato dai Blues. Ci sarà la possibilità di giocarsi il tutto per tutto a casa di Lampard, ma una squadra come quella vista contro il Burnley non può e non merita di andare lontano. L'emblema della solitudine che si respira in casa United si è potuta notare osservando Solskjaer in panchina; seduto, attonito e mai in partita, come del resto la sua squadra. Chi conosce l'ambiente sa che in queste circostanze a pagare è sempre l'allenatore, ma è anche vero che chi ha costruito la squadra, come del resto Ed Woodward, non può essere assolto dalle responsabilità. Inspiegabile infatti come dalla cessione di Romelu Lukaku, voluta anche da Solskjaer, non sia stato acquistato un attaccante degno di riempire l'aria di rigore, preferendo invece puntare su giovani ragazzi che al momento sembrano piuttosto sopravvalutati che ottime promesse. 

Ciò che fa più male è vedere il Teatro dei Sogni svuotarsi con la consapevolezza che ormai non c'è più niente da fare. Fa male all'intera Premier, e sicuramente anche a Ferguson che probabilmente se si fosse immaginato un seguito del genere sarebbe rimasto sulla panchina dei Red Devils qualche anno in più. In Inghilterra stampa e vecchie glorie ne hanno avute per tutti; l'ex bandiera Rio Ferdinand si è scagliato contro i giocatori, focalizzando l'attenzione su Maguire, colpevole di aver disputato una partita senza desiderio e senza voglia, per essere il capitano della squadra. Il caos comincia a manifestarsi e chissà se adesso le parole speranzose di Solskjaer riusciranno a rimettere in piedi l'ennesima bruttura stagionale. Ferdinand ha scagliato la miccia, sottolineando come l'horror di Old Trafford non veda una luce in fondo al tunnel.
E se l'ex stella dei Red Devils critica anche i difensori, io, se fossi in Woodward, qualche domanda iniziarei a farmela...