Proprio sul filo di lana, la Svizzera ha soffiato all'Italia campione continentale la qualificazione diretta alle fasi finali dei prossimi mondiali. E' stato un risultato, tutto sommato, non scandaloso.

Senza essere la migliore del continente, diciamolo senza pudori, la nazionale azzurra si era laureata campione continentale nell'ultima manifestazione in Inghilterra. Ci era riuscita, perché non si sentiva invincibile e aveva dato il 100% nelle poche partite giocate. Altri, forse, si sentivano più forti o già campioni e si sono visti sfuggire la vittoria. E' un po' quello che è successo ora all'Italia che, magari, si sentiva già qualificata ai prossimi mondiali.
Quello azzurro non era un girone di ferro, ma era, in ogni caso, un girone mediamente valido, in cui le difficoltà maggiori non stavano tanto nello scontro diretto con la rivale più forte, la Svizzera. No, le rogne erano proprio nei confronti contro la 3^ e la 4^ del girone
, Ulster e Bulgaria, un paio di avversarie di livello non trascurabile. In gironi dove il livello medio è buono, conta non perdere punti con le comprimarie. E se i pareggi di Italia e Svizzera in casa dei nordirlandesi si sono annullati a vicenda, gli azzurri sono scivolati come allocchi in casa contro i Bulgari. E' accaduto ad agosto, quando erano ancora pericolosamente vivi gli echi del trionfo azzurro di Londra.
Se pensaste che la colpa di quel pareggio sciagurato sia stata del normale ritardo di preparazione, sareste fuori strada. Come sareste fuori strada se sopravvalutaste l'impatto degli infortuni sul risultato dell'utima partita in Ulster. Sono fattori che hanno avuto la loro incidenza, ma non sono stati decisivi.
Il problema è che, contro la Bulgaria, l'Italia è scesa in campo sentendosi una squadra di padreterni freschi campioni europei. Eravamo dei fenomeni che avevano negato agli Inglesi in trionfo in casa. Anche Mancini, forse, si sentiva un po' fenomeno e non ha preparato al meglio la partita, specie dal punto di vista psicologico. In quel match l'Italia è andata in vantaggio, ma poi ha mollato gli ormeggi, regalando con uno svarione il pareggio ai Bulgari, senza poi reagire a dovere, anche se ne aveva il tempo.
La Svizzera ha fatto il suo con un cammino diligente, regolare, e ha fruito di qualche episodio favorevole nei confronti diretti, ma come dice a De Sica il bimbo indisponente in "L'oro di Napoli", le carte sanno dove devono andare. Gli episodi, in qualche modo, te li vai anche un po' a cercare tu, e sanno a favore di chi devono verificarsi. E comunque, quanti episodi favorevoli ci hanno accompagnato al successo europeo la scorsa estate?
Ricordo che anche l'Italia di Bearzot, dopo il Mundial in Spagna nel 1982, fu eliminata nelle qualificazioni ai successivi campionati europei, in un girone che non la vide neanche seconda e in cui rischiò il crollo a Cipro. Nell'isola di Afrodite gli Azzurri salvarono la ghirba solo per un'autorete. Ricordo ancora quel pomeriggio di studente universitario del 1983 e il risultato di 1-1. Se non altro, questa volta, l'Italia non è scesa tanto in basso quanto l'Italia di allora.
Certo, per il solito compiaciuto vizio italico di dare vita a psicodrammi, sembra che gli azzurri siano stati eliminati, mentre hanno ancora i play-off da disputare, per giunta da testa di serie. In tal senso, sarà loro di aiuto un po' di umiltà, che poi non vuol dire sudditanza, ma anche di calma, che comunque non vuol dire dormire in campo. Occorrerà dimenticare ciò che è accaduto l'estate scorsa e dovrà farlo per primo proprio Roberto Mancini.

Il passato è solo un ricordo, dolce, bello quanto si vuole, ma ormai dietro le spalle. Il presente, pertanto, non deve essere sprecato per cullarsi sui successi o per rimpiangere gli errori del passato, ma per preparare il futuro e, in questo momento, il futuro è costituito dai play-off. E non parlo solo del futuro immediato, ma del futuro in generale, dato che è indispensabile superare quei famosi play-off per avere un futuro ai mondiali. Non si può indulgere, come ha fatto Mancini nella serata di Belfast, in dichiarazioni bellicose come quella di voler puntare alla vittoria ai Campionati Mondiali.
E' vero e nessuno lo discute, il morale dell'ambiente va sostenuto e vanno evitati gli atteggiamenti che potrebbero demoralizzare la squadra. Ma suonando la fanfara di Charpantier (quella che una volta introduceva i collegamenti in Eurovisione), si rischia di far credere alla squadra che, in un modo o nell'altro, ai mondiali ci si vada, mentre è possibile che ci si vada in un modo, ma che si venga eliminati nell'altro. Inoltre, non è molto serio parlare di vincere un mondiale dopo aver pareggiato con l'Ulster ed essere stati preceduti in classifica dalla Svizzera. Si rischia di apparire anche ridicoli, un po' spocchiosi, ed è una cosa che ci potrebbe danneggiare molto proprio in vista dei play-off.
Gli dei, almeno così la pensavano gli antichi Greci, sono permalosi e non amano i mortali troppo pieni di sé.
E se non credete agli dei dell'Olimpo, temete quantomeno la possibile ostilità dei vertici UEFA, FIFA e di un certo numero di federazioni importanti che, dopo la nostra vittoria estiva, ci guardano con un po' meno simpatia rispetto a prima.

Il mio compianto maestro delle scuole elementari, quando ci si presentava in più d'uno a chiedere qualcosa, sbottava: "Calma, un fesso alla volta!". Sì, l'Italia pensi a una cosa per volta e, visto ci attendono i play-off, il nostro obiettivo, con sano realismo, dovrà essere di qualificarsi per i mondiali. Come tutti coloro che non sono arrivati primi nel girone, in fondo. A vincere il mondiale ci si penserà dopo l'eventuale qualificazione, pienamente alla nostra portata, ma ancora da conquistare. E ci si dovrà pensare con discrezione, senza fare i fanfaroni. Perché, comunque, Svizzera, Ulster e Bulgaria ci hanno ricordato che siamo come tutti gli altri, non padreterni destinati a vincere per diritto divino. Uomini avvisati, mezzi salvati.
Tanto per fare un esempio, nella stagione passata, dopo il primo posto nel girone di andata, c'erano alcuni rossoneri che si sentivano infastiditi nel sentir parlare di lotta per qualificarsi alla Champions. A loro detta, quella doveva essere ritenuta ormai scontata, mentre in forse c'era solo la lotta per il titolo. Poi il Milan ha rischiato di arrivare 5°, anzi dopo il pareggio in casa col Cagliari alla penultima giornata, il rischio di finire in Europa League era concreto. Se non altro, il bagno di umiltà di quella sera contro i sardi, fu ben sfruttato per andare a Bergamo con gli occhi spalancati.
Gli azzurri dovranno affrontare i play-off con lo stesso spirito di quel Milan.
Se dovessero farlo, non avrebbero problemi.