Winston Churchill affermava che “non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Una frase applicabile in ogni ambito della nostra vita, dalla politica alla crescita personale, dal metodo di studio alla gestione del lavoro e chi più ne ha più ne metta… Ovviamente, il nostro amato gioco non è esente dalle verità di questa saggia frase. Le vittorie più importanti, quelle che hanno segnato un’epoca nella storia di questo sport, sono state proprio quelle più rivoluzionare. Viviamo in un’era calcistica molto strana, un periodo in cui si rispolverano moduli in auge decine di anni fa e scompaiono ruoli che fino a poco tempo fa sembravano imprescindibili per lo sviluppo del gioco. Il contesto storico e la cultura del periodo influenzano inevitabilmente le idee degli interpreti del calcio; Vivendo negli anni della continua innovazione, delle tecnologie futuristiche e della corsa al rinnovamento, questo processo di continuo cambiamento è più che naturale che sia presente anche sui campi da gioco.

In questi anni abbiamo visto squadre giocare e vincere senza punta, il “falso nueve” ha sostituito la punta fisica e di peso con un giocatore agile, spesso piccolo in grado di attaccare lo spazio. Abbiamo visto scomparire i fantasisti in favore di centrocampisti meno tecnici ma molto più dinamici, dando vita così al nuovo ruolo dell’incursore. Ci siamo abituati a centrali che impostano e ad ali che inseguono gli attaccanti avversari nella propria area di rigore. Ma il ruolo che sta avendo il cambiamento più affascinante è senza dubbio quello del terzino.

Partiamo con l’analisi del nome e con l’occasione vediamo brevemente la storia di questo ruolo.
Perché si chiamano terzini? Per tutti gli altri ruoli è facilmente intuibile il perché del proprio nome; la punta rappresenta il culmine del modulo, il mediano non è difficile capire che gioca in mezzo, le ali ovviamente occupano le zone laterali del campo ed i centrali difensivi non hanno bisogno di alcuna spiegazione.
Dopo queste considerazioni si è ancor più curiosi di svelare l’arcano legato a questo nome così insolito.
Agli albori del gioco, dopo un primo stadio del gioco primitivo e confusionario, tutte le squadre di calcio d’Inghilterra utilizzarono la piramide di Cambridge che non è altro che il primo modulo della storia del calcio. Questo modulo oggi verrebbe identificato con un 2-3-5. All’epoca si cominciava a recitare la formazione dall’attacco, quindi i terzini non erano altro che coloro che occupavano la terza linea.
Con l’evoluzione del gioco dettata dall’introduzione del fuorigioco si capì che due difensori fossero pochi così si introdusse il ruolo dello stopper e cominciarono a vedersi le prime difese a 3.
Gradualmente si abbassò anche un altro centrocampista sulla linea di difesa che andò ad accompagnare lo stopper e si crearono le difese a 4.
I due difensori della piramide di Cambridge grazie a questa evoluzione si spostarono sulle fasce e divennero dei laterali bassi a tutti gli effetti, da allora l’unica cosa che hanno mantenuto è il nome.
Esclusa qualche rara eccezione, il compito di questi esterni difensivi è sempre stato quello di contenere la fantasia delle ali avversarie. Qualche volta gli si chiedeva di sovrapporsi in fase di possesso per creare un’alternativa in più al portatore di palla, portare via l’uomo agli attaccanti e di saper crossare.
Da sempre il compito di “fare il terzino” in tutte le squadre di bassa caratura veniva affidato a qualcuno con una buona corsa spesso dotato di una tecnica di base insufficiente per stare a centrocampo o in attacco e con un fisico troppo gracile per poter giocare al centro della difesa.
Da 15-20 anni a questa parte si è capito che le fasce potrebbero essere letali se sfruttate nella maniera giusta. In seguito a queste riflessioni possiamo notare una varietà molto ampia della struttura fisica del ruolo. Possiamo trovare il terzino magro e veloce come Jordi Alba, quello strutturato alla Maicon, quello del baricentro basso alla Marcelo e tanti altri.
Le nuove caratteristiche che identificano un terzino moderno modello sono essenzialmente 4. Non è necessario essere in possesso di tutte e 4 le peculiarità per essere un buon terzino ma almeno una di queste al giorno d’oggi è d’obbligo.

Le 4 caratteristiche sono:
FISICITA'
VISIONE DI GIOCO
CAPACITA’ D’INSERIMENTO
CONDUZIONE DEL PALLONE

Ora andremo ad analizzare 4 interpreti della prima generazione di terzini a cui venne chiesto un cambiamento e la consapevolezza di avere molte più responsabilità in più in fase di possesso rispetto al passato e 4 interpreti giovani che da poco si sono affacciati sul panorama dell’elite del calcio europeo.
Studieremo questi 8 calciatori in coppia abbinando un calciatore della vecchia guarda ad uno della nuova generazione.
Ad ogni coppia verrà assegnata una caratteristica.

FISICITA’: MAICON-ALPHONSO DAVIES
La genetica è stata generosa sia con il Brasiliano che il ragazzo afro-Canadese in forza al Bayern di Monaco.
Entrambi sono in grado di sfruttare il loro corpo in modo eccezionale. Esercitano uno stra-potere fisico capace di tagliare in due le difese avversarie. Tutti e due non sono impeccabili in fase difensiva ma riescono a recuperare grazie alla loro forza ed esplosività. Maicon ci ha abituato a tiri dalla potenza inaudita mentre Davies sta deliziando i nostri palati grazie alla tecnica sopraffina di cui dispone, il suo passato da attaccante in campo si nota e come!

VISIONE DI GIOCO: LAHM-A.ARNOLD
In questi ultimi anni la cabina di regia si è letteralmente spostata sulla fascia. Basta guardare terzini come Kimmich che è diventato un centrocampista a tutti gli effetti, Kolarov che per molto tempo è stato il primo regista della Roma, Ghoulam spesso ha spesso innescato l’input delle azioni partenopee e molti altri esempi. Ma ho scelto il tedesco e il ragazzo inglese poiché sono stati(Arnold lo è) semplicemente i migliori.
Lahm responsabilizzato da Guardiola e dalla fascia da capitano è salito in cattedra orchestrando il gioco del Bayern, grazie a questa presa di consapevolezza dei propri mezzi è riuscito ad essere una pedina fondamentale per la conquista del mondiale brasiliano del 2014. Arnold può essere considerato tranquillamente il miglior terzino del pianeta, un numero 10 prestato alla fascia. Posizione ottimale per lui che gli permette di alzare la testa, ragionare con calma e impostare. Probabilmente il pressing forsennato presente nei centrocampi inglesi non permetterebbe la realizzazione di questo splendido fantasista che gioca da terzino.

CAPACITA’ D’INSERIMENTO: DANI ALVES-HAKIMI
Due terzini che sono considerabili delle ali a tutti gli effetti. Sanno portare la palla, sanno crossare e soprattutto sanno inserirsi coi tempi giusti. Sfornano valanghe di assist e siglano più di qualche goal. Capacità messe in risalto dai sistemi di gioco in cui hanno giocato che sembrano nati per mettere in evidenza le loro caratteristiche migliori e nascondere le loro lacune. Sul piano difensivo entrambi tendono a concedere un po’ troppo spesso posizionando male la postura del corpo nell’1 vs 1. Fortunatamente per loro con dei solidi schemi difensivi queste carenze non si sono fatte notare granché.

CONDUZIONE: MARCELO-T.HERNANDEZ
Marcelo lo considero il secondo più grande terzino di sempre (ci tengo a precisare secondo perché c’è un cero Paolo Maldini che merita il primo posto per completezza). Uno dei giocatori dalla tecnica più cristallina che abbia mai calcato un campo di calcio. Grazie al suo modo di condurre la palla così attaccata al piede è in grado di regalarci dribbling e passaggi meravigliosi, stop complicatissimi resi semplici e un tiro che lascia poco scampo alle porte avversarie. Tutto questo lo rende creativo, proprio come il suo ex-compagno Theo Hernandez. Giocatore che è stato senza dubbio il miglior terzino del nostro campionato, garra e istinto del goal il tutto reso possibile proprio da quella conduzione di palla che diventa assurda poiché viene eseguita ad una velocità supersonica.

E’ bene precisare che ciò che ho scritto non sono dei paragoni, ma sono delle analogie sul loro stile di gioco per poter analizzare meglio l’evoluzione di questo ruolo così strano e così affascinante.
Chissà se un giorno vedremo terzini battere i rigori e calciare punizioni… ah! Quel giorno è arrivato da tempo!?