"La miglior difesa è l'attacco": quante volte abbiamo sentito o usato questa frase che invita ad aggredire l'avversario e anticiparne le intenzioni per avere la meglio. Una massima (da usare nello sport e, perché no, nella vita in generale) che viene attribuita al brillante allenatore del dopoguerra Gentil Cardoso, brasiliano, pioniere del Sistema (o modulo WM, simile al 3-4-3) in Brasile. A lui si deve l'arrivo al Botafogo di Garrincha, il re del dribbling che con quella maglia diventerà una leggenda. Era un'altra epoca e un altro calcio, spettacolare e offensivo, che però iniziava ad essere più ragionato: tenere alto il baricentro con una fitta rete di passaggi brevi. In Italia questa tattica fece le fortune del Grande Torino, ma il disastro di Superga portò via dal calcio italiano anche quel credo, che negli anni successivi mutò nel più prudente Catenaccio. Tornando al giorno d'oggi, cosa direbbe Cardoso se vedesse che proprio nella città italiana in cui il Sistema portò benefici e vittorie, c'è una squadra che negli ultimi anni ha adottato un credo diametralmente opposto? La Juventus dei 6 scudetti consecutivi ha riscritto la storia con un gioco ragionato, prudente, da alcuni definito difensivista. Il 3-5-2 di Conte (e poi Allegri) è la modernissima evoluzione della Zona mista, versione più fluida e versatile del Catenaccio. Proprio quel Catenaccio che a partire dagli anni 50 segnò per 25 anni la risposta italiana al Sistema, proponendo un difensore in più, minor spettacolo e maggiore spirito di sacrificio. Caratteristiche che la Juve contiana ha fatto sue, portando alla ribalta un'emblematica aggressività grazie al prezioso lavoro degli esterni e del duo Vidal-Pogba. Ma il reparto che, dati alla mano, ha senza dubbio beneficiato di questo sistema di gioco è la difesa: la BBC dei mostri sacri Barzagli e Chiellini, più il centrale dai piedi buoni Bonucci. La Juventus ha concluso gli ultimi 6 campionati come squadra dal minor numero di goal subiti, ma solo per due anni ha avuto il miglior attacco. Non è un segreto: un percorso di vittorie si costruisce a partire da una difesa solida. Nella nostra Serie A così come in ambito europeo: non è un caso che i bianconeri siano arrivati in finale di Champions due volte negli ultimi tre anni. Negli ultimi anni, con un progetto serio e una filosofia di gioco coerente, sono giunti dove nessun'altra squadra italiana è arrivata. Il passaggio da Conte ad Allegri di 3 anni fa non ha portato squilibri, nonostante la conversione alla difesa a 4. La musica della Serie A non è cambiata: il bel gioco alle altre, lo scudetto alla Juventus. Sia chiaro: non sono un esaltatore delle tattiche difensiviste, anzi mi rattrista la lenta scomparsa dei numeri 10 di un tempo e mi duole che le seconde punte tutta fantasia debbano trasformarsi in ali. Ma ripeto: dati alla mano, lavorare sulla solidità della retroguardia è una mossa vincente. Chiedere informazioni a Milano, dove sia i tifosi rossoneri che nerazzurri ne hanno visti di difensori impeccabili, anche solo negli ultimi 15 anni. Altri esempi recentissimi: l'Atalanta lo scorso campionato è arrivata quarta grazie ad una fase difensiva esemplare, il Sassuolo l'anno prima ha subito solo 40 reti e ha raggiunto la qualificazione in Europa League. E la Nazionale del 2006 avrebbe ugualmente vinto senza un grande spirito di sacrificio e dedizione alla fase difensiva? Parallelismi: l'Italia campione del Mondo giocava con il 4-2-3-1, lo stesso modulo che la Juve riproporrà quest'anno dopo averlo fatto con successo la scorsa stagione. Riusciranno i bianconeri a sopperire alla partenza di Bonucci? Come si integreranno Bernardeschi e Douglas Costa nello scacchiere di Allegri? Mi auguro che quello che verrà sarà un campionato combattuto e che Roma, Napoli e le milanesi possano contendere alla Juve lo scettro di regina d'Italia. E chissà che non ci possa essere una Cenerentola, pragmatica e magari con una difesa lodevole. Un ultimo pensiero: nel 1954, mentre Cardoso era ancora alla guida del Botafogo, dall'altra parte del Mondo un 25enne sovietico abbandonava l'hockey per diventare portiere di calcio. Quel ragazzo si chiamava Lev Yashin e sarebbe diventato l'estremo difensore più forte del XX secolo. Il calcio 63 anni dopo si ritrova profondamente cambiato, ma si prepara ad ammirare forse per un'ultima stagione quello che da molti è considerato il vero erede di Yashin: Gianluigi Buffon. Perché ci sono difese che indipendentemente dallo schieramento a 3 o a 4, a uomo o a zona, sanno di poter contare su una saracinesca, che spesso serve a fare la differenza.