Caro Mario Balotelli,

Mi permetto di darti del tu, dato che, noi due, figli dell’ultimo decennio del secolo scorso, siamo nati a distanza di sette anni. Una premessa è doverosa: calcisticamente parlando, io, te e miliardi di appassionati di questo sport, assistiamo, stagione dopo stagione, ai prodigi di due artisti contemporanei. Il primo, argentino di Rosario è la sublimazione del talento calcistico; il secondo, portoghese di Funchal, una macchina perfetta sintesi di applicazione manicale. Amanti della “Pulce” o fanatici di CR7, non si può, minimamente, dubitare delle doti dell’altro: eresia, l’unico vocabolo che mi sovviene, in presenza di tale atteggiamento. E tu, caro numero 9 del Marsiglia, esaltando le doti di Messi, autore di una doppietta contro il Liverpool, hai definito il rivale dell’argentino quale “il 7 della Juve”. Mi sembra alquanto riduttivo e offensivo apostrofare Cristiano Ronaldo, entrato da un decennio nel Pantheon del calcio, con questi termini. Trattasi di eresia, appunto.

Per un ragazzo di 29 anni, un palmarès ricco e articolato come il tuo farebbe gola a tanti dei tuoi coetanei. Oltre a fare incetta di titoli nazionali, fra Italia e Inghilterra, la ciliegina sulla torta è la Champions del 2010, in nerazzurro. La Coppa e il Triplete a soli 20 anni sono una soddisfazione non indifferente. Pensa un po’, Balo, Cristiano ha messo in bacheca la prima Coppa dalle grandi orecchie all’età di 22 anni. Se non fosse che, dal 2014, il fenomeno lusitano ne ha conseguite altre 4, insieme a innumerevoli record individuali, meritandosi l’appellativo di “Re della Champions”. A livello individuale, poi, non c’è storia. 5 Palloni d’Oro, 4 Scarpa d’Oro e una lista lunga kilometri, di titoli e titoletti.

L’ultima perla firmata da CR7, stacco di testa alle spalle del povero Sirigu, sfida, per l’ennesima volta, le leggi della fisica. Il terzo tempo, cavallo di battaglia del classe ’85, gli ha permesso di raggiungere, in elevazione, un’altezza di 231 metri, calcoli alla mano. A proposito di colpi di testa, gentile Balotelli, non vi è poi tutto questo gap tra te e l’ex madridista. Peccato che il secondo sia solito metterli a segno su un campo di erbetta. Incidenti in auto, una pistola scacciacani, un rapporto controverso con Roberto Mancini. Dulcis in fundo, una maglia gettata in terra, manco fosse carta straccia. Una maglia, simbolo di identità e reliquia degna di venerazione per ogni tifoso, lanciata senza un minimo di rispetto o di decenza. In un universo parallelo è assai improbabile incontrare un signore con generalità e sembianze di Cristiano Ronaldo, compiere una volgarità analoga.

Il capitolo nazionale rievoca lieti ricordi. Fra tutti, la doppietta contro la Germania, istantanea immortale del mondo azzurro. Un’esultanza altrettanto memorabile è viralità allo stato puro, ai tempi dei social network. Un picco del genere e una caduta verticale, in seguito, certificano una marea di promesse non mantenute e un talento mai sbocciato. Una leadership tecnica e caratteriale ipotizzata, incisa su carta e non nella realtà. Ronaldo non è rimasto, di certo, con il cerino in mano. La delusione di Euro 2004 si è tramutata in gioia sfrenata, dodici anni più tardi. Uscito per infortunio, in finale, l’asso ha vestito i panni di allenatore ausiliario, trascinando i compagni, dalla panchina, verso una vittoria contro ogni pronostico. Si scrive Cristiano Ronaldo, si legge leader.

C’è ancora tempo, Balo, per dimostrare di quale pasta sei costituito. A 29 anni si raggiungono consapevolezza dei propri mezzi e delle eventuali stigmate da trascinatore. Basta, semplicemente, dimostrare sul campo di avere qualcosina in più rispetto a compagni e avversari. A Marsiglia non sta andando così male. L’importante è non tenere in vita quell’immagine di bad boy, sopravvissuta nel tempo e nello spazio, nonché alimentata da social e telegiornali sportivi. L’importante è, soprattutto, portare rispetto verso le divinità del pallone che rotola. Amico Balo, “il 7 della Juve” non è il primo Pinco pallino che incontri per strada, bensì patrimonio vivente e recordman di uno sport, da non meritare una connotazione tanto lesiva. A detta di molti dovevi insidiare il portoghese e anche Messi nella corsa al Pallone d’Oro, non interpretare il ruolo di spettatore passivo dai giudizi, peraltro, molto rivedibili.

Senza rancore.

Francesco.