Cari tifosi, care tifosi, vi scrivo questa lettera perchè non vi sopporto più.

Ho 40 anni, non sono vecchio ma non sono memmeno più un ragazzino. Seguo e amo il calcio da sempre, come la maggior parte dei bambini italiani sono cresciuto col pallone tra i piedi e, come la maggior parte dei miei coetanei, ho imparato il calcio "dei grandi" con Dribbling al sabato all'ora di pranzo in compagnia di Gianfranco De Laurentis (e con One of These Days dei Pink Floyd come sigla, mica robetta), con 90° Minuto con Paolo Valenti prima, Fabrizio Maffei dopo e con Bisteccone Galeazzi come dessert, per poi andare a letto con la Domenica Sportiva o con Pressing. Per inciso col pallone tra i piedi sono una pippa mondiale e del calcio probabilmente ho imparato molto poco. Ad ogni modo, questa è la mia formazione calcistica. I miei 40 anni fanno sì che mi trovo in quella zona franca dove sei troppo giovane per essere distante dai social e da internet in generale, e troppo vecchio per viverne a pieno le dinamiche. Mi trovo quindi a frequentare assiduamente siti internet che parlano di calcio, leggo le notizie come quando da ragazzino compravo la Gazza o Tuttosport (che all'epoca chiamavo TuttosporC perchè quando avevi finito di leggerlo ti trovavi immancabilmente le mani nere), la differenza è che invece di discuterne al bar con gli amici, ne discuto, o meglio, mi piacerebbe discuterne, nei commenti agli articoli. E qui nasce il problema. Eh già, perchè i commenti, nei quali sarebbe piacevole "chiaccherare" a distanza con altri tifosi, sono in realtà un florilegio di insulti, più o meno velati, senza soluzione di continuità. Che senso ha? Che tifo è? Che tifosi siamo diventati? Io, in questo tipo di tifo, non mi riconosco più. Io nel tifoso che odia le altre squadre non mi rispecchio e voglio prenderne le distanze. Continuerò a commentare, ogni tanto scriverò altri articoli. Lo continuerò a fare per il gusto di farlo, per il piacere di scrivere. Ma care tifosi e cari tifosi, credo che dovreste re imparare cosa vuol dire tifare.