Caro Antonio Conte,

è doveroso ringraziarti, per aver restituito al vocabolario bianconero quel sostantivo femminile singolare, dopo anni di vacche magre: vittoria. Vittoria è anche il nome della tua splendida bambina, nonché un'ossessione ricorrente in tutto l'arco della tua carriera. Aver riportato a Torino, sponda rigorosamente bianconera, il tricolore, sei anni dopo l'uragano Calciopoli, è uno di quei capolavori che rimangono scolpiti, non solo nel curriculum dell'ex capitano juventino, ma nell'immaginario collettivo dei tifosi juventini. Numeri strepitosi e calcio spumeggiante (rimpianto da certe vedove sui social), culminati nei 102 punti del 2013-2014, fanno da cornice ad un triennio in cui Madama, per stessa ammissione dell'allenatore leccese, ha recuperato quei canoni di arroganza e antipatia, in parte smarriti nel purgatorio post-2006.

Tuttavia, gentile Antonio, alcuni tuoi proferimenti non sono sfuggiti alle nostre orecchie. Tralasciando la virale conferenza stampa, nella quale ti proclamasti innocente, in seguito al coinvolgimento nello scandalo del calcioscommesse, fra un "agghiacciande" e un "sono antipatico perchè vinco?", come non rammentare le lamentele, parte integrante delle campagne acquisti, sotto la tua gestione? Arrivasti, persino, ad esternare estreme perplessità circa le cessioni di Matri e Giaccherini, giocatori che hanno dato l'anima per i colori bianconeri, con una rosa già in possesso delle stimmate, che avrebbero accompagnato le scorribande allegriane in giro per l'Europa.

Sebbene il pianto greco (o salentino, che dir si voglia) sopraggiungesse sovente in prossimità del calciomercato, tutt'altro topic catalizza i desideri del popolo zebrato: quella maledetta Coppa dalle grandi orecchie. Un sogno, un'ossessione, l'incubo peggiore, da circa ventun'anni. Eppure, capitano nostro (ex) capitano, per giustificare il gap che separava la Juve di quegli anni dall'elite europea e, permettimelo, certe tue nefandezze sul piano tecnico-tattico-motivazionale (Crozza dixit o imitavit), adducesti questo pretesto, sintetizzabile in: non si può mangiare ad un ristorante da 100 € con un budget da 10 €.

Premesso che, egregio ristoratore, il ritardo della Signora dai top club europei, in termini di organico e di fatturato, fosse assai evidente, ciò non toglie che si possa dare una spiegazione plausibile a partite perse, o pareggiate, nel periodo del tuo regno. "C'è del marcio in Danimarca", se la memoria non inganna, sinonimo di due pareggi scialbi, acquisiti in due stagioni, durante la fase a gironi di Champions, rispettivamente con Nordsjaelland e Copenaghen, entrambi con il risultato di 1-1, da far strappare i capelli.

Benchè il primo anno fosse il Bayern, che di lì a poco avrebbe conseguito il triplete, a scrivere l'epitaffio bianconero, resta tuttora enigmatica l'eliminazione, dell'annata successiva, avvenuta al termine dei gironi, per mano dei turchi del Galatasaray, nel gelo (e nel fango di Istanbul). 1 vittoria, 3 pareggi ed 1 sconfitta il magro bottino racimolato dai nostri beniamini.

La conseguente retrocessione in Europa League, con tanto di finale fra le mura amiche, esternò, in svariate occasioni, l'enorme fatica dei tuoi uomini fuori dai confini nazionali (ma anche dentro, in quel caso).
Messo da parte il Trabzonspor (2-0, 0-2), eliminammo la Fiorentina (punizione di Pirlo) solo al ritorno, dopo un clamoroso pareggio all'andata e il Lione risultò addomesticato, in terra francese, solo dopo 85 minuti, per effetto del gol di Bonucci a 5' dalla fine. Capolavoro, in semifinale, contro il Benfica, a Lisbona, Vucinic titolare (con tanto di infradito ai piedi) e Llorente in panca, sebbene il basco avesse siglato una ventina di reti in tutta la stagione. 2-1 per le Aquile e 0-0 al ritorno. Un boccone che, in tutta onestà, fatico ancora a digerire. E mi auguro, francamente, che la stragrande maggioranza degli juventini sia d'accordo, sebbene l'Europa League, in Italia, sia considerata spazzatura.

Mistero della fede. Fabio Quagliarella realizza il 2-2 nell' "esordio" con il Chelsea e l'1-0 nella gara di ritorno. Rete del 4-0 contro il Nordsjaelland e del 2-0 col Celtic. L'anno dopo, pareggio dell'1-1 nella gara di Copenaghen e momentaneo vantaggio contro il Gala. Morale della favola? Perchè (cacchio) escludere l'attaccante di Castellammare, sovente decisivo nelle notti d'Europa e, magari, tenere a casa un Vucinic, troppo svogliato e indolente?

Il divorzio fra te e la Juve, autentico fulmine a ciel sereno, prendendo spunto da quanto riportato nell'opera, scritta con il giornalista Sky Alessandro Alciato, "Metodo Conte", è da imputare alla mancata rassicurazione sulle permanenze di Vidal e Pogba, al mancato acquisto di Cuadrado e a rapporti tesi con alcuni dirigenti. La scommessa vinta dalla Juve è stata, di certo, la crescita del fatturato, garantita, principalmente, dagli introiti provenienti dalla Champions League (grazie a due finali perse e a buoni piazzamenti in altre stagioni). 
Proprio quella Champions snobbata da te, con la sola scusa dei 10 €, è alla base della fortuna di Max Allegri e delle casse societarie. La squadra, orfana del tuo modus operandi, successivamente giunta in mano allegriana, quasi un anno dopo quelle rocambolesche dimissioni, ha raggiunto l'atto conclusivo della massima competizione europea, seppur terminando la notte di Berlino con una medaglia d'argento. Non è propriamente l'immagine di un gruppo dato per bollito.

Spettabile Antonio, la mia epistola non è un pretesto per ingigantire le uniche tue defaillances, bensì uno spunto di riflessione, attraverso il quale è possibile appurare che, attraverso la fatica e il lavoro quotidiano, certi risultati si possano raggiungere. Nel 2019 d.C. la Juve ha trovato quei soldi, grazie ai suddetti valori, per accomodarsi, senza troppo disagio, al tavolo della grande abbuffata dell'élite d'Europa. Emblema di questa operazione non è il solo conseguimento di certi risultati in Coppa, ma anche e soprattutto l'approdo a Torino di CR7. 

Da quello che si legge sui quotidiani sportivi o su siti specializzati, la tua figura professionale è accostata alla Milano nerazzurra. Nessun rancore, amico e amore nostro, il passato non si cancella. Non è una scelta simile a compromettere l'immagine che abbiamo di te. Certo, vedendoli rosicare e piangere il 5 Maggio, avrai goduto, come ciascuno di noi, senza apparenti limiti. Unirti a loro, d'altro canto, non è mission impossible, dato che potrai contare sull'appoggio del fido Marotta e di risorse ingenti provenienti dalla Cina. Ad aspettarti ci sono le notti brave di Nainggolan e il figliol prodigo Mauro Icardi, con tanto di gentile signora (nonchè agente).
Anche alla Juve ci sono stati dei piccoli intoppi, a proposito di vicende personali dei calciatori (Vidal su tutti), ma ricorda -e tu lo sai bene- che la disciplina, in zona Continassa, è, in diverse occasioni, condizione necessaria e sufficiente per la permanenza. Da quelle parti, non lo so...

Con grande affetto.

Francesco.