Ciao Leonardo,
ti scriverò da pari a pari, come se davvero tu, leggendo questo messaggio, potessi trovare qualche spunto di riflessione, anche se so che per quanto in alto possa arrivare, non arriverà mai a te, che ne sei l’unico destinatario.
Mi piacerebbe partire dall’inizio, adoro farlo, perché spesso aiuta ad inquadrare la situazione in maniera migliore: arrivasti dal Bari insieme a delle aspettative che nella prima stagione superarono nettamente il tuo rendimento.
Troppa arroganza, troppi errori dettati dalla presunzione di essere il migliore solo perché stavi vestendo una maglia davvero “pesante” come quella della Juventus.
Fortunatamente per te, e per tutti noi, ci ha pensato il generale Conte a darti una bella strigliata, offrendoti un posto da titolare in quella che poi sarà per tutti la difesa più forte del campionato per un bel po’.
Sembravi davvero cambiato: errori difensivi ridotti al minimo, atteggiamento da leader e elemento trascinatore della nuova Juve, quella che poi sotto la guida di Allegri volerà per 2 volte sul gradino più alto d’Europa, o quasi. Già, soffermiamoci sul “quasi”. L’anno scorso a Cardiff io non c’ero, ero seduto sul divano di casa mia con la maglietta incorniciata di Del Piero affianco a me, e gli occhi abbastanza gonfi di lacrime e rammarico.
Non mi interessa più parlare di cosa successe dentro quel maledetto spogliatoio. Mi interessa sapere tutto quello che è successo nell’ultimo anno. Rifiuti di riabbracciare il mister che ti aveva lanciato, minacciando addirittura di incatenarti ai cancelli dello Juventus Stadium, sede della tua squadra, e della tua squadra del cuore, che sostieni in curva quando non puoi giocare. Il mercato comincia e non si fa altro che parlare di te e delle tue offerte faraoniche, che tu da pilastro attaccato alla maglia rifiuti.
Poi? Poi chiedi la cessione, improvvisamente in un pomeriggio di Luglio. Un mio grande amico milanista non sapeva nemmeno se ridermi in faccia o consolarmi. Mi avevi distrutto.  Tutte le vittorie Le rosicate per le finali perse Le frasi d’amore alla tua gente, la gente della Juve, che ha creduto in te anche quando nemmeno tu, lo facevi. Tutto finito. Arrivi a Milano come capitano di quello ce sarà il nuovo Milan, la nuova era Milan, e ti viene persino consegnata la fascia di capitano.
Il tuo ego tocca le stelle, ti senti il dio del calcio, e niente sembra spaventarti. Tanto eri inebriato dall’essere l’uomo mercato che ti permetti persino di frecciare la tua ex squadra con post e dichiarazioni davanti alle telecamere, alimentando un odio da parte del popolo bianconero che poi, avremo tempo di vedere, ti si ritorcerà contro.

Cominciano le partite, il campo parla, ed emerge chiaro... Che a perderci, sei stato solo tu. Che il grande difensore-regista, senza la sua vecchia retroguardia, non è un grande fenomeno. Che ti ritrovi in una squadra sconnessa, con una dirigenza farlocca, e ti improvvisi mental coach del team, quando non riesci ad esserlo nemmeno per te stesso. Che ti fai buttare fuori per una gomitata vista grazie al VAR, e lì tutti capiscono la tua frustrazione. Già, perché Leo, tu sei un uomo frustrato. Talmente frustrato ed egocentrico che nemmeno di accorgi di ciò che dici e ciò che fai.
Segni il gol della bandiera a Torino contro di noi e vieni sotto la curva, la TUA curva, intimandoci di sciacquarci la bocca, e nel frattempo che ti stavi prendendo, sempre secondo te, la tua “rivincita”, la partita finisce 3-1, qualche mese dopo la finale di coppa la perdi contro di noi 4-0, e te ne torni a casa 2/2 con la coda tra le gambe e tra i fischi de pubblico. Non dico 3/3 perché a Milano, all’andata, non eri presente. E oggi posso dire che per te è stato un bene. 

Detto questo arriviamo a bilancio: noi vinciamo di nuovo scudetto e coppa, sfioriamo la clamorosa remuntada sul Real, e tu? Tu e la tua squadra vi salvate in extremis dall’esclusione dalle competizioni europee grazie al cambio di dirigenza e alla clemenza della corte, che rimanda la scadenza da Giugno a quasi metà Luglio. 
Nel frattempo arriva Ronaldo alla Juve. Già, nella tua Juve. Buffo no? Ad Agosto parlavi di equilibri spostati, di una Juve che sarebbe andata in crisi. E invece guarda un po’, ora c’è il giocatore più forte al mondo, a Torino. E non sei tu, non lo sei mai stato. Perché tu eri grande solo grazie alla Juve, non il contrario. Questo ricordalo sempre e sii grato alla Juve per quello che hai e per la tua carriera da professionista. 
Sii grato e fatti un bagno di umiltà, se dovessi davvero ritornare sui tuoi passi, perché credimi, non abbiamo nessun bisogno di te. Magari abbiamo bisogno di un giocatore forte, e di classe, ma tu di classe ne hai davvero poca, perciò è meglio che ti metti in moto e compenserai la tua pochezza d’animo con il massimo impegno in campo.
Vuoi tornare e non ne sappiamo il motivo, vuoi tornare e non ne vogliamo sapere il motivo. Vuoi tornare e noi non ti vogliamo più. Vuoi tornare e sei disposto a ridurti lo stipendio pur di tornare. Vuoi tornare, e la Juve ti sta accogliendo, come il padre accolse il suo figliol prodigo. E invece che sacrificare il vitello più grasso, pur di farti tornare sta consegnando anche il primogenito alla squadra dalla quale stai scappando. 
Non mi reputo un grande uomo, nemmeno mi ci sento ancora, ho solo 19 anni e tanta strada davanti. Ma una cosa la so. Una parola data è una parola e solo i mezzi uomini non la rispettano. Se avessi avuto le tue buone motivazioni avresti dovuto parlare parlare e parlare, e tenere un atteggiamento da signore come la Juve ti ha insegnato, o almeno ci ha provato. Invece hai preferito parlare, aizzare il pubblico, far parlare di te. Ed oggi, caro Leo, sei ancora l’uomo mercato, sei ancora l’uomo mercato più meschino e povero degli ultimi tempi, e se davvero dovessi tornare a Torino, sappi che hai solo un modo per far cambiare idea a tutti, me compreso, sul tuo conto: Vogliamo un bel messaggio di scuse, di assunzione delle tue colpe e di promessa che manterrai un profilo basso, davvero basso, entrando nuovamente nel nostro spogliatoio. Sarai accolto come un nemico, non come un vecchio amico, e dovrai conquistare la fiducia dei tuoi compagni, con il sangue sputato in campo. Nel mio piccolo ti darò la possibilità di stupirmi in positivo, ma di strada ne hai da fare, e io non ho nessuna fretta di elogiarti.

Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare il loro nome  - John Fitzgerald Kennedy