A volte può capitare che un fiore sbocci nel momento sbagliato, così che la sua naturale bellezza non possa essere oggetto di apprezzamento da parte degli occhi.

Perché lo si sa, non è difficile ingannarsi nell’apprezzare un petalo sfiorato dal vento, solo perché la luce del sole lo illumina con propri riflettori, piuttosto che magari ammirarne un altro pieno di gioia e colori che si trova però nel buoio della notte.

Una questione di momenti, magari anche di fortuna, ovvero quell’insieme di variabili lasciate all’imprevedibilità del caso capace di deformarle, contraendole talmente tanto, da renderle totalmente differenti dalla realtà, materia astratta, non più definibile come valore concreto.

Ciò che sia giusto o sbagliato nella stragrande maggioranza delle occasioni, non ci è dato saperlo, o almeno non prima di aver compiuto delle scelte: come quella del Pata Lucas Castro, passato quasi nell’ombra, al Cagliari nella scorsa sessione di calciomercato, nella totale indifferenza delle grandi, e nuovamente sbocciato come rosea sorpresa del campionato di Serie A.

Alto 182 cm, il centrocampista argentino è un calciatore dalle eccellenti qualità, delle quali è stato quasi sempre in grado di dimostrare sul terreno di gioco: nel Catania formava uno splendido trio con Alejandro Gomez e Pablo Barrientos, con i quali ha scritto una delle pagine più felici della formazione alle pendici dell’Etna, segnando ben 13 reti;

passato al Chievo Verona nel 2015 ha continuato ad esprimere il proprio valore tecnico, inventandosi giocate e goal dall’importanza fondamentale per una squadra povera di idee come quella clivense (11 per l’esattezza), attenta si alla fase difensiva, ma poco propensa all’estro offensivo, in cui ancora una volta è stata necessaria l’eccellente  dote di questo ragazzo nato alla Plata nell’89.

Adesso si trova in Sardegna, nel bel mezzo di un’altra avventura in cui sta nuovamente mostrandosi un possibile crack sulla tre quarti campo avversaria: infatti nella prima partita dell’ottavo turno di campionato, nella sfida contro il Bologna di sabato scorso, è stato protagonista di una delle migliori prestazioni della sua carriera, siglando ben due assist decisivi per le reti dei compagni, conquistando con loro 3 punti più che meritati.

Sorgerebbe dunque spontanea una domanda: se questo ragazzo, da quando si trova nel nostro paese esprime tali proprietà atletico-tecniche così determinanti in favore di ogni formazione per la quale ha solcato il rettangolo verde, diventandone spesso e volentieri anche uno dei leader, perché fino ad oggi all'età di 29 anni, non veste ancora la maglia di una società maggiormente blasonata?

Le risposte sarebbero molte, e diversificate tra loro, e sarebbe notevolmente interessante poterlo chiedere direttamente ad esperti in materia come i responsabili delle aree tecniche o agli stessi direttori sportivi, con nomi altisonanti come i vari Marotta, Ausilio, Monchi e chi più ne ha più ne metta: magari in una Juve così stellare non ci sarebbe spazio per lui, lo si intuisce chiaramente, ma lanciando un’occhiata alle rose di Inter, Roma, Napoli, Milan e Lazio qualcosa in effetti può sfuggire.

Possibile che si tratti di strategie di marketing avanzato, che noi comuni mortali non riusciamo bene a comprendere, ma forse un piccolo spazio al Pata lo si potrebbe anche ritagliare, considerando le sue strepitose qualità, in riferimento a caratteristiche tutt'altro che banali come velocità palla al piede, corsa, dedizione e creatività.

Insomma miei cari lettori, chissà se arriverà anche per lui il momento di spingersi oltre la lotta per la salvezza, nell’ennesimo viaggio, stavolta nella speranza che possa ottenere la direzione di prestigiose destinazioni, con il mercato di gennaio ancora lontano, ma ricco di sconosciute possibilità, che solo il futuro sarà in grado di svelare.