Nel suo periodo trascorso a Recanati, Giacomo Leopardi scrisseIl sabato del villaggio”. Questo magnifica opera è un capolavoro della letteratura italiana e narra di come si viva l’attesa della domenica all’interno di un piccolo borgo rurale nei primi anni del 1800. In tale superbo pezzo di storia della nostra poesia, il marchigiano descrive la giornata del sabato che è metafora dell’attesa. Si tratta di aspettare qualcosa di positivo che risulta sempre meno piacevole di quello che in realtà ci si era immaginato. Mentre si viaggia verso un obiettivo, infatti, la mente umana si crea delle suggestioni che quasi mai riescono a essere ripagate perfettamente. Così, il dì tanto atteso rischia di essere una delusione. Leopardi paragona tutto questo all’arco della vita e riporta di come l’età adulta cancelli in un amen tutti i sogni della giovinezza.

Sovente la letteratura e la filosofia sono considerate discipline molto teoriche e relativamente concrete. Da taluni vengono viste quasi come distaccate dalla realtà. Sono valutate come opere di artisti che vivono un’affascinante vita parallela, ma separata dalla nostra. Non è assolutamente così. Non vi è niente di più pragmatico degli insegnamenti che ognuno di noi può cogliere da questi capolavori. Non è detto che tutte le persone debbano forzatamente apprendere una stessa “morale”. Studiando queste meraviglie, ogni individuo può analizzarle sfruttando la propria percezione della realtà e basandosi su di essa ne trarrà sempre fondamentali insegnamenti. Non vi è nulla di più reale, vivo e costantemente attuale che un capolavoro bibliografico.

Leggendo l’opera di Leopardi, si potrebbe comprendere come sia giusto e assolutamente lecito, anzi doveroso, avere sogni e ambizioni. Questi rappresentano il motore della nostra esistenza. La vita si nutre di tali prerogative. Si immagini di svolgere una qualsiasi attività senza essere spinti da una motivazione di qualunque tipo. Diventa impossibile. Se si riflette a fondo, si può giungere ad affermare che ogni azione è dovuta a un incentivo. E’ così. Ammesso questo, quando l’individuo crea le proprie aspirazioni e origina i propri desideri è in una fase cruciale della sua vita. Nello svolgere tale attività occorre avere un’intelligenza particolare. Bisogna saper notare i propri limiti e l’indole. E’ necessario essere assolutamente in grado di filtrare i consigli che giungono dall’esterno adattandoli alle proprie prerogative. Insomma, si tratta di un’opera molto complessa e nella quale l’errore può portare a conseguenze importanti. E’ difficile che da questo derivi la compromissione integrale dell’esistenza di un individuo, ma è necessario porre la massima attenzione per evitare di vivere una vita senza stimoli e soddisfazioni perché troppo diversa da quella che si fantasticava.

Con il massimo rispetto possibile per una tematica assolutamente di prim’ordine, si prova ad azzardare un parallelo con il tifoso juventino sfruttando quanto detto per meglio rendere l’idea. Nel mondo bianconero, l’estate è simile al sabato leopardiano. E’ il momento in cui si crea l’aspettativa che inevitabilmente ricade nell’ossessione. Di cosa si sta parlando? Tutti avranno compreso alla perfezione. Si tratta della Champions League. Come in ogni benedetto mese di giugno, il supporter della Vecchia Signora vive sentimenti incredibilmente contrastanti. Arriva da un lungo periodo nel quale ha dominato in Italia spadroneggiando a destra e manca. E’ chiaro che questo lo inorgoglisce e lo rende felice, ma la campagna europeo lascia sempre un sapore amaro sul palato.

La spiegazione di tale duplice emozione è alquanto semplice. Il tifoso juventino comprende che la sua squadra ha assolutamente distrutto l’italica concorrenza. E’ conscio del valore della compagine tifata e degli sforzi effettuati dalla società per raggiungere tale obiettivo. Cosa accade, però? Tutti avranno visto quei cartoni animati nei quali il protagonista si trova a dover ascoltare due pensieri contrastanti che, solo nell’immaginario, sono rappresentati da un “angioletto” e un “diavoletto”. Senza volere effettuare nessuna allusione, il primo potrebbe rappresentare la realtà. Significa la comprensione del fatto che, pur in assenza della Champions, i bianconeri stiano compiendo un capolavoro assolutamente irripetibile. La seconda, invece, raffigura il pensiero dei supporter delle squadre avversarie che, al fine di risollevare il loro morale ormai fatto a pezzi dalla Vecchia Signora, cercano un minimo di soddisfazione sminuendo il suo operato.

Quando resta nei corretti canoni dello sport, lo sfottò è il sale del calcio. Sostenere una data compagine è bello anche in quanto consente di potersi vantare delle proprie vittorie con coloro che amano e portano nel cuore altri colori e diverse maglie. E’ chiaro, quindi, che tale atteggiamento di chi non tifa Juve è assolutamente lecito. Anzi è molto astuto. In questo caso, è il supporter bianconero che cade nel tranello. Ormai, i tifosi della Juve che si accontentano di dominare l’Italia sono una sparuta minoranza. Tutti gli altri si sono convinti che la Champions League sia l’unica cosa che conta.

In realtà, non è così. Questa concezione deriva in buona parte dall’immaginario dei tifosi avversari che ha completamente coinvolto anche quelli bianconeri. L’unica freccia rimasta nella loro faretra per sostenere una causa ultimamente alla deriva è quella della Coppa dei Campioni. Si pensi a un Milan che non gioca tale manifestazione da 5 anni e che non compete per lo Scudetto dal 2012. Si immagini un’Inter che dopo il triplete del 2010 non è più riuscito a mettere la testa fuori dal guscio. E’ chiaro che, negli ultimi 8 anni, la Champions ha rappresentato l’unica debolezza bianconera restando al contempo il solo recente vanto degli storici rivali. E’ assolutamente naturale che questi ultimi spostino le loro tesi su tale argomentazione. Il supporter bianconero, di indole naturale mai soddisfatto, trova così pane per i suoi denti.

Lungi dal voler affermare che la società piemontese si faccia influenzare dall’ambiente esterno. Recenti avvenimenti sono palesemente specchio di tale situazione. Si pensi alla scelta di ingaggiare Max Allegri come allenatore della Vecchia Signora. Non fu certo una decisione popolare. Detto questo è chiaro che quello che ci circonda ha delle conseguenze su di noi. Quando il tecnico toscano affermava che, per la Juve, la Champions non è un’ossessione è perché dall’esterno sovente viene vista così. Il tifoso bianconero ormai vive questa competizione come un qualcosa di assolutamente indispensabile. Così facendo la si affronta con un sentimento negativo che diviene deleterio e rischia di essere trasmesso alla squadra. Non deve più accadere.

E’ necessario che giugno rappresenti il mese della festa per gli italici successi. Dell’importanza di questi, il supporter bianconero si renderà conto soltanto quando non vi saranno più. Come ogni attività umana anche tale dominio è destinato a concludersi. Sicuramente quando una storica rivale solleverà il suo primo Scudetto dopo 9, 10, 11 o anche 20 anni di Juventus, come d’incanto, il tricolore diventerà nuovamente fondamentale sia per i tifosi bianconeri che per quelli avversari.

Conclusasi la giusta “dose di ebrezza” per i successi entro il confine, è chiaro che la Champions deve rappresentare un obiettivo concreto. Come detto prima, è giusto avere sogni e ambizioni. Occorre, però, soppesarli con il bilancino. Si tratta quasi di un’opera da chimico. La Coppa dei Campioni è una magnifica principessa pronta ad accogliere un solo spasimante. Tutti la vogliono, ognuno la sogna nel calore delle notti estive, ma solo uno la potrà abbracciare.

La Champions League è una competizione assolutamente particolare. Per vincerla bisogna essere forti e fortunati. E’ l’apoteosi del dettaglio. E’ necessario che ogni singolo fattore di una stagione vada a creare un mosaico perfetto tale da portare al successo finale. Se si pensa a coloro che hanno avuto l’onore e il privilegio di sollevare questo trofeo ci si rende conto della realtà di quanto sostenuto. Si rifletta sulla vittoria interista del 2010. Il genio di Mourinho fu fondamentale per trovare il giusto assetto tattico, ma pure per stimolare perfettamente i giocatori e convincere, per esempio, un campione come Eto’o a portare la croce sacrificandosi soprattutto in fase difensiva. L’eruzione di un vulcano islandese costrinse il Barcellona di Guardiola, assoluto favorito per la coppa, a viaggiare due giorni in pullman per raggiungere Milano e giocarsi la semifinale di andata poi persa 3-1. Insomma, vi fu una serie di eventi che trascinò la Beneamata, davvero molto forte, a un meritato successo internazionale. E’ evidente che chi vince la Coppa necessiti anche di un assoluto amore da parte della dea bendata.

La Champions deve essere un magnifico sogno estivo. Non un’ossessione. La calda stagione del tifoso bianconero viaggia verso l’autunno sempre e solo con quel chiodo fisso e quello splendido pensiero di immaginarsi finalmente una gioia che manca da troppo tempo. Il supporter della Juve fantastica pensando alla cavalcata trionfale. Veleggia sulle ali dell’entusiasmo e non vede l’ora di poter intraprendere nuovamente quel percorso tanto ambito. Ora vive quelle spiagge nelle quali è costretto a udire il solito e logorante ritornello: “Ma la Champions non la vinci mai”. Sogna la possibilità di pavoneggiarsi tra un anno “stampando” fiero quel trofeo sulla faccia di un tifoso rivale che poi non avrà più argomenti per sostenere la tesi della propria squadra.

Il calciomercato diventa la benzina di questo dolce naufragare. Se sotto la Mole arriveranno i campioni, allora le aspettative diverranno sempre maggiori alimentando di concretezza il sogno del supporter bianconero. Se, invece, l’estate passerà un po’ in sordina, il tifoso smorzerà i suoi entusiasmi. Recentemente si hanno due esempi palesemente realistici di tale duplice opportunità. Si pensi, infatti, a 12 mesi fa quando Cristiano Ronaldo arrivò a Torino. L’ebrezza bianconera raggiunse il suo Empireo. Si ritorni, invece, al luglio 2014 quando Conte lasciò la Vecchia Signora e Allegri divenne nuovo tecnico dei Campioni d’Italia. I supporter della Juve vissero 2 mesi davvero complicati.

Si torni ora a quanto scritto all’inizio dell’articolo. Solo un anno fa, le aspettative bianconere erano troppo elevate e lo stesso allenatore livornese aveva provato a versare acqua sul fuoco. L’ego di molti supporter juventini, però, era così gigante che fu impossibile da sgonfiare. Il risultato è evidente.
A effettuare quest’ultima azione ci pensò la realtà dei fatti e l’Ajax di ten Hag che scacciò la Vecchia Signora dalla Champions nei quarti di finale. Nell’estate del 2014, invece, il tifoso bianconero stava rintanato in un cantuccio con la paura che tutti i fasti dell’era contiana fossero cancellati in un baleno. In realtà, la stagione successiva si rivelò fantascientifica e, dopo 12 anni, la Juve tornò a disputare una finale di Champions League sfiorando il triplete. Così chi ha il cuore bianconero lentamente lo gonfiò di gioia godendosi una cavalcata inimmaginabile.

Le aspettative fanno la differenza e devono sempre essere calibrate. Sotto questo aspetto il calciomercato gioca un ruolo determinante. Non è assolutamente detto che un’estate fastosa sia da preambolo a una stagione gloriosa come non è scontato che una campagna acquisti apparentemente sottotono rappresenti l’inizio di un’annata negativa.

Questo è un periodo chiave della storia di una squadra perché è il momento nel quale si costruiscono le fondamenta o si sistemano i dettagli. La Juventus attuale è addirittura nella prima fase per cui tutto diviene ancora più determinante. Urge la massima attenzione e sicuramente la dirigenza bianconera si muoverà nel modo migliore possibile. Dal canto suo, il tifoso deve continuare a sognare. E’ necessario che viva questo momento con grande entusiasmo e sicurezza. Al contempo, però, deve avere la pazienza di attendere il corso degli eventi senza crearsi aspettative esagerate e certezze che nessuno è in grado di garantirgli. Occorre che analizzi bene cosa accadde nella passata stagione e nell’estate del 2014.
Così saprà che molto sovente l’apparenza inganna.