Nel mondo del calcio le rivoluzioni copernicane non hanno quasi mai avuto un impatto positivo. Ricordate il Milan di Mirabelli, Montella e company. Ma ce ne sono tanti altri esempi, a volte inaspettati come la Juve di quest'anno. Molti, compreso me, hanno sostenuto che la rosa non fosse adatta per il gioco di Sarri, ma di cambiamenti la Vecchia Signora ne ha fatti molti forse anche troppi. Più potere a Nedved, promozione di Paratici, mandare via Marotta prima e Allegri poi, prendere Sarri e il suo poco aplomb, mandare via Higuain, Buffon e Bonucci per poi riprenderli dopo un anno, senza dimenticare Can e Manzukic mandati via perche soldati fedeli al vecchio condottiero.

Io sono stato sempre contrario a tutto questo e sono sempre più convinto che bisogna cambiare con calma, senza fare stravolgimenti, limitandosi a 5 operazioni annue che spaziano tra i giocatori della rosa e la struttura societaria. Pertanto oggi dopo la sconfitta della finale di Coppa Italia non sono qui per buttare veleno ma chiedo di riflettere e continuare la corsa anche se non si dovesse vincere niente, perchè solo attraverso la continuità si può cambiare il proprio futuro. Sarri deve crescere e con lui anche Paratici: entrambi devono capire cos’è la Juve, entrambi devono entrare in questo mondo senza stravolgerlo ma cambiarlo poco alla volta cambiando anche loro stessi.

Basta scambi per cercare plusvalenze per il bilancio come Danilo per Cancelo, plusvalenze che alla lunga sono servite a poco perchè si sono strapagati giocatori che hanno reso meno dei vari gregari che questa Juve ha sempre avuto. La Juve ha sempre fatto quadrare i conti attraverso la scelta di uomini prima che calciatori, formando una base italiana che supportava, sopportava ed educava il campione straniero che entrava in squadra. Basta cercare per forza un gioco che questa rosa non può permettersi. Sarri deve esaltare le qualità della rosa aiutando i suoi giocatori ad esprimersi al meglio aggiungendo al loro bagaglio di esperienza quelle caratteristiche che il Sarrismo ha sempre espresso ma senza imporlo come una ossessione alla squadra e a sé stesso. Oggi Agnelli ha il compito di ricompattare l’ambiente, di dare certezze, rafforzandosi, cambiando poco, cambiando niente, cambiando TUTTO.