Ha fatto discutere l’uscita dal campo di Higuain quando è stato sostituito nel finale del match con la Sampdoria.
A far discutere è stata l’espressione del suo volto molto contrariato; e soprattutto perché anche dopo diversi secondi che si era seduto in panchina, ha continuato a gesticolare  con i propri compagni mostrando tutto il suo disappunto per  essere stato tolto dal campo anzitempo. Maurizio Sarri nella conferenza del dopo gara quando gli hanno riferito dell’arrabbiatura del Pipita ha risposto in modo piuttosto secco: ”non me ne importa nulla”. Insomma una risposta se vogliamo un po’ meno diplomatica di quella che aveva utilizzato in occasione ad esempio  della sostituzione di Cristiano Ronaldo nella partita contro il Milan. Il tecnico bianconero ha poi spiegato di averlo sostituito perché lo ha visto stanco per cui lo ha tolto dal campo. E ha concluso dicendo che in seguito se qualcuno non si mostrerà in buona condizione verrà messo a riposo sin dal primo minuto; facendo capire che il riferimento era rivolto certamente al Pipita ma soprattutto all’utilizzo del tridente (CR7-Dybala-Higuain), sul cui impiego non si è mostrato ancora totalmente convinto.

Per carità, Sarri come allenatore ha tutto il diritto di fare le sue scelte e di prendere le sue decisioni;  in primo luogo  per il bene della squadra e poi per il ruolo che riveste. Ma visto il momento particolare che sta vivendo la squadra bianconera che è reduce dalla batosta di Roma con la Lazio, che non è stata completamente assorbita nonostante la corroborante vittoria di Marassi con la Samp. E considerato che all’interno del gruppo gli equilibri non sono ancora ben definiti, nel senso che non sono ancora ben chiari i ruoli di chi è titolare e chi riserva; allora forse, una maggiore diplomazia da parte del tecnico ci sarebbe voluta. Diciamo che di tanto in tanto da quando è arrivato alla Juve, riemergono certe spigolosità caratteriali dell’ex allenatore del Napoli, che ad esempio quando sedeva sulla panchina azzurra era solito mandare “a quel paese” anche qualche signorina, che magari gli aveva rivolto una domanda che non condivideva. Insomma si tratta di certe asperità del suo modus operandi  che in un certo senso lo caratterizzano e ne fanno il personaggio che conosciamo.

Tutto questo non tanto per raccontare le note caratteriali di Maurizio Sarri che forse al lettore, soprattutto a quello bianconero interessano poco. Ma solo per evidenziare il fatto che alla Juve da poco tempo, appena da due partite, sembra essere tornato un po' di sereno;  nel senso che con l’impiego in attacco del tridente andaluso argentino, la squadra bianconera non solo ha ottenuto due vittorie convincenti contro Udinese e Sampdoria, ma finalmente, ed è bene sottolineare l’avverbio, si è vista una formazione con una identità tattica ben precisa, e con un gioco (per almeno un’ora) offensivo molto efficace.
E soprattutto l’impressione che ha lasciato in entrambe le partite è stata quella di aver meritato le vittorie e di aver effettuato delle prestazioni convincenti. E non è stata una cosa di poco conto, perché nonostante le tante vittorie conseguite fino ad ora sia in campionato che in Champions, raramente e solo per spezzoni di partita, la squadra bianconera è stata anche convincente sul piano del gioco. Infatti in proposito si possono citare il primo tempo contro L’Atletico in Champions al Wanda Metropolitano, quello con l’Inter a San Siro, oppure parte del match con la Fiorentina al Franchi;  per il resto e quasi sempre la Juve ha risolto le partite a suo favore  solo grazie alle giocate individuali dei suoi campioni, ma non attraverso il gioco. E la famosa “mano di Sarri” non si è quasi mai vista.

Per cui, dal momento che a tutti gli osservatori è apparso evidente che con l’impiego del tridente la Juve sembra aver trovato la chiave di volta della sua stagione, la spigolosità di Sarri ed il modo quasi seccato col quale ha giustificato la sostituzione di Higuain è apparsa quanto meno un pò esagerata se non addirittura sorprendente. Come a dire: proprio ora che hai trovato la soluzione in attacco che ti può fare svoltare la stagione, e tu che fai anziché cercare di accarezzarlo (Higuain) ti ci metti quasi su un piano di scontro? Sarri non può non aver capito che solo attraverso l’impiego del  tridente può avere qualche possibilità di portare alla Continassa la Champions.
Una competizione che di solito viene vinta dalle squadre che hanno  un reparto offensivo molto forte. Basta andare a vedere l’attacco delle formazioni che hanno vinto negli ultimi anni per rendersene conto (l’ultimo vincitore il Liverpool schierava Mané, Firmino e Salah e prima ancora il Real stellare ha potuto contare su Isco-CR7-Benzema). La Champions League è una competizione diversa dal campionato. Se si volesse fare una similitudine col ciclismo si potrebbe dire che il campionato assomiglia ad una corsa a tappe (come il giro d’Italia);  mentre la Champions si può paragonare ad una classica di un giorno come la S. Remo.

Sarri sempre nel dopo gara con la Samp è tornato sul suo concetto di equilibrio e ha elogiato la prestazione di Rabiot, che a suo dire è in crescita e che è molto probabile che possa essere la  grande sorpresa  della squadra nel girone di ritorno. In effetti il centrocampista francese è apparso in discrete condizioni;  ma il suo apporto è apparso sufficiente solo nel finale della partita, come del resto nelle altre due partite precedenti in cui è stato impiegato. Rabiot è un giocatore che per la sua conformazione fisica ha una  corsa abbastanza compassata. E anche se possiede qualità tecniche superiori alla media ed è piuttosto ordinato tatticamente, non dispone di  quelle qualità di incontrista di cui invece  la squadra sembra avere un gran bisogno; perché per poter sfruttare al meglio le straordinarie potenzialità del tridente offensivo è assolutamente necessario cercare l’equilibrio tattico sia a centrocampo che in difesa. Nel senso che non si può sperare ad esempio che Ronaldo vada in attacco a saltare m. 2.56 in altezza e poi appena rientrato sulla terra vada di corsa a ritroso a rincorrere i difensori avversari. E’ il resto della  squadra che deve supportare l’azione del tridente offensivo, perché i tre attaccanti possono certamente  aiutare, e ad esempio possono andare a fare pressing sui portatori di palla avversaria;  ma non sono solo loro che devono o possono risolvere i problemi di equilibrio della squadra. Le soluzioni per trovare l’equilibrio vanno ricercate  soprattutto a centrocampo, inserendo magari giocatori capaci di contrastare e difendere, e vanno individuate in difesa impiegando difensori più abili in fase difensiva che in quella offensiva.

La Juve attuale fra i tre reparti ha nell’attacco il reparto più forte della squadra. Ed è questa la forza che dovrebbe essere sfruttata, perché è l’unica che può far vincere le partite, i campionati e soprattutto le competizioni internazionali. E per quanto si visto sul campo, dovrebbe essere schierato sempre. C’è una vecchia regola non scritta nel pugilato che dice  che la miglior difesa è l’attacco; vale a dire che chi picchia prima picchia due volte. Giocare con Bernardeschi trequartista, che da quando è alla Juve ha segnato 6 goal in 64 presenze, non si conferisce  maggiore equilibrio alla squadra, ma si rinuncia semplicemente  ad una percentuale ragguardevole di possibilità di vittoria.

Staremo a vedere. La prossima tappa è proprio “una classica di un giorno”. E la Lazio non promette niente di buono; dato che Simone Inzaghi senza curarsi troppo dell’equilibrio difensivo, si permette di schierare a centrocampo due trequartisti come Luis Alberto e Milinkovic Savic. E con il risultato che con due creatori di gioco di questo tipo alle spalle, Immobile ha già segnato in campionato qualcosa come 17 goal.  E senza voler insegnare niente a nessuno men che meno a Maurizio Sarri, ma fare  17 passaggi in orizzontale senza arrivare al tiro come è successo a Genova in una fase della gara con la Samp, non credo che sia un grande risultato.
Il possesso palla è certamente un’arma di difesa importante, perché mentre possiedi la palla impedisci all’avversario di attaccare e di andare a rete. Ma da sempre, da quando è stato inventato il calcio, per vincere le partite è necessario fare goal.