Fermandomi ad osservare il calcio (sia in generale che nello specifico il calcio italiano) noto una mancanza di equilibrio mentale presente in tre campi fondamentali per questo sport: i giornalisti, i tifosi e i giocatori.

Per quanto riguarda i giornalisti, chiaramente inerenti al calcio, mi trovo ad esclamare: "Viva la libertà di parola ed espressione", per poi soffermarmi e domandarmi: "Si, ma a quale scopo?". 
A mia modesta ed umile opinione trovo che si faccia spesso uso della libertà di parola come scudo da critiche inerenti a cambi d'opinione (su giocatori, società, allenatori etc..) a volte così repentini da sembrare sospetti; si passa così all'accostamento in breve tempo di ossimori quali campione-bidone, forte-scarso fino ai più impensabili. A quale scopo? Chi lo sa forse non lo dice.

Ai tifosi chiederei più coesione e meno divisione, più supporto e meno critiche (se non prettamente costruttive) e sicuramente un clima maggiormente disteso che miri ad esaltare le "vere" bellezze di questo sport. Bisogna del resto ricordarsi che il calcio è costituito da uomini, dunque l'errore e la giornata storta possono capitare a tutti.

Infine ai giocatori chiederei maggiore serenità e più determinazione.
Passare un'estate a sentire di giovani milionari che non si allenano per protesta, di campioni polemici coi propri compagni di squadra, nonostante preparazioni atletiche insufficienti (in questo caso non trovo colpe solo nella società) e di calciatori che alla ricerca della lealtà e del gesto tecnico preferiscono la scorrettezza o la "furbata", sicuramente non fano bene al calcio e a chi lo ama.