È durata 27 gare senza sconfitte l’imbattibilità del Milan, una striscia che lo colloca all’ottavo posto in questa speciale graduatoria, comandata dal Milan degli Invincibili (stagione 91-93). Se quella squadra durò per 58 partite senza ko, fu il Parma con un gol di Asprilla a porre fine a quella storia, ieri è stato il turno della Juventus che ha fatto valere la sua forza e la sua determinazione nel cercare la vittoria, ad interrompere il trend positivo che durava da circa un anno.

Ma la sfida di ieri ci lascia in dote tre certezze:

  1. Si può giocare senza problemi, nonostante le assenze dovute al Covid, senza che qualche Asl di turno decida di sospendere tutto;
  2. Le due squadre hanno disputato una buona gara e sono meritevoli dei giudizi positivi espressi nei loro confronti;
  3. Il Milan nonostante la sconfitta non deve rammaricarsi perché anche ieri ha dimostrato di avere un’identità precisa, che va al di là delle assenze e del risultato maturato sul campo.

Il giorno precedente alla partita, in attesa dei tamponi e della partenza per Milano della Juventus che sarebbe avvenuta di domenica mattina, una ridda di voci dava la partita a rischio per via dei casi di Covid in seno alla squadra. Prima Alex Sandro e infine Cuadrado sono risultati positivi, saltando il match, e non si aveva la certezza se qualche altro caso sarebbe maturato nel corso delle ore. Si era sparsa la voce (poi smentita) che l’Asl avrebbe potuto sospendere l’incontro, in realtà si stava monitorando la presenza o meno di focolai che avrebbero potuto contagiare un numero maggiore di giocatori. Invece la formazione bianconera, una volta constatato che tutto era a posto parte da Torino per disputare, come da calendario, il suo incontro. Nel frattempo anche a Milano, sponda Milan, riappare il Covid e sia Krunic (unico sostituto di ruolo in una mediana sguarnita) che Rebic devono saltare l’incontro. Il Milan si ritrova così tra virus ed infortunati senza 7 giocatori e cosa accade? Niente di particolare. Le due squadre giocano una grande partita come se nulla fosse successo. Un plauso alle due società dovrebbe essere fatto perché nessuna giustificazione è uscita dalla bocca dei dirigenti chiamati in causa per commentare il pre partita.

Per quanto riguarda la gara, il risultato di 3 a 1 non deve ingannare. Il Milan ha giocato a testa alta ed ha provato a fare la sua dignitosa partita, al cospetto di una Juventus che ha un potenziale elevato e che, nonostante la classifica, viene indicata ancora come una delle favorite alla vittoria finale.

Le due squadre hanno giocato a viso aperto. Consce del fatto di conoscere anche i risultati del pomeriggio che, a sorpresa, premiavano le due contendenti. La sconfitta dell’Inter permetteva al Milan di conservare il primato in classifica e la successiva sconfitta del Napoli hanno accresciuto le velleità della Juventus di recuperare punti importanti e scalare così posizioni.

Tutto a beneficio dello spettacolo perché nessuna delle due ha giocato per il pari, alternandosi nel comandare la gara. E se la prima azione di nota è stata a carico del Milan, è stata la Juventus a portarsi in vantaggio con un’invenzione di Dybala che di tacco ha messo Chiesa davanti alla porta per il vantaggio bianconero.

Proprio l’esterno d’attacco ha messo spesso in difficoltà la catena di sinistra dove Hernandez è stato limitato nelle sue sgroppate, poco aiutato, nella fase difensiva, da Hauge, (chiamato a sostituire Rebic). Un Chiesa in vena che ha giocato la miglior partita da quando è passato a vestire la maglia bianconera, scomodo cliente per chiunque, ieri la difesa del Milan ha sofferto più del dovuto le avanzate del ventidue bianconero. E mentre Cristiano Ronaldo non ha inciso nella gara, Chiesa e Dybala hanno confezionato il vantaggio per la formazione bianconera ed hanno trascinato alla vittoria la compagine torinese. La quale, a differenza del Milan, ha potuto contare anche su diverse soluzioni dalla panchina, utili per consolidare il vantaggio e portare a casa i tre punti. I cambi di Pirlo hanno fatto la differenza quando il Milan era stanco e da lì è nato il definitivo 3 a 1 che ha compromesso definitivamente la gara. A differenza di Pioli che non ha potuto far altro che gettare nella mischia altri giovani, le scelte della Juve erano tutte per migliorare la squadra e dare un cambio di passo, che avrebbe messo in difficoltà un Milan stanco.

Mentre il gol dell’uno a zero non aveva spento la verve del Milan, che era riuscito a chiudere il primo in tempo in parità grazie al gol di Calabria abile ad insaccare la palla su un invitante passaggio di Leao, il 2 a 1 si è fatto sentire in un Milan che era ripartito bene nella ripresa e il terzo gol è stata la sentenza finale di una gara che non aveva più niente da dire.

Tutto era compiuto e tutto era andato secondo pronostico iniziale. Troppo differente il valore tra le due squadre con la consapevolezza che la Juve possiede alternative superiori rispetto a quelle del Milan. Mentre i rossoneri, indipendentemente dal risultato e dalla partita di domenica, possiedono uno spartito e hanno un’identità che li distingue ogni volta che entrano in campo.

Ecco perché, nonostante la sconfitta, il Milan ed i suoi tifosi non si devono rammaricare. Proprio per via del fattore identitario che rende il Milan una delle squadre piacevoli da vedere. E la faccia di Pioli a fine gara non era affatto preoccupata, anzi aveva lo sguardo di chi aveva capito tutto e che vedeva aumentare le sue certezze su questo gruppo. Certezze di chi sa che ha nelle mani una buona base, compatta, che anche stavolta si è fatta valere, riuscendo a tenere testa alla Juventus per lunghi tratti della gara.

Un’identità che è frutto del lavoro quotidiano e, una battuta d’arresto contro la Juventus, non deve esser vista come un ridimensionamento ma bensì come un passaggio inevitabile, se si vuole pesare la vera consistenza futura della squadra.

Una squadra che merita fiducia ma che merita anche, dove possibile, di essere migliorata nelle sue parti. Altrimenti si corre il rischio di non averci provato fino in fondo e capire quali siano le reali potenzialità. Ecco perché sono indispensabile due-tre innesti, anche di prospettiva, che siano funzionali alla squadra e siano d’aiuto al progetto.

Un progetto costituito a fasi che non prevedeva certamente la posizione attuale di classifica, meritata per quello che si è visto fino ad ora, ma che andrebbe coltivata per non avere rimpianti.

Sempre rimanendo nella consapevolezza che la programmazione non andrebbe stravolta anche se si dovesse verificare un qualcosa di inaspettato come la vittoria finale. Fare il passo più lungo della gamba non è tra le prospettive di questa società. Vincere rimanendo nei parametri che ti sei posto, anche se hai avuto un’accelerazione imprevista, non deve modificare il rispetto dei tempi e dei modi che ti sei prefissato. Ma non provarci, rimanendo con i piedi ben saldi, sarebbe sbagliato e renderebbe complicata anche la lotta per il risultato minimo, ovvero la qualificazione alla prossima Champions League.

Se ad inizio anno nessuno credeva che questo Milan potesse giocarsela con tutti, anzi veniva accreditato di un 5-6 posto in classifica, ora vederlo in testa ed in lotta per i primi quattro posti della graduatoria richiede un piccolo sforzo, anche sul mercato, per arrivare a tagliare il traguardo prima degli altri.

Alla squadra, che si ritrova con un calendario favorevole nelle prossime due giornate, e alla società. La prima sarà impegnato contro Torino e Cagliari, mentre la Juve avrà Sassuolo ed Inter, la Roma prima l’Inter e poi il derby con la Lazio, mentre l’Inter dovrà vedersela con i giallorossi ed i bianconeri. Sfide che possono restituire al Milan quei punti persi contro Ronaldo e soci, e dare uno scossone importante alla zona Champions.

Mentre l’altro sforzo deve essere compiuto dalla società, la quale sa dove può operare e come può operare. Sa anche, nonostante non sia accaduto niente di grave, che partite come quelle di ieri, con una rosa al completo, diventano più facili da giocare e permettono di avere scelte indispensabili per cambiare il corso degli eventi.

Ecco perché già da oggi tutti hanno serrato le fila e si sono messi a preparare la partita di sabato contro il Torino dell’ex Giampaolo. Perché la sfida con i bianconeri è stata solo una battuta d’arresto che va subito lasciata alle spalle e non deve intaccare tutto quello che di buono è stato fatto fino ad ora.

L’epifania l’imbattibilità si è portata via, ma non certamente l’identità di un Milan che crede in sé stesso.