Més que un Club, posto in bella vista sui gradoni del Camp Nou, non è un semplice slogan come per tutti gli altri club europei (per esempio, not for everyone per l'Inter oppure il fino alla fine della Juventus), qui si va oltre il mero rettangolo di gioco, o la semplice ricerca di espansione, o visibilità del proprio brand volto ad attirare nuove, innumerevoli e remunerative sponsorizzazioni, si entra quindi inequivocabilmente nel campo politico-sportivo. I ricorrenti fischi alla UEFA sono solo l'espressione più evidente di questo claim catalano, basti pensare agli ultimi per ordine di tempo, che riservarono all’inno della Champions, poco prima della partita poi vinta contro l'Inter, (quando altri invece urlano sulle note finali di the Champions). Perché e cosa c'è dietro lo slogan Més que un club? La UEFA multò il Barcellona per le bandiere simbolo della lotta per l'indipendenza catalana esposte allo stadio, ed ecco che il tema si sposta nuovamente all'aspetto politico più che sportivo. Da un lato quindi con l'appoggio del pubblico il club attacca la UEFA, però al contempo essa stessa è indiscussamente molto tutelata e protetta con scelte non solo puramente arbitrali e molto contestabili in partite decisive (Barcellona-Psg), ma anche sotto l’aspetto finanziario (Financial Fair Play).

La UEFA quindi tutela chi l'attacca. Più di un club: definisce quindi chi sono. La stessa Masia: "fabbrica" e formazione di giovani quali Xavi, Iniesta e Messi ci fa comprendere come si identifichino altro rispetto alla Spagna stessa, o basti pensare all'elezione del presidente (Junta Directiva) nella quale si svolge una vera e propria campagna elettorale per accaparrarsi il ruolo di presidente, il Barcellona calcio non è quindi solo un club su loro stessa amissione, ma parlano dichiaratamente anche di politica. In teoria se lo sport è sport dovrebbe essere solo quello, ma poi nella pratica del calcio odierno gli aspetti economici hanno preso troppo il sopravvento, ed ecco quindi spiegato il perché dei fischi assordanti alla UEFA, ma allo stesso tempo, di un club che viene protetto e tutelato, essendo visto e usato come strumento politico, insomma troppi interessi economici e la UEFA china il capo.

Ma venendo alla domanda, il Barcellona ora rischierà seriamente di perdere questa aurea di superiorità che aveva conquistato negli anni grazie a Messi, agli innumerevoli trofei, allenatori visionari e presidenti come Laporta con un grande senso manageriale? Rischia davvero di uscirne con le ossa rotte e di ridimensionarsi tornando di fatto alla situazione pre 1992 (prima finale di Champions contro la Sampdoria), ovvero un club sì forte ma non più presente con forza nel gotha mondiale? La risposta è troppo evidente, e questo Messi probabilmente l'ha capito. Messi che al Barcellona deve tutto, a nove anni lo presero dall'Argentina, lo salvarono dalla malattia, lo fecero crescere, lo sostennero umanamente ed economicamente, ma non è bastato perché ha rotto definitivamente col suo club, tant'è che vuole un'uscita amichevole senza battaglie legali. Perché va via a 33 anni a fine carriera? Fame di vittorie? Soldi? Rompi un rapporto storico per che cosa? Messi = Barcellona, più della Nazionale Argentina, con cui ha tristemente raccolto più delusioni che gioie data anche la squadra sicuramente poco competitiva soprattutto in determinati reparti. Questo lo capiremo solo dopo che sapremo (lui sa già) quale sarà la sua prossima e molto probabilmente ultima squadra.

Queste erano le notizie che giungevano non solo da testate giornalistiche di rilievo, o da esponenti vicini al club, bensì proprio dal padre, Jorge Messi, il quale stava portando avanti in prima persona la trattativa. Psg, Manchester City e Inter come sappiamo erano i club più interessati, ma Messi ha infine deciso, o meglio è stato costretto a decidere di rimanere, sì perché la lega spagnola, il club stesso e in parte la UEFA non si potevano di certo permettere di lasciare andare via non un semplice giocatore, ma una vera e propria azienda che fattura centinaia di milioni, addirittura più di alcuni club europei di medie dimensioni, e che fa guadagnare a tuti i club spagnoli grandi cifre per quanto riguarda i diritti tv, proprio grazie alla sua immagine. Insomma sarebbe stato un danno enorme, incalcolabile se consideriamo la situazione già critica in cui vessano attualmente le squadre spagnole ed europee (il Valencia addirittura non ha potuto pagare gli stipendi dei giocatori e ha perso la proprietà del proprio terreno dello stadio dopo più di un secolo), vedere lasciare partire Messi avrebbe comportato danni incalcolabili per tutti, non solo per il Barcellona, che ha visto in ogni caso nonostante la sua permanenza la fine di un progetto glorioso.

Pubblicamente ha ammesso nell'ultima intervista rilasciata di essere rimasto per amore del club, perché lo aveva capito già da tempo che il progetto è oramai tutto fuorché vincente, e che ci sarebbero stati inevitabilmente strascichi legali, lunghi ed estenuanti per tutti, ha preferito quindi per rispetto nei confronti del club mettersi nuovamente in gioco, rispetto che Bartomeu non gli ha mai di fatto dimostrato; non ci si aspettava l'atteggiamento di Perez nei confronti di Ronaldo e nemmeno un tappeto rosso ma un minimo di riconoscenza per ciò che ha dato al club e tifosi questo sicuramente sì. Non ha perso Leo Messi in sé, ne esce vinto il calcio perché ha prevalso l’egoismo di un presidente inetto quale Bartomeu, che con questa mossa cerca disperatamente la rielezione, il quale di certo non voleva di certo passare alla storia come il presidente che ha lasciato partire gratis il simbolo della Catalogna e del Barcellona. Purtroppo sarà costretto a trascorrere un altro anno da non protagonista, in un club che non può più permettersi di essere all’altezza e al passo delle sue ambizioni; sarà quindi sicuramente frustante per lui, ma anche per tutti gli appassionati di calcio. Appuntamento quindi al 2021, quando ha già fatto sapere di volersi accasare ufficialmente da un'altra parte, con la speranza che sappia nuovamente farci divertire come del resto ha sempre fatto.

Nel frattempo il football club Barcelona si appresta a vivere uno smantellamento, che probabilmente mai nella storia del calcio si è visto: nemmeno l'Inter del Triplete o il fine ciclo del Real subirono uno stravolgimento così poderoso. Ma purtroppo, questa è solo la goccia finale che ha fatto traboccare il vaso ormai già stracolmo da tempo: da almeno un lustro infatti il Barcellona ha smesso di essere il Barcellona e qua grandi colpe vanno date a Braida, in carica fino al 2019, che non ha saputo minimamente, nonostante una conoscenza del calcio indiscussa, portare avanti il progetto blaugrana che procedeva spedito e vincente da almeno 10-15 anni. I cambi di allenatori continui e mai all'altezza, bandiere come Puyol, Iniesta, Pedro di fatto mai sostituiti, acquisti milionari e senza senso, quando invece la Masia aveva sfornato negli anni talenti purissimi e tanti, troppi altri fattori, hanno portato Messi a lasciare non un semplice club ma bensì la sua Casa. Il progetto Koeman procede spedito e sicuramente con una mentalità nuova e giovanile, ma sostituire giocatori del calibro di Suarez (Juventus?), Vidal (vicino al passaggio all'Inter), Rakitic (tornato a Siviglia) solo per citarne alcuni, sarà veramente un'ardua sfida, se non impossibile e a Madrid, nel frattempo, molto probabilmente qualcuno già festeggia, a prescindere da come terminerà la rivoluzione e quali strascichi e ferite ciò comporterà per il Barcellona.