Paolo Maldini ha ricordato chi siamo, chi è il Milan e cosa significa giocare con la maglia rossonera. Lo ha ricordato per chi se lo fosse dimenticato, probabilmente sono tanti che nel corso degli anni lo fanno fatto, atteggiamento poco accettabile per quello che il Milan rappresenta. Il Milan è una società che, oltre ad aver avuto un passato glorioso, ha un presente ed un futuro. E lo fa seguendo quella via maestra insegnata da chi in passato ha raccolto lo spirito e l'anima di questa squadra e lo ha trasmesso alle nuove generazioni. Paolo Maldini è figlio di un Milan che vinceva e dominava la scena calcistica mondiale, è figlio di un signore di nome Cesare Maldini che aveva nelle vene il sangue rossonero e che ha trasmesso valori, educazione sportiva, passione, cultura al figlio. Lo ha trasmesso prima da padre a figlio e, successivamente, da genitore a ragazzo, diventato uomo all'interno della società con cui ha calcato i campi da calcio. Quello che ha ricevuto dal padre, nel corso della sua carriera da giocatore, Paolo ha provato a tramandarlo anche a coloro che giocavano con lui, da buon capitano, portando avanti il Milanismo e l'esempio di un grande figura come Franco Baresi.

Una volta smesso di giocare, tanto tempo ha dovuto aspettare prima di diventare dirigente, con pieni poteri decisionali e portare la sua esperienza al servizio dei colori che ha sempre indossato. Ha aspettato tanto perché i tempi non erano maturi e non c'erano le condizioni giuste perché questo accadesse. Alcuni ritenevano non fosse pronto, ma a modo suo l'apprendistato è stato comunque svolto perché, nel momento in cui è stato chiamato si è circondato di personaggi con provata esperienza. Prima con Leonardo e dopo, anche se per poco tempo, col suo amico Boban, fino a quando non si è ritrovato da solo. Ottenuta la piena adesione al suo modo di intendere il calcio e la totale fiducia da parte della società, ha potuto camminare con le sue gambe, in piena autonomia, creando un gruppo di lavoro capace di ricostruire il Milan dalle fondamenta. Ci ha sempre messo la faccia, come faceva da giocatore, nelle vittorie e nelle sconfitte e anche adesso da vero leader continua nella sua opera.

Un chiaro esempio è stato come ha gestito la questione relativa a Gigio Donnarumma. Lo ha fatto in modo molto netto, senza troppi giri di parole, non si è nascosto come quei difensori che, nella difficoltà, lanciano la palla fuori dal campo, ma come da calciatore è entrato in tackle deciso verso il problema. Toccando il discorso sull'ex portiere del Milan ha usato parole come rispetto, termine che in questo momento viene difficile usare nei confronti di Gigio da parte di molti tifosi. Ha spiegato come sia complicato oggi, perché lo era anche in passato, diventare una bandiera all'interno di una squadra, con giocatori che inizino e finiscano la carriera con un solo colore di maglia. Lo ha fatto in maniera elegante, fine, con classe. Lo ha fatto senza prendersi nessuna rivincita per il tempo perso, non ha servito nessun assist a Mino Raiola o ai detrattori di Donnarumma. Ha solo difeso a modo suo, che in realtà è un attacco, il portiere e lo ha accompagnato alla porta senza sbatterla. Ha fatto come accade spesso ad alcuni genitori che si ritrovano in casa figli che necessitano di iniziare a camminare nel loro percorso perché la convivenza, nonostante l'amore verso di loro non sia mutato, non aiuta nessuno dei due. Maldini si è fatto restituire le chiavi di casa da un giocatore cresciuto nel settore giovanile, lasciandolo libero di prendere la propria strada, ringraziandolo per quello che aveva dato nel cammino fatto insieme. Il rispetto rimane, ma cammina da solo in una nuovo percorso.

Per Donnarumma, ora, potrebbe essere più difficile perché perdendo quello status da supereroe, senza quel mantello che lo copriva e lo difendeva nei momenti difficili, si ritrova ad essere uno dei tanti in campo, nonostante la grinta ed il carattere non siano mai mancati. Ma il campo era amico e l'ambiente era confortevole per crescere. Ma non essendoci le condizioni per andare avanti, Paolo con il suo gesto, ha ricordato che è arrivato il momento di andare avanti, di continuare col percorso tracciato, che, fino a questo momento, ha riportato entusiasmo e risultati sul campo. L'eleganza di Maldini nasce nel trovare le parole giuste al momento più opportuno. È cresciuto maggiormente in questo periodo, ed è cresciuto così tanto da ritenerlo un dirigente affidabile, un dirigente che ha l’appoggio da parte dei tifosi che notano ed apprezzano la sua competenza, nonostante abbia ampi margini di miglioramento. Paolo ama il Milan, Paolo sta cercando di riportare il Milan dove merita e lo fa con la politica dei piccoli passi, senza promettere quello che non è possibile fare o mantenere. Ecco perché qualche tempo fa ha messo una pietra tombale sull'acquisto di giocatori con un elevato costo, top player affermati che però hanno ingaggi fuori portata. Per farlo occorrerà entrare in pianta stabile in Champions League, accrescendo i ricavi e mantenendo i risultati sul campo. Porta così avanti la mission della società che, in partenza, aveva chiesto di operare all'interno di precisi parametri, senza uscirne fuori, provando a contenere costi e lavorando anche di ingegno.

Maldini, una volta che son state definite le aree di lavoro all'interno della stessa, ne ha sempre apprezzato la vicinanza visto che ha sempre messo a disposizione tutto quello che occorre per fare bene per continuare nel percorso. Se quest'ultimo è chiaro, condiviso da tutti, alla fine non ci saranno problemi perché l'obiettivo è stato focalizzato. Tanto è vero che Pioli ha fatto la sua migliore stagione da allenatore, pur trovandosi a volte nell'occhio del ciclone per scelte e risultati non all'altezza; sono cresciuti i giocatori, ragazzi che adesso hanno un valore più alto rispetto al loro arrivo al Milan. Lo stesso Maldini nelle trattative che lo hanno visto coinvolto suscita fascino verso questi giovani che hanno un ricordo del calciatore e ancora oggi si sentono in soggezione. Persone nate con il suo mito se lo ritrovano dirigente in ascesa e chi meglio di lui può spiegare cosa voglia dire indossare la maglia rossonera. La stessa proprietà, che all'inizio non ha capito cosa significava avere un Maldini operativo, ha totale fiducia nell'uomo che ha legato il nome della sua famiglia al Milan. E se all'inizio non erano consci che i risultati economici si raggiungono solo se ci sono anche quelli sul campo, essendo connessi tra loro, ora si fidano totalmente delle sue idee e di come dirige l'area tecnica. Si è passati dalla politica di soli giovani, a quella di giocatori promettenti da far crescere e valorizzare, insieme a quelli di esperienza con tasso tecnico maggiore, creando così un mix vincente.

Paolo Maldini quindi è il custode del patrimonio Milan, in società, lui è Baresi sono le anime e lo sono da una vita. Franco sicuramente è stato il primo, ed è stato l’esempio per Paolo. Maldini, successivamente, è stato l'esempio per altri dopo aver ricevuto il testimone dal primo. Ora in ruoli diversi sono coloro che devono portare avanti lo questo spirito. L'anima Milan, non il corpo, perché non è lo stesso degli anni passati, è cambiato. La parte migliore resta l'anima, quello che c'è dentro, non l'esteriorità. Se il Milan vuole avere un futuro c'è bisogno che le anime del passato si incarnino in un corpo nuovo, per farlo hanno bisogno di tempo e rispetto dei ruoli. Paolo a livello dirigenziale lo ha acquisito e con la storia di Raiola-Donnarumma ancora di più. Quel rispetto che si dà alle persone competenti e culturalmente preparate e che Maldini riceve al di là della maglia indossata in passato. Paolo da calciatore era amato anche da coloro che tifavano per altre squadre e anche nella figura odierna non mancano gli apprezzamenti. Per come si è posto con Raiola e come ha preso di petto la situazione, probabilmente, sono aumentati i suoi estimatori. Non è stato facile buttare a mare un patrimonio che avevi in casa, perché le qualità di Donnarumma rimangono nonostante non giochi più nella squadra che lo ha svezzato. Ma se operi bene puoi anche sostituirlo degnamente, ed è qui che nasce l'idea di puntare subito su un altro portiere, di cui si parla bene e che rispecchia l'idea Milan. Rimane la perdita economica, sopperita però dalla dignità di scegliere e di non farsi imporre dagli altri le scelte, che andrà piano piano limita con una politica di rafforzamento che renda il Milan ancora più competitivo ed appetibile ad altri giocatori.

Rimane, e parlo per me, la delusione di come il settore giovanile debba essere tutelato maggiormente perché se porto in prima squadra un giocatore, investendoci tanto, non dovrei mai perderlo a zero, in nessun caso, anche arrivando a scadenza. Almeno nel primo passaggio, da un club ad un altro, ci dovrebbe essere un indennizzo alla società che perde il cartellino. Ma questo rimane solo un mio pensiero! Detto questo, per concludere, piena fiducia in Maldini e massimo rispetto per l'uomo capace di non scendere a compromessi. Se fai questo hai la stoffa per diventare un grande dirigente, perché stavolta si è guadagnato zero ma è cresciuta la credibilità che questo sport ha un po' perso. Maldini ha dato un segnale, ed è un esempio per tutti. Strano che non lo sia stato per Donnarumma.