Non potevo non inserire questo grande campione nella mia collana di “leggende rossonere”. Non sarebbe stata completa. Come non inserire il nostro più amato capitano dopo Baresi in questa collana? Non potevo! Quindi ora scriverò di Paolo Maldini.

Ritornello che si ripete, marchio inconfondibile impresso a vita. Tutte le lettere della parola Milan sono comprese nel primo cognome che viene associato naturalmente ai colori rossoneri: Maldini. Non certo una novità, non proprio una prima volta nel capire quanto Paolo, di Padre in figlio sia parte dell’anima dell’unica squadra amata e onorata in 25 anni di carriera.
Dinastia e destino, non poteva che finire così. E nonostante papà Cesare gli avesse già tracciato la strada, primo capitano rossonero a guidare il Milan al titolo di campione d’Europa, Paolo è stato libero di scegliere su che sponda del naviglio stare. Dopo mille calci al pallone all’oratorio la prima risposta è il primo capitolo di una storia destinata a durare comunque vada in eterno. Scarpe nuove acquistate per l’occasione, talento naturale e trascinante da sottoporre all’attento sguardo di Fusto Braga. Il primo provino di Paolo con il Milan, datato 12 Settembre 1978 all’eta di10 anni e da ala destra. Non ne sarebbero serviti altri. Cartellino firmato: la dinastia continua. Da una prima volta all’altra a distanza di sette anni.
La crescita di Paolo è esponenziale: guadagna la primavera bruciando le tappe. Il preludio ha le porte spalancate per la prima squadra. Il 20 Gennaio 1985 Maldini viaggia verso Udine rimpiazzando l’infortunato Tassotti. Un problema fisico occorso a Battistini porta Liedholm, in avvio di ripresa a voler puntare su un ragazzino appena sedicenne con la maglia numero 14 e senza scarpe antighiaccio a disposizione ma a costo di entrare vanno bene anche quelle i due numeri più piccole prestate da Wilkins. 

È l’inizio di una leggenda...
Baresi come professore perfetto, la duttilità come arma per risultare anno dopo anno insostituibile. Maldini cresce con il miglior esempio possibile al proprio fianco concludendo in quel campionato la prima tappa alla ricerca della felicità. A 18 anni in tap in encon un inatteso istinto da attaccante Paolo segna il primo e decisivo goal in rossonero in serie a. Un anno e mezzo dopo al termine di una splendida rimonta sul Napoli festeggia invece il primo titolo di Campione d’Italia. Consacrazione continua e grandezza crescente, anno dopo anno. Paolo Maldini e il suo Milan vanno di pari passo, a braccetto verso quel nuovo capitolo di una dinastia che vede il numero 3 rossonero nel giro di poco meno di due anni conquistare tutto. A prima presenza in Champions League, arriva nel settembre del 1988 sul campo del Vitocha, gara inaugurale di un percorso che porterà tra battaglie vinte con la Stella Rossa e la cinquina al Real Madrid alla magica notte i Barcellona. 

Il 24 maggio del 1989, Maldini si laurea campione d’Europa per la prima volta in cartiera.  Pilota automatico inserito, con Tassotti, Costacurta e Baresi l’intesa è ferrea e dietro non si passa. Le vertigini da permanenza sul tetto d’Europa sono uno stimolo utile per cercare nuove emozioni. Per la prima volta Paolo mette in bacheca anche la Supercoppa italiana e quella europea nel doppio confronto contro il Barcellona deciso dai goal di Van Basten Ed Evani.
Poi arriva il tempo di guardare tutti da ancora più in alto: il 17 dicembre 1989 a Tokyo dopo 119 minuti di partita bloccata Evani trova il pertugio per battere Higuita. Ad appena 21 anni, Maldini aggiunge ai suoi primi traguardi il diventare campione del mondo.
Fascia da capitano al braccio dalla stagione 1997/98 per il resto tutto quasi subito.

Anche nell’arricchire costantemente il proprio palmares Paolo Maldini ha deciso di bruciare le tappe rimandando un unico appuntamento al nuovo millennio. Tre giorni dopo la finale di Manchester con il quarto titolo di campione d’Europa personale portato a casa c’è una Coppa Italia da conquistare. Altro giro altro regalo. Chiudere in maniera banale sarebbe impossibile, e se il primo goal in Champions League realizzato a Pratislava e il primo contro in Coppa Italia a Verona appaiono come lampi in una carriera da 33 reti in rossonero, la doppietta decisiva rifilata alla Regina è una chicca che non ti aspetti.
Ennesima sfida vinta oltre a finali portate a casa su ginocchia malconce di una carriera irreperibile o di una vita, forse tornando all’infanzia e a quei primi calci al pallone dati all’oratorio. Per arrivarci a Paolo servivano quattro fermate di tram, al rientro però ne bastavano due perché il resto del tragitto era una chance di competere di corsa ed in velocità fino alla via di casa con il più classico dei mezzi pubblici milanesi. Anche in quella prima volta siamo sicuri abbia vinto ancora lui.
Ora la dinastia prosegue con il figlio di Paolo: Daniel Maldini. Speriamo che si riveli un grande campione come lo sono stati il papà e il nonno.