Il derby di Milano ha rappresentato un crocevia importante per la stagione. Di certo non era la partita decisiva, ma un match che potrebbe avere risvolti importanti nel proseguo del campionato. Il Diavolo è stato travolto e sembra aver smarrito "l'effetto Ibra". Ha perso tutti i duelli individuali pur essendo tra le due la squadra che aveva meno da perdere, essendo teoricamente ancora in corsa per un altro obiettivo. A differenza dei cugini nerrazzurri che questa partita proprio non la potevano né la dovevano sbagliare. E se la sconfitta contro lo Spezia ed il pareggio contro la Stella Rossa in Europa League avevano fatto suonare un piccolo campanello d'allarme, questa sconfitta ha fatto capire che il Diavolo ha perso brillantezza e lucidità nei suoi uomini chiave.
Kjaer, che fino a qui si era dimostrato il migliore del reparto difensivo, è stato stretto nella morsa della Lu-La senza minimamente riuscire a venirne a capo, Calabria che pure stava vivendo una stagione con tantissime luci è sembrato un giovane esordiente, alle prime armi, al cospetto del miglior Perisic stagionale. Prestazione opaca anche per Kessie, che è finito nella centrifuga del centrocampo nerazzurro, finendo alla lunga per sparire dal campo. Apparso ancora troppo acerbo per questi match invece Sandro Tonali, non basta purtroppo la nomea di nuovo Pirlo per giocare partite di un certo livello, la sensazione è che gli manchi continuità. Una continuità che in questo momento, questo Milan, non può dargli. Poco incisiva la trequarti rossonera e stranamente pure Theo Hernandez. I due migliori esterni del campionato l' uno contro l'altro sostanzialmente hanno finito per annullarsi entrambi. Il Diavolo nel momento del bisogno ha provato ad affidarsi al suo campione, come giusto che sia, ma la doppia zuccata di Ibra in un minuto è stata respinta dalle manone di un reattivissimo Samir Handanovic. La stessa mano che si è opposta appena un giro di lancette più tardi su un incursione di Tonali, tiro centrale, ma ben indirizzato sotto la traversa. La partita del Milan sostanzialmente è iniziata e finita in quei tre minuti della ripresa, preludio al raddoppio interista firmato ancora da un Lautaro Martinez versione rapace.

Lui, Lukaku o Handanovic, difficile stabilire chi sia stato il migliore e il più decisivo tra le fila nerazzurre. Eppure sono state le parate del portierone sloveno a fermare la veemenza con cui il Milan era rientrato dagli spogliatoi, sono state le sue mani che hanno evitato in quel frangente, che la partita prendesse una piega differente. Per un portiere vecchio stile che ha ancora tanto da dare e il dirimpettaio Gigio prenda appunti. Prenda esempio da un portiere che nonostante qualche scivolone ha sempre fatto parlare il campo, non gli agenti. Uno che ha fatto la gavetta partendo da Udine, passando per Rimini, ed ha saputo incrementare il proprio valore grazie alle sue prestazioni. Altro che quei fior di milioni, onestamente spropositati, che pretende chi cura gli interessi del suo collega Donnarumma. Handanovic è un portiere vecchio stampo ed ha dovuto fare di necessità virtù in questo calcio che pretende che i portieri diventino registi arretrati. In questo calcio che preferisce i piedi di Ospina e Pau Lopez all' entusiasmo e la bravura tra i pali di Alex Meret ed Antonio Mirante.

Samir voglio ringraziarti, perché in questo calcio moderno tu mi hai fatto capire che per vincere servono ancora le mani e non i piedi di un portiere. E se è vero che gli attaccanti vincono le partite e le difese i campionati, beh, l'Inter in questo derby ha trovato le risposte che cercava. A 36 anni hai messo le mani sul "tuo" primo scudetto, non lasciartelo scappare!