Lo storico Israeliano Yohan Harari, nel suo libro Sapiens descrive il percorso evolutivo dell’umanità. Un cammino che ha permesso ai “sapiens” di dominare tutte le altre specie esistenti ed addirittura modellare la natura in base alle proprie necessità. Grazie a questo viaggio l’uomo è riuscito a compiere gesti incredibili come la scissione dell’atomo, l’approdo sulla luna, volare, comunicare a migliaia di chilometri di distanza in pochi attimi ecc…
Secondo lo scrittore questa trasformazione è avvenuta grazie a tre grandi rivoluzioni che hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità e del pianeta.
-La rivoluzione cognitiva
-La rivoluzione agricola
-La rivoluzione scientifica/industriale

Nei banchi di scuola quasi tutti abbiamo sempre sentito parlare delle ultime due alle quali viene dedicata una particolare attenzione, ma quasi mai viene nominata la prima; probabilmente la più importante poiché getta le basi per la formazione di quelle a venire.
La rivoluzione cognitiva
ha radici antichissime è avvenuta migliaia di anni fa ma non siamo in grado ovviamente di fornire una data precisa essendosi compiuta durante la preistoria. Essenzialmente la rivoluzione consiste nell’accorgersi della capacità degli uomini di mettersi d’accordo, ragionare e analizzare qualcosa che non esiste. Scritta in questo modo sembra molto più complicato di quel che realmente è. Vediamo qualche esempio per capire meglio. Una delle prime cose che mi viene in mente sono i confini, i confini sono delle linee tracciate immaginariamente dall’uomo, spesso vengono usati riferimenti geografici per tracciarli ma non sono stati naturalmente imposti da nessuno. Un altro esempio calzante è il denaro, noi diamo un certo valore al denaro, diamo un valore a della carta colorata poiché abbiamo la capacità di immaginare e concordare che c’è un intero sistema economico dietro. Potrei continuare con centinaia di altri esempi come la politica, il diritto i documenti ecc…

Questa rivoluzione cognitiva è un parallelismo applicabile al calcio. Il calcio nasce come uno sport fisico, quasi barbaro dove tutti e 22 i protagonisti combattevano ammucchiati per cercare di spingere con i piedi la palla nella rete avversaria. Lentamente si cominciò ad intuire che con un’organizzazione collettiva della squadra si faticava di meno e la produzione del gioco risultava molto più fluida, agevole e divertente.
Piano Piano si capì l’importanza del ruolo, quindi tornando al nostro Harari ci si mise d’accordo su qualcosa che in precedenza non era nemmeno contemplato e ora è un elemento quasi imprescindibile per lo sviluppo del gioco. Il calcio come l’umanità, dopo questa intuizione migliorò sensibilmente non tornando mai più ad essere lo stesso.
Questa rivoluzione calcistico-cognitiva, sul piano temporale è collocabile nei primi anni dello scorso secolo.

Per quanto riguarda la rivoluzione agricola, anch’essa avvenuta durante la preistoria, ma sicuramente postera a quella cognitiva, tutti ne abbiamo sentito parlare e possiamo comprenderne l’importanza. L’uomo per la prima volta non si adatta alla natura, ma la piega e la domina in base ai suoi bisogni. Per la prima volta si capisce che seminando determinati tipi di ortaggi, in un certo tipo di terreno se si ha la pazienza di aspettare e curare il campo con cura e dedizione il terreno ripagherà il tempo speso dell’uomo offrendo cibo. Si capisce di poter dominare il tempo e lo spazio adibendo determinate aree per l’agricoltura e aspettando i frutti del proprio lavoro.
La rivoluzione agricola è paragonabile alle idee di un uomo che diedero una svolta epocale dalla quale è impossibile tornare indietro. Sto parlando di Rinus Michels, storico allenatore di Ajax, con la quale vinse tutto, e Olanda dove non vinse così tanto(solo l’europeo dell’88) ma lasciò l’immagine indelebile della nazionale più bella di sempre: L’arancia meccanica del ’74.
Per la prima volta nella storia del gioco l’allenatore olandese capì che il segreto per vincere non era adattarsi all’avversario e alla partita, ma cercare di proporre continuamente una propria idea calcistica di gioco, dove tutti erano in grado di poter fare tutto. Questa tattica così innovativa ovviamente seminò il panico nelle difese di tutta Olanda e presto di tutta Europa. Da un momento all’altro immaginate di vedere una squadra con difensori che si ritrovano a fare le ali o le prime punte e attaccanti che retrocedono a difendere e pressare per fare spazio ai colleghi. Per la prima volta si domina il tempo e lo spazio, applicando schemi eseguibili solamente attraverso la maniacale cura di movimenti precisi fatti con i tempi giusti.

Per quanto riguarda la rivoluzione industriale, ne sappiamo ancor di più visto che è uno degli argomenti più recenti affrontati dai professori di storia. Il confronto storico con il modo del calcio in si concentra sul fordismo. Un movimento partocolare di una rivoluzione più generale. Il movimento industriale prende il nome dal famosissimo Henry Ford. Nella sua concezione di azienda ogni dipendente aveva un ruolo ancora più specifico fatto da movimenti semplicissimi che permettevano la massima efficienza e conseguentemente la massima produttività. Ovviamente per garantire la massima efficienza servono delle grandi menti, all’interno e all’esterno della fabbrica in grado di selezionare e guidare gli uomini più adatti ad ogni compito.
Questi ideali sono strettamente collegabili a quelli di uno degli allenatori più iconici degli ultimi anni e forse di sempre: Pep Guardiola.
Il catalano, erede della filosofia di Cruijff, a sua volta erede di Michels ha rivoluzionato il gioco creando delle squadre che erano semplicemente delle macchine perfette. L’ormai iconico Tiki Taka è un sistema di gioco basato sul continuo scambio di posizioni che serve a non dare punti di riferimento all’avversario e il continuo smistamento della palla che va a creare una ragnatela quasi ipnotica che costringe l’avversario a sprecare moltissime energie fisiche e soprattutto mentali. Il gioco parte dalla difesa e l’unico compto del portatore è quello di scegliere l’appoggio più comodo, uno dei principi base di Pep è quello di avere sempre due appoggi disponibili. Proprio come nel Fordismo movimenti semplici e rapidi garantiscono il massimo del risultato. Una volta che l’avversario abbassa la guardia con movimenti precisi e rapidissimi lo si va a colpire. Spesso si pensa il contrario ma in realtà è uno stile di gioco molto cinico. Spesso si pensa che il classico “Catenaccio e contropiede” sia un tipo di calcio cinico e organizzato, in realtà un calcio dove si deve necessariamente aspettare una mossa da parte dell’avversario non è così organizzato, ma si adatta di volta in volta alla situazione che ci si ritrova davanti; per intelare il contropiede poi, serve fantasia, atletismo ed estrema lucidità. Mentre un sistema come il Tiki Taka, permette paradossalmente un margine d’ errore più ampio, poiché nello stile attendista se il difensore sbaglia un’uscita può essere letale.

Harari nel suo libro ipotizza altre rivoluzioni che potrebbero rendere i Sapiens dei veri e propri dei, chissà quale sarà la rivoluzione calcistica che renderà il calcio addirittura divino...?

Matteo Di Mango