E’ notizia ufficiale da qualche settimana: dalla stagione 2021/22 nascerà la “Europa Conference League”, che diverrà la terza competizione UEFA alle spalle di Champions League ed Europa League, contribuendo a dare spazio in particolar modo alle federazioni minori, le quali non godono di grande visibilità nelle competizioni maggiori. Per quanto riguarda i top campionati, parteciperà la settima o l’ottava classificata, ovvero la prima squadra in ordine di arrivo che non è riuscita ad acciuffare un posto in Champions o in Europa League.

Un nuovo sistema ripartito su tre coppe, che ad alcuni ha suggerito alcune analogie con il vecchio sistema, amatissimo da generazioni di appassionati, che prevedeva la contemporanea presenza di Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Coppa UEFA.

Due meccanismi, però, completamente opposti sotto diversi punti di vista.

I FORMAT
Il sistema originale visse la seguente evoluzione: in origine, nacque la Coppa dei Campioni nel 1955/56; seguì la Coppa delle Coppe nel 1960/61 ed, infine, la Coppa UEFA (erede della Coppa delle Fiere, competizione ad inviti mai riconosciuta ufficialmente dal massimo organismo calcistico europeo) dalla stagione 1971/72.

Denominatore comune delle tre manifestazioni era il format: tutte nascevano con sfide ad eliminazione diretta con partite di andata e ritorno, con finale secca in campo neutro (eccetto la UEFA che, fino al 1996/97, prevedeva il doppio scontro finale come nei turni precedenti).
Pertanto, l’idea originale di fondo era quella di costruire delle Coppe che avevano un esito immediato, tutto deciso nell’arco di 180’.

Il crescente successo delle competizioni portò ad una rivisitazione dei format, portando al sistema attuale: la Coppa dei Campioni mutò in Champions League, prevedendo una fase a gironi (per alcune edizioni ne furono previste addirittura due) e poi, a seguire, eliminazione diretta; la Coppa delle Coppe venne soppressa in quanto non più valida a livello commerciale e, infine, la Coppa UEFA, per via del fatto che venne passo dopo passo oscurata dalla Champions League, si è trasformata nell’odierna Europa League, “copiando” il formato dalla sorella maggiore.

E ora, con l’introduzione della Conference League, il sistema dovrebbe prevedere questa nuova impostazione:

  • CHAMPIONS LEAGUE: dopo i preliminari, ci saranno 32 squadre alla fase a gironi suddivise in 8 gironi da 4 squadre. Passano le prime due classificate alla fase ad eliminazione diretta e la terza classificata retrocede in Europa League. In pratica, rimane immutata.
  • EUROPA LEAGUE: dopo innumerevoli e cervellotici preliminari, anche l’Europa League avrà 32 squadre suddivise in 8 gironi da 4 squadre. Le prime classificate passeranno direttamente agli ottavi di finale; le seconde classificate disputeranno un turno preliminare contro le retrocesse dalla Champions League (classificatesi terze nella relativa fase a gironi); le terze classificate retrocederanno in Conference League.
  • CONFERENCE LEAGUE: anche qui, con meccanismi preliminari tutti da definire, avremo 32 squadre. Analogamente all’Europa League, le prime in classifica accederanno direttamente agli ottavi di finale, mentre le seconde classificate si confronteranno in un turno preliminare contro le terze classificate retrocesse dai gironi di Europa League.

Dopo le fasi a gironi e i turni preliminari previsti come sopra, scatteranno per tutte e tre le competizioni, contemporaneamente, gli ottavi di finale, che porteranno alle finalissime per decretare i vincitori dei trofei.

Attenzione, questo sistema, orientativamente, sarà in vigore fino al 2024, data ormai da segnare, in cui dovrebbe esserci una vera e propria rivoluzione, almeno per quanto riguarda la Champions League.

Emerge dunque con evidenza la sostanziale differenza tra i due sistemi: quello originale era molto più veloce, prevedendo sfide dirette; il secondo, più complesso e strutturalmente più elaborato, garantisce un numero di partite più corposo e crea molteplici possibili combinazioni, prima di una fase finale ovviamente in linea con il vecchio sistema.


LE SQUADRE PARTECIPANTI

Come per i format, anche per i team partecipanti evince il grado di complessità diverso tra i due “mondi”.
Nella vecchia tripartizione, i vincitori dei campionati accedevano alla Coppa dei Campioni; i vincitori della Coppa federale partecipavano alla Coppa delle Coppe; dalle tre alle quattro squadre meglio piazzate nei rispettivi campionati finivano in Coppa UEFA.
Con l’attuale sistema, fondamentale diventa il ranking, che decreta, in base al posizionamento, il numero di squadre che ha diritto di accedere alle manifestazioni.

Per l’Italia, è risaputo, le prime quattro classificate vanno di diritto in Champions League; la vincitrice della Coppa Italia più la quinta e la sesta classificata vanno in Europa League (o, in alternativa, la settima, se la vincente della Coppa arriva tra le prime sei in campionato); e, dalla stagione successiva, la settima o l’ottava classificata (per via del ragionamento suddetto) accederà alla Conference League.


L’IMPORTANZA DI VINCERE

Questo è un aspetto meno tecnico ma di vitale importanza per gli appassionati.
Nel precedente assetto, vincere una delle tre Coppe era motivo di orgoglio, si “sfilava” nelle piazze quando si portava a casa uno dei tre trofei, in quanto garantiva lustro continentale e la percezione era quella di aver vinto qualcosa di realmente importante.
Vincere la Coppa dei Campioni significava andare sul tetto d’Europa; vincere la Coppa delle Coppe era bellissimo e affascinante, soprattutto per le squadre di non primissima fascia; infine, la UEFA, probabilmente ai tempi più competitiva della stessa Coppa dei Campioni, era un titolo difficile e che regalava grande soddisfazione in caso di successo.

La Champions League è sicuramente la più grande competizione mai creata nello sport professionistico mondiale.
Mi prendo la responsabilità piena di queste parole, perché ne sono convinto: niente può sostituire la musichetta prima delle partite, l’attesa, il vedere tutti quei campioni disputare un’unica competizione. E’ il top assoluto e vincerla, per un calciatore, un allenatore, un dirigente o un tifoso, è qualcosa che resta impressa per tutto il resto della propria vita.

Con il nuovo sistema, ha ormai assorbito integralmente la voglia di vincere altro: certo, l’Europa League e la futura Conference saranno comunque dei titoli, ma è evidente che non hanno lo stesso impatto che avevano le precedenti Coppa delle Coppe e UEFA. Si pensi solo al fatto che chi vince l’Europa League ha già diritto di partecipare alla Champions League, tra l’altro ammessa direttamente alla fase a gironi e in prima fascia, mentre chi vincerà la Conference League, se non si qualificherà nel proprio campionato, potrà accedere direttamente in Europa League. E’ ovvio che vincere quei titoli non è l’obiettivo prioritario, ma solo un mezzo per poter arrivare alle competizioni maggiori se il campionato non dovesse regalarne automaticamente l’accesso.

Appare ancora più chiaro quello che si sostiene spesso in molte discussioni: la via tracciata è quella di creare una Superlega con meccanismi di promozioni e retrocessioni, dando quindi lustro massimo alla Champions League e relegando a semplici strumenti di accesso le altre due competizioni.

 

- IDEA PER IL FUTURO

Arriviamo dunque al grande quesito che ha stimolato la scrittura di questo pezzo: è meglio come era prima o come sarà?

Per me, i due assetti potrebbero essere tranquillamente compatibili, costituendo un sistema del tutto unico: riportare le tre competizioni UEFA per antonomasia con gli stessi meccanismi di accesso e, di fianco, costituire il nuovo sistema basato sull’idea della Superlega, con una Super Champions al vertice e sotto le altre due competizioni che serviranno come trampolino per arrivare al tetto massimo.

In questo modo, avremmo una serie di vantaggi: la Superlega, ormai voluta dai vertici del calcio mondiale, si farebbe, con promozioni e retrocessioni che si stanno pian piano delineando, e con accesso bloccato.

Per garantire competitività ai campionati, che è il vero grande ostacolo alla realizzazione della Superlega, si potrebbe riportare in vigore il vecchio sistema, che quindi porterebbe ad avere dei campionati ugualmente frizzanti perché ci sarebbe la corsa, oltre che allo Scudetto e alla salvezza, per le posizioni europee; si darebbe nuovamente vigore alla Coppa Italia e, soprattutto, riducendo le partecipanti ai campionati nazionali, avremmo sempre sfide esaltanti.

 

Questa, in sintesi, la mia idea (purtroppo utopistica):

Coppa dei Campioni: partecipano le 55 squadre vincitrici dei campionati. Le squadre vincitrici dei primi 9 campionati del ranking UEFA accedono direttamente ai sedicesimi di finale. Le altre 46 squadre disputano un preliminare: le 23 vincitrici si aggiungono alle prime 9, dando vita alle sfide ad eliminazione diretta fino alla finalissima[1].

Coppa delle Coppe: partecipano le 55 vincitrici della Coppa federale. Stesso meccanismo della Coppa dei Campioni.

Coppa UEFA: per i primi 36 Paesi del ranking accedono le prime cinque squadre classificate in campionato che non riescono ad accedere alle prime due coppe; per i restanti Paesi, quattro squadre a testa. Tre turni preliminari, poi sedicesimi di finale fino alla finalissima.

Le partite sarebbero da disputarsi esclusivamente infrasettimanalmente: martedì la UEFA, mercoledì la Coppa dei Campioni e giovedì la Coppa delle Coppe. Tutte di sera e in contemporanea.

 

SUPER CHAMPIONS: 32 squadre partecipanti inizialmente predefinite. Stessa struttura della attuale Champions League: 8 gironi da 4 squadre. L’idea paventata di avere 4 gironi da 8 squadre è, a mio avviso, pura follia. Il bello della Champions è che tutto si gioca sul filo del rasoio. Se la Champions si trasformasse in un minicampionato, perderebbe tutto il suo fascino iniziale.

Per cui, con l’attuale sistema, passerebbero le prime due squadre di ogni girone agli ottavi di finale; le terze classificate sarebbero “salve”, mentre le quarte classificate disputerebbero un play-out tra loro per decretare le quattro retrocesse e le quattro che, invece, potranno continuare a disputare la Champions.

Le partecipanti iniziali, secondo la mia visione, sarebbero le seguenti:

  • Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Valencia, Siviglia, Atletico Bilbao (Liga)
  • Manchester United, Liverpool, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Tottenham (Premier League)
  • Juventus, Inter, Milan, Roma, Napoli (Serie A)
  • Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Schalke 04, Bayer Leverkusen, Wolfsburg (Bundesliga)
  • PSG, Marsiglia, Lione (Ligue 1)
  • Zenit, CSKA Mosca (Russia)
  • Porto, Benfica (Portogallo)
  • Anderlecht (Belgio)
  • Ajax (Paesi Bassi)
  • Dinamo Kiev (Ucraina)

 

- EUROPA LEAGUE

Anche qui, 32 squadre partecipanti predefinite. Stessa struttura della Champions: le prime due classificate vanno agli ottavi; le terze si salvano; le ultime disputano un play-out per decretare le retrocesse. Le semifinaliste saranno promosse in Super Champions.

Le partecipanti iniziali sarebbero le seguenti:

  • Villareal (Spagna), Leicester (Inghilterra), Lazio, Fiorentina (Italia), Lipsia, Werder Brema (Germania), Monaco, Lille (Francia), Lokomotiv Mosca, Spartak Mosca (Russia), Sporting Lisbona, Braga (Portogallo), Bruges, Genk (Belgio), PSV, Feyenoord (Paesi Bassi), Shaktar Donetsk, Dnipro (Ucraina), Galatasaray, Besiktas, Fenerbanche (Turchia), Salisburgo (Austria), Sparta Praga (Repubblica Ceca), Basilea (Svizzera), Olympiakos (Grecia), Dinamo Zagabria (Croazia), Copenaghen (Danimarca), Celtic (Scozia), Apoel Nicosia (Cipro), Stella Rossa (Serbia), Rosenborg (Norvegia), Malmoe (Svezia)

 

CONFERENCE LEAGUE

Questa, invece, sarebbe una competizione molto snella: parteciperebbero due squadre per federazione (tre per le federazioni comprese tra l’11.ma e la 28.ma posizione del ranking).

Tre turni preliminari, fino agli ottavi di finale. Le semifinaliste saranno promosse in Europa League.

Per questo sistema a tre coppe, appoggerei una delle ipotesi ventilate in questo periodo: disputare i match nei fine settimana. Si tratterebbe solamente di sei weekend all’anno.

Le fasi ad eliminazione diretta (ottavi di finale in poi) verrebbero disputate nel mese di maggio, a campionati finiti, sulla falsariga di una fase finale di un Mondiale o di un Europeo.


- PRO E CONTRO

Il bello di questo sistema sarebbe, come si suol dire, dare un colpo al cerchio e alla botte: da una parte, si avvierebbe la adorata Superlega con un circolo molto chiuso; dall’altra, si ritornerebbe al nostalgico sistema delle tre coppe, che darebbe colore e vigore a nuove avventure continentali.

Certo, ci sono dei problemi non da poco da considerare, in primis quello economico: è realmente sostenibile un sistema simile? Sicuramente, la Superlega, compresa Europa League e Conference, avrebbero una copertura televisiva e commerciale senza eguali, soprattutto se si pensa ad una Super Champions con tutte le più grandi squadre del continente, che non avrebbe pari con nessun altro evento sportivo del mondo.

Il problema è sul ritorno di Coppa dei Campioni&co.: per quanto possa essere impattante a livello emotivo, bisogna considerare se i club possano realmente essere interessati o se scivolerebbe tutto in favore della redditizia Super Champions.

Io sono convinto che, con adeguate operazioni di marketing, i due pilastri potrebbero essere assolutamente compatibili e regalarci emozioni indimenticabili.

Ovviamente, di pari passo, come accennato, i campionati dovrebbero ridursi a 14 squadre.

Il calcio è divertimento: bisogna andare nella direzione di spettacolarizzare tutto, di assistere a eventi importanti e mai a partite senza mordente.
E’ pura utopia, ma nei miei sogni c’è l’idea di vedere questo spettacolo che sarebbe unico.

 


[1] Se la vincente della Coppa dei Campioni non vince anche il suo campionato, accederà di diritto ai sedicesimi di finale. Pertanto, si renderà necessario un miniturno preliminare tra le quattro squadre dei peggiori campionati del ranking, in modo da avere al preliminare di riferimento 44 squadre per un totale di 22 team che passerebbero il turno.