“Tutto il mondo è un palcoscenico, donne e uomini sono solo attori che entrano ed escono dalla scena. Ognuno nella sua vita interpreta molti ruoli e gli atti sono le sette età della vita”, scriveva Shakespeare nella commedia pastorale Come vi piace (As You Like It), tra il 1599 e i primi mesi del 1600.

Quando Destro, al sesto minuto di recupero, incorna il pallone vincente nella partita contro il Sassuolo è difficile ipotizzare a quale atto delle sette età della vita di Destro stiamo assistendo. I fatti dicono che alla 29ima giornata, grazie ad un suo gol, il Bologna scavalca l’Empoli e si posiziona all’ultimo posto utile per la permanenza in Serie A. La scena, invece, mostra un Destro in panchina quasi tutta la partita, spettatore non pagante ma non per questo felice; osservatore silenzioso e triste degli altri 22 colleghi che interpretano il proprio ruolo sul campo di gioco.

La mano invisibile che scrive il copione è stata molto dura con lui negli ultimi anni, protagonista in negativo nelle stagioni altalenanti delle squadre in cui ha militato, autore di numerose prestazioni scialbe, spesso condite da errori madornali; colpi al cuore per i tifosi, delusi e sconfortati alla sua presenza in campo. Così, lo scrittore sadico impone che il ruolo di Destro sia del capro espiatorio, del triste giocatore che presta il fianco alle critiche e all’inesorabile declino, dopo un ottimo inizio di carriera che lo porta a calcare i terreni di Serie A da giovanissimo. Perché questo sembra essere il ruolo che ha deciso per lui il destino. Perché è naturale ritrovarsi sul palcoscenico della vita e, nel dramma del “è sempre buona la prima”, sbagliare o indovinare la parte, entrare o rimanere fuori dalla scena, essere l’attore principale oppure svanire come una sterile comparsa. 

Vederlo entrare dopo il pareggio messo a segno dal Sassuolo nei minuti di recupero sembra l’ennesima beffa che lo sceneggiatore ha imposto al suo personaggio. Pochi minuti di gioco che appaiono utili solo a rendere le sue statistiche più impietose, pochi minuti per esser annoverato fra i personaggi di uno sfortunato pareggio per la propria squadra, per di più dopo lunghissimi secondi di agonia per colpa di un inesorabile VAR.

Quel che il copione non può prevedere è che a volte, inaspettatamente, quando è necessario, quando gli eventi lo richiedono, l’attore è costretto a improvvisare ed è lì che può avvenire di tutto, mantenere inalterata la scena, rovinare tutto o sconvolgere un intero spettacolo.

L’inatteso è sempre dietro l’angolo e, in questo caso, proprio dietro un angolo calciato da Orsolini, nell’ultima e insperata azione della partita. Un pallone destinato all’area piccola, in un punto esatto, dove poteva esserci chiunque e invece, appena entrato, c’è proprio Destro che si libera di Lirola, stacca di testa e la mette precisa nell’angolino. Lì, dove nessuno può arrivare, neppure la mano invisibile che scrive il copione di scena e, che piaccia o meno, sembra giusto così.