Il licenziamento di Mister Sarri non è certamente arrivato inaspettato. L'eliminazione della Juventus dalla Champions League, da parte della modesta formazione francese del Lione, ha solo velocizzato una decisione che appariva obbligata . L'uscita è stata certamente causa di enormi danni economici e di immagine, dimostrando quanto la forzatura di voler allontanare Mister Allegri, nonostante un altro anno di contratto, puntando su un allenatore così diverso da "ambiente ed etichette" entrambe conosciute in tutto il mondo, fosse sbagliata.

Se voleva essere una scommessa, è stata ampiamente persa. In casa bianconera erano stati Nedved e Paratici a spingere per questa scelta e il Presidente Agnelli, per quanto scettico, si era lasciato convincere. Il grande sogno era Pep Guardiola, l'allenatore spagnolo alla guida del Manchester City, ma verificata l'impossibilità di portarlo a Torino, il prescelto è stato Sarri, l'ex allenatore di Napoli e Chelsea. 

Anche lo scorso anno era stata l'eliminazione dalla Champions a decretare la sorte dell'allenatore, che era Allegri. La Juventus è stata costruita per vincere, investendo molto, non solo in Italia, dove da nove anni e l'indiscussa regina del Campionato, ma in Europa e nel mondo. I costi a bilancio, sono elevatissimi e schierare CR7, che con Messi, è il giocatore più importante e famoso, oltre ad accendere tutti i riflettori sul campionato italiano, cosa che non succedeva da molti anni, ha proiettato la Juventus fra i club top mondiali. Il solo Ronaldo ha un ingaggio di 31 milioni netti annui, oltre 60 lordi e se la Juve non arriva almeno alla semifinale di Coppa, ammortizzarli diventa impossibile. Non è un segreto se affermo che la storia della "Vecchia Signora" racconta di una squadra super vincente dentro i confini nazionali, ma poco fuori. Due sole Coppe dei Campioni vinte a fronte di 34 scudetti, volenti o nolenti è un dato che stona e li equipara al Porto o alla Stella Rossa di Belgrado, non certo a Ajax o Barcellona, senza guardare più in alto dove Real Madrid è irraggiungibile e il Milan resta ben saldo, nonostante un decennio di pausa sportiva. La scommessa Ronaldo è stata persa, così come quella su Sarri che oltre alle scelte tecniche, che possono essere più o meno condivisibili, è sotto l'aspetto umano che non è stato all'altezza del ruolo che andava a coprire. Oggi l'allenatore deve essere professionale, in campo e fuori e se allena una "Grande Squadre" deve avere atteggiamenti e dialettica, all'altezza della situazione.             

La Juventus ha deciso di affidare la panchina a Pirlo, un grandissimo campione, ma privo di ogni esperienza. Una scelta obbligata perchè il momento economico a causa del Covid 19 è particolarmente difficile, le televisioni non hanno pagato l'ultima rata dei contratti sottoscritti e l'assenza di pubblico negli stadi, oltre a non portare le entrate preventivate, graverà nelle quote dei rimborsi che bisogneranno essere riconosciute agli abbonati. Anche Pirlo è una scommessa, ricorda quelle di Seedorf, Inzaghi, Brocchi o Gattuso, in casa Milan o il precedente di Ciro Ferrara, proprio alla Juventus. La speranza è che riesca a ritagliarsi soddisfazioni e carriera degne del suo passato, ma resto convinto che per arrivare ad allenare così in alto, dovrebbe essere obbligatorio un percorso più complesso, senza autorizzare scorciatoie, sempre dannose e poco logiche. Un modo per tutelare tutti e anche per rispettare quegli allenatori che, magari più bravi, sono senza panchina.  Una scommessa da 1,8 milioni, senza avere uno staff di collaboratori collaudato, senza avere l'esperienza della gestione di un gruppo, senza aver mai allenato neppure un minuto, affidandosi solo al fatto che sia stato un grande calciatore, "un campione", cosa totalmente diversa e non prendo in considerazione la possibilità che Cristiano Ronaldo decida di trasferirsi a Parigi o altrove, poichè a quel punto tutto sarebbe ancora più difficile.                   

Pensare ai precedenti di Cruiff per il Barcellona, o Zidane per il Real Madrid, potrebbe essere semplice, ma ricordo che anche loro avevano affrontato gli anni della "gavetta" prima di arrivare alla prima squadra. La Juventus è la squadra più titolata in Italia, le sue strategie, ricordiamo che è anche quotata in borsa, che non ha apprezzato e premiato questa scelta, tracciano le linee guida per tutti e se da un lato indicano le reali difficoltà economiche del momento, stonano vistosamente con gli ingenti investimenti che la Milano nero azzurra, sta mettendo in campo. Se la Juventus fosse obbligata a ridurre spese e investimenti, vincere in Europa con un allenatore esordiente, sarebbe quasi impossibile e oltre a questi splendidi nove scudetti, non resterebbe altro e dubito che ai vertici alti bianconeri sarebbero soddisfatti.

Un'ultima considerazione, il mercato non è ancora iniziato ma è già evidente quanto sarà difficile, per le squadre italiane, più vendere che comperare. Se il Milan mette in vendita Rodriguez, terzino sinistro nazionale svizzero, per 4,5 milioni, ricevendo una prima offerta dal Torino di 2,8 milioni, che ha necessità di coprire quel ruolo è evidente, che più che un dispetto, è la consapevolezza di avere pochi soldi a disposizione. Ecco che i 60M per Chiesa, i 40M per De Paul, i 40 per Milenkovic i 50M per Tonali, i 40M per Milik o quelli per Belotti, sono solo cifre "simboliche". L'Inter ha preso Alexis Sanchez dal Manchester Unt, gratis, perchè aveva un ingaggio altissimo e saranno molte le squadre che se effettivamente vorranno cambiare giocatori dovranno affidarsi a scambi. Il mercato estero sotto questo aspetto è più funzionale, Bakayoko ad esempio costa fra i 16 e i 20 M, fosse italiano avrebbe una valutazione doppia, come succede per Locatelli o Beraldi, "gioielli" del Sassuolo, sempre irraggiungibili.