In questi giorni è in corso sugli schermi RAI la (fortunatissima) serie televisiva “Rocco Schiavone” (con personaggio principale, magistralmente interpretato dall’attore Marco Giallini), riguardante le indagini di polizia condotte da un vice questore di polizia romano, trasferito per motivi disciplinari a svolgere il suo lavoro ad Aosta.
La serie è tratta dai libri del giallista Antonio Manzini, allievo di Camilleri e lo scrivente ha avuto modo di apprezzare proprio sulla carta stampata le “gesta” del vice questore, ben prima che il tutto assurgesse ad evento per il grande pubblico con la realizzazione della serie televisiva.

Per un “vecchio” appassionato di gialli classici come il sottoscritto (restano mitici quelli dell’adolescenza: i gialli dell’ ”87° distretto” di Ed Mc Bain), devo riconoscere che l’estro creativo di Manzini è riuscito ad elaborare un personaggio, degna espressione del nostro tempo e della mia generazione: grande fumatore (non solo di tabacco da monopolio…); visionario, cinico e con amici di vecchia data (non proprio di specchiata moralità cui è rimasto comunque legatissimo); scontroso, sarcastico ma anche generoso ed altruista, quando le situazioni lo impongono.

In tale quadro, c’è un aspetto che colpisce, per la sua singolare particolarità, ovvero la classifica delle “rotture di c...” di Rocco Schiavone, che il vice questore riporta addirittura su un tabellone, affisso sulle pareti della Questura attigue al suo ufficio e che viene costantemente aggiornato.
A parte l’originalità della cosa, ovvero la sua traduzione espressa in un tazebao, credo che tale classifica sia interiormente presente in ciascun essere umano, che abbia vissuto un certo numero di anni, con il relativo accumulo di esperienze acquisite, non proprio esaltanti.

Ora, mi è parso quasi naturale che tale classifica di “rottura dei c...” (con un grado che va in ordine crescente di intensità da 1 a 10) possa essere stilata anche dai tifosi e nella fattispecie, da un tifoso bianconero (ovviamente sempre con la dovuta ironia).

Rottura di primo grado: andare la mattina post partita a prendere un caffè al bar e trovare il solito avventore che commenta i furti della tua squadra e poi scoprire che il tizio si riferiva ad una partita dell’Udinese (unica squadra rimasta bianconera a strisce verticali) e non alla Juventus, che ormai gioca con un’inguardabile prima casacca ufficiale.

Rottura di secondo grado: ascoltare e leggere opinioni di addetti ai lavori, che criticano l’acquisto di CR7, come se il denaro l’avessero tirato fuori loro o se il popolo italiano sarà tassato per questo. Sentire i tifosi avversari che lamentano in continuazione torti arbitrali per la propria squadra (omettendo di commentare quelli palesemente a favore), secondo il noto detto partenopeo del “Chiagne e fotte”.

Rottura di terzo grado: prendere atto delle opinioni dei tifosi avversari che la Juventus vince da otto anni in Italia, perché non ci sono stati competitor di livello, come se questo (ammesso che sia vero) fosse un problema nostro e non loro. Ascoltare le critiche dei tifosi della seconda squadra di Milano, soltanto perché L’Agenzia Internazionale del Farmaco ha in animo di sospendere in via precauzionale dall’attività sportiva il calciatore Lukaku, in attesa della conclusione di accertamenti, che confermino o meno il potenziale effetto lassativo generato dal calciatore.

Rottura di quarto grado: sentir criticare la dirigenza bianconera per il mercato e poi constatare che, almeno per il momento, i risultati non cambiano: vincevamo prima e continuiamo a vincere adesso. Rammentare vanamente ai tifosi avversari increduli che il refrain “vincevamo prima e continuiamo a vincere” vale anche pre e post 2006

Rottura di quinto grado: constatare che esistono ancora soggetti che criticano le motivazioni della scelta della Società bianconera di proseguire con i ricorsi per revocare l’assegnazione del titolo 2006 alla seconda squadra di Milano (classificatasi nell’occasione terza) non processabile solo perché prescritta.

Rottura di sesto grado: ascoltare i commenti dei tifosi avversari della seconda squadra di Milano, che hanno giudicato e giudicano la tua squadra come il male del calcio italiano, tale da essere evitata come la peste e poi rilevare che, prima, acquistano calciatori della tua squadra e, poi, addirittura allenatore e dirigente sportivo di vertice. Ma non siamo quelli che rubano? Mah…

Rottura di settimo grado: vincere ogni anno il campionato e quasi tutto il resto in Italia e sentire che la mancata vittoria della Champions determina il fallimento della stagione. Ma chi commenta, ha idea di cosa abbia rappresentato e rappresenti vincere otto campionati di fila? Assistere alla conquista del campionato da parte della seconda squadra di Milano e vedere l’allenatore sul pullman scoperto in Piazza Duomo con le mani sui “capelli”, per evitare che voli via il parrucchino.

Rottura di ottavo grado: vincere il Campionato e prendere atto che ciò continua ad essere considerato dai mass media un fatto normale; mentre ove lo vincesse la seconda squadra di Milano o il Napoli ciò sarebbe da considerarsi un’impresa da inserire negli annali del calcio. A rifletterci, però, ci può stare: per la Juventus vincere è normale mentre per le altre meno.

Rottura di nono grado: essere eliminati dalla Champions League ad opera della seconda squadra di Milano, tenuto anche conto che il 2020 - secondo il calendario lunare cinese, che tale squadra ora segue con devozione per i noti motivi - è considerato l’ “anno del topo”.

Rottura di decimo grado: assistere alla conquista della Champions League da parte della seconda squadra di Milano, in epoca anteriore alla vittoria di tale competizione da parte della Juventus.