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Questa affermazione è impressa nella mente dei tifosi, dei giornalisti e della maggior parte delle persone che a vario titolo commentano il calcio. Così, quando I risultati vengono a mancare, si cambia allenatore. Sul nuovo che arriva si riversano tutte le aspettative, diventa una sorta di uomo della provvidenza che da solo deve cambiare le sorti della stagione. Nulla di più deleterio. Ci perdono tutti, o quasi. Di certo ci perde la società così come i tifosi, a parte la frangia estremista degli degli Ultras. Quella che brama l'orgasmo esistenziale, da raggiungere criticando giocatori, allenatore e dirigenza dagli spalti per dimostrare a se stessa e agli altri che è in grado di influenzare le decisioni di una società di calcio.
Ora è il turno di De Boer. Anche lui non sfugge al postulato "crisi di risultati/colpa del mister/esonero". E quindi giù con le critiche, con le liste di sostituti, col prestare un pulpito a veggenti del calcio che attribuiscono un qualche recondito significato alla presenza allo stadio dell'amico del nipote dello zio del collaboratore di Laurent Blanc.
Da tifoso sinceramente interessato alle sorti dell'Inter, ritengo che il circus messo in piedi, di cui conosco le sorti senza leggere il copione, debba essere smontato quanto prima.
Prima ancora di parlare dei meriti e dei demeriti di De Boer vediamo in che situazione si trova. Parliamo di un allenatore le cui pressioni non sono
seconde a nessuno. Ingaggiato ad una settimana dall'inizio della stagione e dopo appena un mese si è già ritrovato sulla graticola per non aver saputo fare l'impossibile: cambiare modulo, valorizzare i giovani, dare un gioco alla squadra, responsabilizzare i senatori, divertire i tifosi e imparare l'italiano meglio di Dante Alighieri. Tutto questo, chiaramente, vincendo.
Chi ha visto giocare l'Inter negli ultimi due mesi non potrà negare che è soltanto colpa dei risultati e della scarsa concentrazione di alcuni calciatori se ora non si parla del calcio di De Boer. Abbiamo, finalmente, un allenatore che ha dimostrato a tratti di saper spostare verso l'alto il baricentro della squadra, di comandare il gioco con il pressing e con il possesso palla non fine a se stesso. In più, sfrutta bene gli esterni e macina azioni offensive come mai si è visto negli ultimi venti anni a Milano, sponda interista. Qualità che, a mio avviso, lui può imprimere alla squadra soltanto se gli verrà concesso il tempo necessario. La protezione da parte della società è fondamentale, ad iniziare dal farsi trovare pronta con i giornalisti e nel tenere un canale di dialogo con i tifosi più accaniti i quali, mio malgrado, hanno il potere di disfare quanto fin ora è stato costruito e che non appare dal tabellone a fine match. È chiaro che serve coraggio e solidità societaria. Serve, inoltre, la lungimiranza. Non fossilizzarsi sulla classifica stagionale ma sulla crescita complessiva della rosa. Le partite, molto spesso, si vincono e perdono per fortuna. Fu così lo scorso anno con Mancini, che senza un gioco ma limitandosi a parcheggiare un pullman nella propria area, è riuscito a portare a casa sei vittorie di fila. È così quest'anno con De Boer, che nonostante abbia un gioco offensivo e produttivo di azioni da gol, sia stato penalizzato dalla scarsa vena realizzativa di alcuni e dai troppi legni colpiti.
Un tifoso può permettersi di guadare il risultato, ma una società ha il dovere di andare oltre. Se l'Inter saprà resistere e confermare De Boer, se saprà trasmettergli fiducia e tutelare quanto di buono ha fatto fin ora, sono certo che arriveranno le vittorie, il bel gioco e la continuità. In pratica, il paradiso per un tifoso.
#forzainter #DeBoer #sampdoriainter #noesonero
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