Non siamo ai livelli della Premier League dove hai solo una manciata di società made in Inghilterra, dove arabi, russi, cinesi, e quant’altro con i loro capitali hanno conquistato il calcio inglese. Una volta si costruivano torri, per dimostrare la propria ricchezza, poi si è deciso di competere anche sul terreno del campionato più ricco del mondo. La Premier. Dove virtualità e realtà si mescolano alla perfezione, come dimostra l’esperienza di FIFA dell’EA sports che trovi sui loghi negli stadi inglesi, sulle maglie in campo. In Italia sono una manciata guardando alla SerieA le società con proprietà straniere ed i risultati sono tutt’altro che gratificanti e contro forse ogni attesa.Tanta illusione, molta delusione. Tolta ad oggi la straordinaria parentesi Milan, tanto che forse neanche dalle parti di Milano credono a quello che sta accadendo, si sveglieranno ogni mattina stropicciandosi gli occhi, anche se Inter e Juve sono lì pronte ad agguantare la vetta al primo errore dei milanisti, per il resto c’è poco di cui essere soddisfatti. Basta pensare alle grandi società, come Inter, e Roma. Con l’Inter che doveva diventare il faro di riferimento della Cina con la nuova via della Seta ed ora pare di capirsi che in fretta e furia si vuole far entrare dalla finestra una nuova comproprietà. Progetto se non fallito vicino ad esserlo.
La Roma non ha mai brillato con la gestione straniera e mai è stata realmente competitiva per traguardi importanti, quelli che a Roma possono solo sognare, non gli resta che sognare agli amici romanisti. La Fiorentina è un progetto appena sopra la media, si parla di stadio, e tolto il colpo ad effetto Ribery, per il resto niente di straordinario, il Bologna arranca a sopravvivere, il Parma rischia la B.

Ma se qualcuno si aspettava una rivoluzione con l’avvento dei capitali stranieri, dei Paperoni che avrebbero risollevato le sorti del nostro calcio, beh, è rimasto deluso. Troppo distacco, in un calcio dove si è abituati ad avere il Presidente che entra negli spogliatoi, ad essere presente, a cazziare o incoraggiare i propri giocatori e a volte andare sopra le righe come accaduto nel derby infinito tra Inter e Juve. Invece spesso, si veda il caso Inter, finisce su chi l’ha visto.

Non siamo il calcio inglese che è abituato ad un certo modo di concepire lo spogliatoio ed il business, siamo latini, siamo passionali, non siamo solo dei freddi calcolatori che vengono a comprarsi le società per costruire stadi, centri commerciali e palazzi. Non si ha bisogno del presidente palazzinaro nel nostro calcio, ma di Presidenti competenti, presenti, tifosi, con una società che sappia essere coinvolgente. Sì, mancano i grandi capitali italiani nel nostro calcio. Non è una questione di sterile nazionalismo, se così fosse allora potremmo chiudere anche le nazionali di calcio, è una questione di storia, di passione, di fedeltà al proprio Paese, e soprattutto di fede calcistica che serve a far crescere il nostro calcio che sta vivendo una fase di trasformazione delicatissima,quella che pare si stia frantumando.

Si sta andando nella direzione dei padroni del calcio, ma non servono padroni, ma amanti del calcio che sappiano investire sia per business che per passione. Senza passione, e solo con ragionamenti da ragionieri calcolatori e freddi non si va da nessuna parte. Si rimpiangono i vecchi Presidenti del nostro calcio, le vecchie società, c’è sempre la speranza che possano tornare, forse torneranno da quella finestrella che si sta aprendo.
La speranza c’è, altro non è rimasto.