Nel giorno in cui critici, tifosi e dirigenti sono pronti a crocifiggere Maurizio Sarri, esonerato dal suo incarico a seguito dell’esclusione della Juventus dalla final eight della Champions Leaugue, penso sia opportuno fare alcune considerazioni sulla rosa della squadra. Premessa doverosa, peraltro, è che la sconfitta contro il Lione è maturate all’anadata, in uno stadio caldissimo, e non ieri notte quando, in assenza di pubblico (evidente svantaggio per la Juve), solo la differenza reti ha punito gli italiani.

Da quando Cristiano Ronaldo è approdato alla Juventus, in due stagioni quindi, nelle partite ad eliminazione diretta di Champions League, ha segnato solo lui. Sette goal, in sei partite. Risultato eccezionale, se riferito al solo CR7, risultato a dir poco imbarazzante se riferito alla squadra. In sei partite, di fondamentale importanza, nessuno è riuscito a segnare. In due edizioni! Tanto con Massimiliano Allegri, quanto con Maurizio Sarri in panchina. Escludendo Paulo Dybala, secondo marcatore sia in campionato sia in coppa, e campione indiscutibile, i rimanenti attaccanti in rosa hanno segnato complessivamente 10 reti in campionato (8 Higuan, 1 a testa Bernardeschi e Douglas Costa) e 4 in coppa. I centrocampisti non hanno in pratica contribuito alla causa (in termini di realizzazioni). Dopo CR7, Dybala e Higuain, il miglior realizzatore in campionato è stato De Ligt (4 reti). Rispetto a quanto offerto da Pirlo, Vidal, Pogba e Marchisio in anni passati (almeno uno costantemente in doppia cifra), penso che Pjanic, Bentancur (il migliore del reparto per distacco), Matuidi, Rabiot e Ramsey abbiano palesato lacune evidenti. Ingiudicabili Khedira (un ex-grande giocatore) ed Emre Can.

Per quanto sia evidente che Sarri non sia riuscito ad impiantare un gioco brillante, cosa già difficile in una sola stagione, impossibile in tempi di pandemia, farne il capro espiatorio è non solo ingeneroso ma, probabilmente, rischioso. La rosa della Juventus è insufficiente e la dirigenza ha il compito di pore rimedio. Ed è evidente, numeri alla mano, come l’insuccesso odierno passi attraverso alla solitudine di Ronaldo, prima ancora che dal demerito, eventuale, dell’allenatore.