Era ampiamente prevedibile, ma Zhang, annunciato da un mese in arrivo a Milano con soci e finanziatori, finora non si è visto. Di certo, i violinisti e i menestrelli nerazzurri (li hanno tutte le squadre) diranno che Zhang ha un amico Bunbury eternamente moribondo da andare a trovare, come il personaggio di una commedia di Oscar Wilde. Fatto sta che non si è ancora visto. L'Inter non fallirà, sia chiaro, perché ha un brand di grande valore e giocatori richiesti sul mercato, per cui alla fine, in qualche maniera, troverà qualcuno che la rilevi. Sarà Zhang, se mai, a doversi accontentare di meno rispetto a quello che chiede, ma l'Inter un proprietario dovrebbe sempre riuscire a recuperarlo. Finora, tuttavia, la proprietà è riuscita solo a tamponare le scadenze urgenti grazie al fido di qualche banca importante e alla comprensione dei creditori. BC Partners giocava al ribasso e il Fondo PIF non è stato mai realmente interessato.

Le esperienze di qualche articolo passato mi dicono che sarebbe più salutare mettere in dubbio la purezza della Santa Vergine o la trinità dell'Onnipotente, piuttosto che dubitare della ricchezza dei proprietari della squadra nerazzurra. E ciò anche se, diciamolo, non c'è nulla di disonorevole nell'avere problemi di liquidità, perché i motivi per vergognarsi nella vita dovrebbero essere altri. La comunicazione aziendale del gruppo Suning sta, comunque, facendo di tutto per dare un'immagine florida di sé, cosa legittima peraltro, visto che nemo tenetur se detegere. In tale ottica vanno letti i tentativi di agganciare la propria immagine ad altri gruppi prestigiosi dell'estremo oriente. Di fatto, per ora, l'Inter ha perso anche lo sponsor storico Pirelli ed è evidente che la famiglia Zhang sta guadagnando tempo nell'attesa che lo Scudetto, di fatto vinto, dia una spinta all'immagine della società attirando sponsor oltre che investitori. Non faccio loro gli auguri, perché sono un avversario, ma al loro posto farei esattemente quello.

Invidio l'Inter, calcisticamente parlando, quindi se qualche interista permalosone volesse dirmi che sono invidioso, glielo confermo in anticipo: invidio l'Inter. La invidio perché ha ciò che interessa maggiormente a un tifoso: i punti. Gli 11 in più del Milan rappresentano la qualificazione blindata alla prossima Champions e il titolo, ormai conquistato de facto, di campione d'Italia. E' vero, i nerazzurri hanno un allenatore che ispira simpatia quanto una Pasquetta piovosa, ma che è anche un grande tecnico nelle manifestazioni come il campionato italiano. Hanno anche un signor parco giocatori, ma il vero punto di forza è Conte, che è riuscito a tirare fuori il massimo dai suoi, quantomeno in campionato. Ha detto, infatti, una cosa palesemente non vera dichiarando in televisione di aver disputato una Champions importante. L'Inter è arrivata 4^ nel girone, quindi di importante nella Champions nerazzurra c'è stato poco. Lo Scudetto ripaga, però, degnamente l'Inter.

Il Milan ha le spalle coperte finanziariamente, anche se la proprietà non è disposta a esporsi più di tanto. Se non altro, il Milan è nella condizione di non dover elemosinare fido dalle banche ogni tot settimane e ciò ha la sua importanza. I rossoneri non hanno, tuttavia, i punti che vorrebbero o che necessiterebbero loro per essere ragionevolmente certi della qualificazione alla Champions. Sono messi bene, considerando che il quarto posto vale il secondo, ma la sicurezza è lontana.

Il Diavolo è reduce dal tornado chiamato Maresca, che non si è limitato a espellere Ibrahimovic per delle proteste soltanto da cartellino giallo, ma ha bersagliato i rossoneri di ammonizioni, come aveva fatto del resto contro il Torino. Ciò non ha influito sul risultato di Parma, però aumenterà il rischio di squalifiche nel finale concitato di campionato. E comunque, l'espulsione di Ibrahimovic costringerà ancora una volta il Milan a sostituire un perno fondamentale come lo svedese, che contro gli emiliani era entrato in maniera importante nell'azione di entrambe le reti. L'immaginario delle gente si focalizza su rigori e fuorigioco, ma come è emerso ai tempi di Calciopoli, le ammonizioni, con le conseguenti diffide e squalifiche, possono condizionare i campionati quanto se non più degli episodi tecnici. E possono farlo in maniera meno evidente. Sono certo dell'onestà del signor Maresca di Napoli, come sono stato certo qualche settimana fa dell'onestà del signor Pasqua di Nocera Inferiore. Per quanto onesti, comunque, hanno condizionato pesantemente il cammino del Milan.

L'orario di Milan-Genoa non è favorevolissimo per i rossoneri, che non vincendo darebbero molti elementi di valutazione a Juventus, Atalanta, Inter e Napoli. Rovesciando la medaglia, però, un Milan vincitore metterebbe pressione alle suddette squadre, quindi le sorti della giornata sono un po' nelle sue mani. L'unico rischio da evitare è la tentazione di fare scelte tecniche fantasiose. Dal momento che i rossoneri hanno uomini di ruolo in ogni reparto, giochino con una formazione canonica e nel modo che sanno. In assenza di gravi infortuni, non serve improvvisare nulla. Lo ripeto, Nulla.