Fabio Paratici non è più un dirigente della Juventus, fin qui tutti potrebbero rispondere "Lo sappiamo", certo che si sono passati due giorni dalla sua conferenza stampa in compagna del presidente Andrea Agnelli vicino, e degli altri due componenti della società, il nuovo ds Federico Cherubini e il vicepresidente Pavel Nedved, oltre a tutte le rappresentanze di testate giornalistiche e del web. Dopo un monologo lungo più di dieci minuti del presidente Agnelli, sul come e perchè la Juventus era finta nel vortice della causa contro la UEFA, che potrebbe mettere a repentaglio la qualificazione, sull'operato di Andrea Pirlo, giudicato da lui positivo perchè ha portato due coppe nazionali e una qualificazione Champions, su un aneddoto sul presunto possibile passaggio alla Juventus di Robin Van Persie al tempo, che poi non riuscì a ortare in maglia bianconera.
Detto questo la palla passa a Paratici, che racconta, come si sta nella società Juventus, definendola istituzione, un posto dove è difficile non stare bene, dove la coalizione della società non viene mai a mancare, e di come anche nelle trattative meno importanti, come specificato fa lui stesso, poteva essere anche una promessa di 15 anni, che andava in bestia se non riusciva a chiudere la trattativa. Paratici ha raccontato il suo primo giorno alla Juventus, quando dopo un breve conciliabolo con il presidente, si è ritrovato a cercare quel 'ristorante' dove avrebbe dovuto cenarvi assieme, ma che trovatosi davanti ad una Hosteria ha pensato di aver capito male la destinazione, salvo poi vedere il presidente arrivare proprio in luogo. Dopo una bella risata al ricordo, Paratici trova la prima emozione, che sembra portarlo quasi alle lacrime, che riesce a non far scendere tagliando il discorso con altri aneddoti. Si è parlato delle continue chiamate ad Andrea Agnelli, che si trovava negli Stati Uniti e che chiamava dall'Italia alle 14, ma che per il fuso orario dall'altra parte del mondo erano appena le 8 del mattino, e che portava il presidente a sobbalzare dal letto a chiedere cosa fosse successo. Tante parole, ma soprattutto tante emozioni, Paratici non sa rispondere ad alcune domande del suo mercato alla Juventus negli undici anni di permanenza, ma conferma che la trattativa più pericolosa fu la scommessa Paulo Dybala, e aggiungendosi al presidente del non arrivo di Robin Van Persie. Si è pronunciato anche sulla trattativa su Cristiano Ronaldo, aggiungendo che non ci furono aneddoti segreti oltre quel che sapevano tutti, e che i campioni decidono in pochissimo tempo se la destinazione li aggrada oppure no. Alla domanda pepata di uno dei girnalisti, sul presunto addio di Max Allegri nel 2019, che gli chiede se il rapporto tra lui e il tecnico livornese fosse ai minimi storici e il suo ritorno sembra aver portato la dirigenza a fare a meno di lui, Paratici risponde che non ha mai avuto problemi con il tecnico, ma proprio in quell'istante entra la voce del presidente Agnelli che ribadisce di come le storie tra squadra e allenatore o dirigente finiscano perchè in quel momento è giusto così, ma che poi si possa tornare a parlare anche dopo due anni, perchè è giusto così, che non c'è un tempo e non c'è un possibile ritorno di trattative chiuse prima. Paratici però ha un cuore debole, quindi nelle lunghe e continue domande trova sempre l'emozione che lo porta ad un quasi pianto, la tristezza nell'addio la sente tanto. Alla domanda se ha già un club dove andare, risponde che non sarebbe opportuno parlarne in una conferenza di addio, anche se tutti poi sappiamo che dovrebbe andare al Tottenham anche senza Antonio Conte che ha rifiutato la destinazione. Paratici, dopo una lunga chiacchierata per ben trenta minuti, viene insignito da un premio-ricordo di una targa per tutto quel che ha fatto negli anni juventini.

Cosa dire, alla fine Fabio Paratici ha pagato di suo forse gli errori di una società, che forse dovrebbe farsi alcune domande su come si fosse sfaldata negli ultimi 4 anni, da quell'addio di Beppe Marotta prima, di Allegri poi, per poi fare due scelte tecniche prive di motivazioni, e che ora si ritrova a riportare a casa il tecnico vincente, ma che di conseguenza deve cacciare il dirigente, che  a detta loro, avrebbe sollevato Allegri per portare Sarri, ma poi siamo certi che tutte le colpe della catastrofe le abbia solo Fabio Paratici?
Andrea Agnelli dovrebbe fare un mea culpa.