Scritto con la mia fidanzata Alice

Premier League 2015-2016. Liga BBVA 2018-2019. DFB Pokal. FA Cup 2012-2013. Quattro competizioni di tre diverse nazioni, entrate nella storia per i risultati sconcertanti di alcune squadre, che potremmo definire le “principesse” di queste magnifiche “favole”. Ma un dato sconcertante è la totale assenze di queste in Italia. Da quanto tempo una squadra di Serie D non arriva in finale di Coppa Italia, o una squadra di bassa classifica, come l’Empoli, non si batte per l’Europa, o magari per lo Scudetto? In verità la prima è impossibile: l’antiquato sistema italiano permette solamente un esigua partecipazioni di club di Serie D alla nostra coppa nazionale. Il numero preciso è 9. Pochissime, se si pensa che il 90 percento di queste viene eliminato già al primo turno, contro le squadre di Serie C, anche queste non in numero elevatissimo (27!). La DFB Pokal ne ammette persino di meno, 28 fra terza, quarta e quinta serie, ma le possibilità che una squadra si ritrovi nei turni finali sono estremamente più alte. Al contrario, la FA Cup è un torneo mastodontico: le prime 3 divisioni professionistiche e le restanti 3 semi-professionistiche possono accedere senza alcune limitazione, anche se devono disputare dei turni preliminari, cosa che ovviamente non riguarda i club di Premier League e Premiership. Inoltre, non è presente nessun sorteggio, quindi gli abbinamenti sono completamente casuali. Utopia, per la nostra Italia. Ma queste favole cosa sono? E chi sono queste principesse?

 

Premier League 2015-2016: Magica Leicester!

La stagione 2014-2015 si era conclusa con la tanto agognata salvezza per le Volpi inglesi, con 6 punti di vantaggio sulla zona retrocessione, grazie ad un filotto di 7 vittorie nelle ultime 9 giornate. Tuttavia l’allenatore Nigel Pearson si dimette il 13 luglio e la panchina è affidata ad una vecchia conoscenza del calcio italiano, il maestro Claudio Ranieri. Dopo una deludente esperienza con la nazionale greca, il tecnico romano tentò la sorte proprio in Inghilterra, con una squadra di medio-bassa classifica che ancora una volta, si pensava, avrebbe tentato di raggiungere una tranquilla salvezza. Ma Ranieri spazzò via ogni pronostico, passando come un ciclone sopra la Premier League, mietendo molte vittime fra i top club inglese, portando quel sole che mancava da troppi anni.

All’inizio del campionato il solito Manchester City di Guardiola mantenne la prima posizione, per poi cederla all’Arsenal e ai rivali cittadini del Manchester United. Tuttavia il Leicester inanellò una serie incredibile di risultati positivi, issandosi al primo posto nella classifica e custodendo gelosamente questa posizione fino al termine della stagione. Quando il 2 maggio il Chelsea pareggiò nel derby cittadino con il Tottenham, la città di Leicester potè finalmente esultare dopo anni passati all’ombra delle grandi squadre. La passione calcistica si riaccese nelle anime dei cittadini, tornando a bruciare come una fiamma viva. E l’ossigeno delle vittoria non faceva che alimentare questo fuoco di vita. Ranieri raggiunse il punto più alto della sua carriera, insieme a giocatori come Ryhad Mahrez, N’golo Kantè e Jamie Vardy. Che è anche l’ultimo big rimasto fedele alla squadra che lo ha reso immortale, permettendogli, dopo una carriera da giocatore dilettante con precedenti penali, di mostrare il suo immenso talento al mondo intero. Persino il Barcellona si muoverà per acquistarlo, ma lui porrà il suo veto, a differenza dei vari Mahrez, oggi a Manchester sponda City, Kantè e Drinkwater, centrocampisti alla corte del re Sarri. Il principe Jamie si è trovato catapultato in una favola e ha deciso di restarci, qualsiasi sia la conclusione. Perchè la cenerentola Leicester potrebbe ancora soprenderci.

Inoltre voglio concedere un’ultima preghiera al presidente Vichai Srivaddhanaprabha, morto in un tragico incidente il 27 ottobre, avvenuto subito dopo che il suo elicottero aveva lasciato il King Power Stadium. Decollando perse quota velocemente, schiantandosi contro il parcheggio antistante lo stadio, provocando la morte quasi istantanea di tutti i suoi passeggeri. Il 21 gennaio successivo l’aereo che trasportava Emiliano Sala, nuovo giocatore del Cardiff, precipitò nel Canale della Manica. Due episodi tragici che hanno colpito la Premier League. Rivolgo una preghiera ai giocatori e ai tifosi del Leicester, ancora scossi per l’accaduto, e alle famiglie dei due morti. Che riposino in pace per sempre. Il calcio li ricorderà come due raggi di sole nella tempesta. Come due principi in una favola.

 

Liga BBVA 2018-2019: quante sorprese!

La Liga si era aperta con un clamoroso esodo dal Real Madrid: Zidane si era dimesso, Ronaldo si era trasferito alla Juventus, rivale dei Blancos in Champions League. I due uomini che avevano segnato un epoca di grandi successi a Madrid se ne erano andati, lasciando uno spogliatoio formato da molte stelle, ma nessun leader vero. Con un tecnico, Lopetegui, che aveva scandalizzato tutto il mondo del calcio, a causa del suo accordo trovato ancora durante i Mondiali, che gli costarono l’esonero anticipato. La stagione non iniziò bene, con un Real costantemente in difficoltà anche con la squadre di basso livello: i giocatori chiave, fra tutti Kroos, Casemiro, Marcelo e Bale, vedono sempre più spesso la panchina, a causa del nuovo ciclo che sta cercando di avviare Lopetegui, i cui risultati tuttavia stentano ad arrivare. Così il 28 ottobre, l’indomani della sconfitta nel Clasico, viene sollevato dal suo incarico e al suo posto subentra Solari, che riesce a riportare i Blancos in zona Champions, ma esclude giocatori del calibro di Isco e Marcelo. Due esperimenti importanti, che tuttavia non possono realizzarsi in così poco tempo in una piazza così esigente. Infatti Florentino Perez l’11 marzo esonera anche il tecnico argentino, richiamando sulla panchina blanca Zinedine Zidane: un ritorno in cui nessuno credeva, ma che si è concretizzato smentendo tutti i giornali sportivi europei, che accostavano il tecnico francese alle maggiori squadre europee, tra cui figurava anche la Juventus. Tuttavia questa love-story madridista sembra già sulla via del tramonto, dopo la sconfitta contro il Valencia. E sinceramente la stagione 2018-2019 verrà dimenticata al più presto dai tifosi delle Merengues, emblema di un fallimento totale, con la squadra fuori dalla Champions, troppo lontana dalla vetta della Liga e eliminata dalla Coppa del Rey. Una vera e propria sorpresa, in negativo.

Passando al capitolo sorprese positive, ne possiamo elencare molte, partendo sicuramente dal Getafe, uno dei club dell’area metropolitana di Madrid, che sta vivendo la miglior stagione in Liga BBVA della sua storia, trovandosi al momento al quarto posto, che le garantirebbe la qualificazione diretta ai gironi di Champions League, un sogno per un club che è solo 2 anni fa si trovava in Segunda Division, ma che già dall’anno scorso gioca un buon calcio, anche grazie agli investimenti del presidente Mansur bin Zayd Al Nahyan, che possiede anche il Manchester City e l’Al-Jazeera. Quindi si potrebbe considerare il Getafe come semplice squadra satellite, ma in verità rappresenta una realtà ormai affermata del calcio spagnolo, ritrovandosi per il secondo anno di fila in posizioni altissime della classifica. Il leader della squadra è il bomber Jaime Mata, navigato attaccante spagnolo che ha già messo a refertaglio ben 13 goal. Più di un terzo dei 37 complessivi della squadra. Una bella sorpresa, che speriamo riesca a centrare l’obbiettivo Champions. Il Deportivo Alaves è un altra piacevole favola della Liga: dopo l’annata scorsa, conclusa con un anonimo ma salvifico 14esimo posto, ad oggi si trova settimo, in piena lotta per l’Europa che conta. Tuttavia non sarà una corsa facile, con il Valencia e l’Athletic Club che sono tornati più forti, portandosi dalla zona retrocessione fino alla metà alta della classifica. Mentre il Siviglia di Andrè Silva galleggia placidamente fra il quarto e il sesto posto da tutta la stagione, senza convinzione. Ma se vorrà almeno l’Europa League dovrà fare attenzione alle due squadre basche e alla squadra di Valencia, che è quella che fa più sul serio, trovandosi in un incredibile striscia positiva. Il Villareal, invece, sta vivendo una favola terribile: 17esimo posto, a +1 sul Celta Vigo terzultimo, che dopo una straordinaria passata stagione, si trova incagliata in una lotta che vedrà soccombere una delle due squadre spagnole, fra le più note e competitive. Tante favole, ma una sola dominatrice incontrastata, il Barcellona. La Liga è il campionato che più assomiglia alla Serie A, ma almeno qua possiamo trovare un po’ di magia.

 

DFB Pokal: la coppa delle possibilità!

Robert-Nesta Glatzel è un nome che si segneranno molti tifosi bavaresi deboli di cuore. In poche parole, quando giocherà lui e il suo Heidenheim, paramedici e defibrillatore a portata. Stare per perdere contro un club di secondo divisione è roba da DFB Pokal! E a Monaco stavano per provare quel brivido freddo, che avrebbe lasciato un segno indelebile nel forte orgoglio bavarese. Solo che i sogni di gloria del Heidenheim sono stati spezzati da un Lewandowski senza cuore, che ha estromesso il piccolo club dalla competizione con quel maledetto rigore all’83esimo. Eppure i giocatori se la sono cavata egregiamente, mostrando le loro migliori capacità davanti ad uno degli stadi più importanti del mondo. Ma proprio lui, Glatzel, con quella tripletta che ha sancito il definitivo 5-4, rimarrà il boccone più indigesto di un banchetto sin troppo pesante per il Bayern. Che è ormai divenuto un maestro nell’infrangere sogni, come quando l’anno scorso distrusse il malcapitato Paderborn con un perentorio 6 a 0, scontrandosi poi in finale contro il Francoforte, che si rivelò uno scoglio troppo arduo da superare: la squadra dell’ex Milan Boateng vinse 3 a 1, grazie ad una straordinaria prestazione corale, resa ancora più magica dagli assoli dell’ex Fiorentina Rebic (2) e di Gacinovic. L’allenatore era Niko Kovac, che adesso allena proprio i bavaresi. Sorte sfortunata.

Quest’anno invece si affaccia una nuova sorpresa alle semifinali di DFB Pokal: stiamo parlando dell’Amburgo, che dopo la prima retrocessione della sua centenaria storia (e la conseguente interruzione dell’orologio che si trovava al Volksparkstadion, che segnava gli anni, i giorni, le ore, i minuti e i secondi di permanenza nella massima serie tedesca), si ritrova catapultato alle semifinali del coppa nazionale e allo stesso tempo secondo in Zweite Bundesliga. Va detto che il percorso degli anseatici fino ad ora li ha favoriti non poco: in ordine ha sfidato Erndtebruck, Wehen, Norimberga e Paderborn. Mentre il suo prossimo avversario sarà il RB Lipsia, che ha già dovuto affrontare 3 formazioni di Bundesliga, superando agilmente ogni ostacolo. Insomma, la DFB Pokal è una coppa dove ogni squadra, se motivata nella maniera giusta, può andare più o meno avanti. Non mi resta che augurare all’Amburgo la promozione!

Campionato Bonus: Bundesliga 1. 2018-2019

Non vi è molto da dire sulle prime tre posizioni del massimo campionato teutonico, visto che i nomi sono sempre gli stessi, ma dopo più di un lustro ritroviamo finalmente il Borussia Dortmund a guidare la classifica, con la sicurezza e il talento che mancavano dal tempo di Klopp. Il tecnico Lucien Favre ha saputo migliorare i giocatori a propria disposizione e li ha sfruttati come meglio non poteva: Reus e Alcacer sono rinati, Sancho, Larsen e Pulisic sono stati scoperti. E la lista di giovani è veramente numerosa. Una favola che sta per conoscere il suo esito e la sua morale.Al secondo posto si trova il Bayern Monaco, che da tutta la stagione insegue i gialloneri, cercando di sfruttare gli ultimi colpi di Robben e Ribery, ormai sulla via del tramonto. Allo stesso tempo il mister Kovac sta cercando di avviare un nuovo ciclo di giovani, che tuttavia stentano a carburare, limitati anche dai numerosi infortuni. Al terzo posto troviamo il RB Lipsia, ormai divenuto una solida realtà del calcio tedesco, dopo che, scalate tutte le divisioni del calcio tedesco, nella sua prima stagione in Bundesliga era riuscito a centrare il secondo posto. Quest’anno la squadra di Rangnick presenta un gioco di ottimo livello, che ben si adatta alle caratteristiche dei suoi giocatori chiave Werner, Poulsen e Forsberg, e fa della difesa ferrea la sua massima prerogativa: sono solo 20 i goal subiti dai biancorossi. L’estromissione dall’Europa League per mano del fratello Salisburgo sembra aver giovato al loro gioco. Ma la terza posizione è insidiata dalla vera sorpresa di quest’anno: l’Eintracht Francoforte, un nome che molti interisti ricordano di sicuro, con triste amarezza. Perchè la loro squadra venne sconfitta a San Siro proprio dai tedeschi, con un gran pallonetto di Jovic, che è una delle tante stelline del firmamento Eintracht, completato da Rebic, Haller e Gacinovic. Inoltre il portiere Hradecky rappresenta una delle certezze di maggior livello di questa squadra, oltre che della nazionale finlandese. A seguire troviamo il Werder Brema, che dopo anni di anonimato finalmente lotta per le posizioni che contano, mentre un abituale frequentatrice di queste posizioni, lo Schalke 04, è invischiato in una lotta salvezza che potrebbe rivelarsi fatale per la nostra cenerentola. Che abbia morso la mela avvelenata? Di sicuro sta aspettando il principe che la svegli da questo torpore di risultati.

 

FA Cup 2012-2013: un redivivo Wigan retrocede ma vince la coppa nazionale!

Il 19 maggio 2013 alle ore 19.00 il Manchester United può festeggiare la vittoria di un meritatissimo campionato, che rimarrà ancor più impresso perché vinto sui cugini del City. Tuttavia, a non molti chilometri da Manchester, la cittadina di Wigan non se esultare o piangere: i proprio beniamini sono sì retrocessi in Premieriship, ma hanno vinto la FA Cup e l’anno successivo disputeranno l’Europa League. Da una parte un risultato storico, dall’altra un fallimento. Favola o incubo?

La stagione del Wigan Athletic, modesta squadra inglese, non era partita con i presupposti giusti e si trovava sempre in zona retrocessione, fino a quando, a due giornate dal termine, complice una sconfitta con l’Arsenal e il contemporaneo pareggio dell’Aston Villa quartultimo, il Wigan viene matematicamente retrocesso in Premiership. Ma quattro giorni prima di ciò era accaduto l’impensabile, in FA Cup: dopo un cammino sorprendente nella coppa più antica d’Inghilterra, dove aveva eliminato squadre come l’Everton (per ben 3 a 0!), l’11 maggio avrebbe potuto giocare la finale della coppa, contro i superfavoriti Citizens, che prima avevano letteralmente asfaltato per 5 a 0 la cenerentola Barnsley, per poi battere 2 a 1 il Chelsea. Il match si preannunciava come uno scontro fra Davide e Golia, però alla fine dei 93 minuti di gioco l’intero Wembley rimase ammutolito: il Wigan, che stava per retrocedere, aveva battuto la squadra di Roberto Mancini, giocando una partita superba, coronata dal gol di Watson al 91esimo. Un miracolo calcistico che permise ai giocatori di giocarsi l’Europa l’anno dopo, venendo tuttavia eliminati già alla fase a gironi, mentre in FA Cup si resero nuovamente protagonisti arrivando in semifinale. Tornando alla stagione della storica vittoria, bisogna dire che il merito di questa vittoria va dato completamente alla squadra, che nonostante si trovasse in un momento complicatissimo, ha saputo tirare fuori le giuste motivazioni al momento opportuno, aiutata anche da una tifoseria sempre presente, che ha accompagnato i propri beniamini in ogni partita. Il tecnico Martinez, non a caso, diverrà prima tecnico dell’Everton e poi del Belgio, di cui lo è tuttora: una dimostrazione della qualità di quella squadra, che tuttavia non riuscì ad esprimersi a tempo debito. Ma la favola Wigan, nonostante un epilogo agrodolce, verrà ricordata a lungo nelle cittadina inglese e anche altrove, perché guardando le vincitrici degli ultimi 10 anni, chi non rimarrebbe stupito di leggere Wigan Athletic?

 

Perchè queste favole non accadono in Italia? Beh, la “colpa” va alla Juventus, che ha sapientemente reso monotono il calcio italiano, grazie agli investimenti, ai giovani, alla società. Insomma, la colpa non è dei bianconeri, ma delle altre società italiane, che si sono letteralmente appoggiate sugli allori, rimirando i gloriosi risultati del passato, senza pensare al futuro del calcio. Che è stato letteralmente comprato dalla Vecchia Signora, che, giustamente, non si accontenta di aver vinto 7 scudetti di fila, ma ne vuole 8. Poi 9. Poi 10. Fino a quando non verrà un’altra società con lo stesso atteggiamento e la stessa disponibilità economico, perché anche questa fa la differenza. L’Inter e il Milan si stanno muovendo in questa direzione, a piccoli passi, mentre il modello virtuoso di cenerentola è rappresentato dall’Atalanta, capace di esprimere un calcio stupefacente. Poi un’altra caratteristica antropologica favorisce l’ascesa di squadre di medio-bassa classifica, ed è il tifo localizzato, cioè la tendenza delle persone di una determinata area a tifare per la squadra del luogo, di qualunque serie essa sia. Per questo a Berlino, nonostante manchino squadre di un certo livello, è praticamente impossibile trovare tifosi del Bayern, mentre ad Amburgo tutti sono fedeli alla storica squadra della loro città, che rimane, nonostante la retrocessione, la rappresentazione della loro regione. Lo stesso avviene in Inghilterra, mentre già in Spagna e in Francia il modello tende ad avvicinarsi a quello italiano: com’è possibile che andando a Bari o a Palermo, storiche rivali della Juventus, si trovino più tifosi bianconeri? Non è forse sintomo di un Italia che ormai non crede più nei miracoli, che si rifugia nelle vittorie certe? Un altro punto a sfavore del campionato italiano è l’affluenza agli stadi e il conseguente ricavo da essi: diciamo tanto di vivere per il calcio, ma dove? Gli stadi ogni domenica sono costantemente mezzi vuoti e il San Paolo sembra un edificio abbandonato, tali sono le condizioni in cui versa. L’unico stadio che ricorda gli anni d’oro è l’Atleti Azzurri d’Italia, che si avvicina alla tipologia teutonica dello stadio perfetto. Noi italiani non viviamo di calcio, ma di tutto ciò che lo circonda: calciomercato, gossip, Calciopoli, scommesse. Ma in fondo, a noi, delle favole non importa proprio nulla. Come neanche delle partite. Piuttosto stiamo ore a pensare a dove andrà Icardi, mentre della sua straordinaria prestazione a Marassi non ci importa. Perchè noi italiani non crediamo più nelle favole e ciò si ripercuote sui giocatori, che ormai non lottano più. Vi immaginate un Genoa in lotta per la Champions? Bene, io sì. Ma molti no. Io rimango volentieri nel mondo delle favole. Italia, cambia prima che sia troppo tardi. Perchè andando avanti così, il calcio non sarà più calcio.

Federicoz e Alice