In seguito ai recenti arresti dei capi dei gruppi ultras nella curva Sud dell'Allianz Stadium bianconero, reco la testimonianza di un'esperienza personale vissuta lo scorso anno in occasione della trasferta al Wanda Metropolitano per gli ottavi di Champions.

Insieme ad altri tre amici, abbiamo acquistato il pacchetto (hotel più biglietto) dall'agenzia ufficiale incaricata dalla Juventus per l'organizzazione delle trasferte europee.
Il biglietto del settore ospiti individuava, ovviamente, settore e posto riservato ma la realtà è stata ben differente, in quanto il settore era occupato dai vari gruppi di ultras secondo uno schema che, presumo, ricalcasse un canone classico delle trasferte.
Ricercando il posto riservato, ci siamo sentiti rispondere che "qui il posto indicato sul biglietto non conta; ci si siede dove capita" e abbiamo immediatamente compreso che non era assolutamente il caso di mettersi a discutere.
In pratica era come tornare indietro agli anni 70/80 quando si entrava nella curva Filadelfia dello Stadio Comunale a forza di spinte "ad ondate" con l'unica (sostanziale) differenza che all'epoca il posto riservato in Curva non esisteva e che, se capitava, si stava tranquillamente in mezzo agli ultras.

A quei tempi pensavo che essere ultra' significasse soltanto ed esclusivamente nutrire un amore sviscerato per la propria squadra (sempre presenti in casa e fuori con notevoli sacrifici economici e anche relazionali). Purtroppo, la "poesia" di quei tempi è stata ora sostituita dall'aver appreso che qualcuno lucrava - a danno di un tuo compagno di tifo - sull'amore per la squadra del cuore.

E' sinceramente avvilente, ma sono convinto che la stragrande maggioranza dei frequentatori delle Curve di tutta Italia continui ad essere animato solo dal grande amore per il calcio e dal tifo per la squadra di appartenenza.

Se così non fosse, sarebbe la frantumazione di un sogno, l'inizio della fine...