Per la precisione, la congiura alla base della "morte" del Marotta juventino è stata ufficializzata il 29 Settembre dello scorso anno, terzo giorno prima delle calende di Ottobre, nel calendario romano, quando la Juve affrontava e batteva il Napoli allo "Stadium". Come la famosa canzone di Mogol e Battisti, è probabile che Andrea Agnelli, in quella data, seduto in quel caffè, non stesse affatto pensando al suo fidato scudiero, intento ad osservare il mondo che gli girava attorno. Scherzi a parte, la scelta del numero 1 bianconero risaliva, sicuramente, a qualche giorno\settimana precedente alla supersfida, palcoscenico nel quale la trombatura è stata svelata all'Italia intera. Digerita questa delusione, vista la popolarità riscossa dal dirigente varesino presso il tifo juventino, come se non bastasse, si è appreso, a mezzo stampa e a mezzo social, del passaggio di Beppe nella Milano nerazzurra. 

La pugnalata definitiva di Andrea Agnelli affonda il coltello nella piaga, presumibilmente, durante le prime settimane del mercato estivo precedente. Come affermò Paratici, in una lunga intervista concessa alla "Gazzetta dello Sport", in casa Juve qualcosa di grande bolliva in pentola. Due le possibilità vagliate dalla dirigenza: "scatenare un casino", Paratici dixit, nel tentativo di comprare Icardi dall'Inter oppure comprare Cristiano Ronaldo. Già, proprio Ronaldo incarna quel colpo mortale inflitto a Marotta, a detta di molti rumors.

Affare complicatissimo, frutto di un colloquio assai informale tra Jorge Mendes e Fabio Paratici, la famigerata notte di Madrid, nel quale l'agente portoghese esterna al DS bianconero l'apprezzamento per i colori juventini dell'asso lusitano. Paratici ne parla con Agnelli, il quale, dopo una forte perplessità iniziale, avalla la trattativa del secolo. Punto (o pugnalata) di svolta è la prima riunione operativa, per discutere della strategia da adottare e delle cifre in gioco. Agnelli Andrea? Presente. Nedved Pavel? Presente. Paratici Fabio? Presente. Marotta Giuseppe? Assente. Comunque, l'AD juventino prese parte alla seconda riunione, ma perchè alla prima era assente (ingiustificato)? Il mistero si infittisce, poichè il neo responsabile dell'area sportiva Paratici, non chiarisce il motivo per cui Marotta non fosse presente a quel summit così importante. 

Non tornano neppure quelle dicerie, secondo cui Beppe non fosse pienamente in armonia, con il resto della dirigenza, avendo già piazzato, due anni prima, un colpo da 90 (in tutti i sensi), scaricato dopo pochissimo tempo. Dettaglio ampiamente smentito da Paratici stesso e dal diretto interessato. Resta il fatto che il figlioccio di Marotta, da qualche tempo, mostrava una certa libertà in sede di mercato. Esempio lampante è l'approdo di Emre Can alla Continassa, frutto, a quanto pare, di una serrata corte del piacentino, grande conoscitore di talenti tedeschi. "Quoque tu, Fabie, fili mi!".

L'addio di Marotta e il conseguente approdo alla corte Suning ha dato il via a una serie di esternazioni, partorite dai dirigenti juventini. A Nedved che gli imputava di non esser stato mai uno juventino, frase peraltro derubricata come battuta, qualche tempo dopo è arrivata la giustificazione di Agnelli, circa la separazione (o la pugnalata) unilaterale dall'AD. "Abbiamo avuto coraggio, in un momento in cui tutto andava bene di rinnovare la prima linea di management della societàMi sono ispirato a un concetto che mi ha sempre guidato: cambiare prima di essere costretti a farlo, per saper affrontare le sfide del futuro. Ora abbiamo una linea di management che guida le rispettive aree della società: sport, ricavi e servizi, totalmente rinnovataFresca e giovane per età ma non per esperienza all'interno del club. Una squadra che ci permetterà di affrontare le sfide che ci attendono da qui al 2024, quando secondo me ci potranno essere grandi cambiamenti nel mondo del calcio".

Sfida affascinante, quella che vedrà contrapporsi, da un lato, il secondo triumvirato bianconero (Agnelli-Nedved-Paratici), rappresentato sul campo dal giovane Fabio e Marotta, dall'altro, facente le veci del biscione nerazzurro, durante il prossimo mercato estivo. Tanti i nomi contesi da entrambe le squadre, due avversari, Marotta e Paratici, compagni di avventure, con il primo a fare da "padre adottivo" al secondo. Due metodologie di lavoro apparentemente simili potrebbero riservare grandi sorprese, fra colpi di scena e manovre di disturbo, per solleticare la curiosità di stampa sportiva e opinione pubblica. "Veni, vidi, vici", sebbene un primo anno non proprio positivo in bianconero, è frase pronunciata dal Marotta juventino, al pari del dictator romano. Speriamo non la pronunci in quel di Mediolanum.