Con il turno infrasettimanale del 21 e 22 dicembre è volto al termine il girone d'andata di Serie A.
L'Inter è in testa con un buon margine su Milan, Napoli e Atalanta che provano a rimanere a contatto, mentre nelle retrovie se il campionato si concludesse oggi direbbero addio alla massima serie Genoa, Cagliari e Salernitana.
Tra le individualità spiccano inevitabilmente nomi altisonanti come Vlahovic, Brozovic e Koulibaly, ma è giusto concedere un po' di considerazione e visibilità a chi senza troppi proclami ha tenuto alto il proprio rendimento ed è diventato perno della propria squadra di appartenenza.
Ecco qui quindi la top 11 di coloro che si sono distinti per aver superato a suon di prestazioni positive ogni tipo di aspettativa.

IL PORTIERE
Guglielmo Vicario
: riserva di Cragno a Cagliari lo scorso anno, Vicario, classe 1996, questa estate ha preso la coraggiosa decisione di cercare un posto dove giocarsi le proprie carte da titolare, ed è stato ampiamente ripagato. Accostato per settimane al Genoa che non gli dava garanzie sul minutaggio vista la presenza di Sirigu, ha scelto Empoli per provare a lanciarsi. Con lui a difendere i pali la squadra toscana ha trovato un elemento in grado di garantire buoni riflessi, sicurezza nelle uscite e abilità nel gioco con i piedi. 34 reti subite non sono poche, ma il nono posto in classifica certifica come si tratti del risultato di una filosofia votata all'attacco (oltre che di una coppia centrale non proprio affidabilissima) più che di una mancanza dell'estremo difensore. L'ultima gara col Milan, in cui Vicario ha responsabilità su almeno 2 dei 4 gol incassati, è l'unica macchia di un girone d'andata ampiamente sufficiente, e chissà che per Vicario non possano aprirsi anche le porte della nazionale di Mancini.

LA DIFESA
Nicolò Casale
: la parabola di Casale è piuttosto interessante. Nella scorsa annata ha giocato a Empoli, in Serie B, guadagnandosi la titolarità in 20 gare, poco più di metà campionato. Tornato a Verona, squadra che ne deteneva il cartellino, nelle previsioni doveva essere una riserva da utilizzare in caso di necessità. Di Francesco invece lo ha lanciato nella difesa a 3 di juricciana memoria, e Tudor non ha avuto alcun dubbio sul confermarlo a discapito del più esperto Ceccherini, convinto dalla bontà delle sue prestazioni. A vederlo giocare Casale sembra costruito in laboratorio per il sistema dell'Hellas. Aggressivo, capace di duellare con gli avversari senza mai abbassare la guardia e di applicare una marcatura a uomo asfissiante, ma anche di sganciarsi palla al piede rendendosi pericoloso in attacco. La miglior giocata del suo 2021, il cross per l'incornata di Kalinic contro il Genoa, ne è la perfetta dimostrazione.
Amir Rrahmani: con le 17 presenze totalizzate fino ad ora, il difensore centrale kosovaro ha già superato il bottino della scorsa stagione. Da oggetto misterioso con Gattuso a punto di riferimento con Spalletti la trasformazione è stata stupefacente. Rrahmani ha ritrovato fiducia e riassestato il suo rendimento ai livelli di Dinamo Zagabria prima e Verona poi, senza essere scalfito dall'assetto di gioco a 4, lui che con Juric era esploso in una difesa a 3. Con Koulibaly forma una coppia perfetta grazie alla sua capacità di giocare la palla (92,3% di passaggi riusciti, 77,8% nei lanci lunghi) e di affrontare l'avversario in uno contro uno. Anche senza il senegalese, infortunato da qualche settimana, ha dimostrato di essere capace di comportarsi da leader difensivo e di guidare il reparto arretrato di una squadra importante come il Napoli. A completare il quadro anche per Rrahmani ci sono anche due gol segnati, di cui uno pesantissimo contro la Fiorentina.
Arthur Theate: difficile non provare ammirazione per il reparto scouting del Bologna, che negli ultimi anni ha scoperto gioielli quali Svanberg, Dominguez e l'attuale terzino destro dell'Arsenal Tomiyasu. Alla lista in questo inizio di stagione si è aggiunto il centrale belga Theate, prelevato in prestito con diritto di riscatto fissato a 5 milioni di euro dall'Oostende. Una cifra che già ora appare irrisoria. Theate si è inizialmente, in modo piuttosto paradossale, messo in mostra per le sue doti offensive, segnando due gol (più un assist) nelle prime tre presenze. Una volta conquistato il posto da titolare, complici i problemi fisici di Bonifazi e la scarsa affidabilità di Soumaro, ha iniziato a far vedere anche le abilità difensive. Coraggioso, attento, aggressivo nel pressing e abile nel leggere le linee di passaggio avversarie, è il prototipo del braccetto moderno. Senza paura anche quando deve uscire e far ripartire l'azione, c'è molto di suo nel decimo posto della squadra di Mihajlovic.

IL CENTROCAMPO
Antonio Candreva
: definire sorpresa un calciatore con più di 300 presenze in Serie A sembra strano, ma in pochi si sarebbero aspettati un tale rendimento da Candreva alla veneranda età di 34 anni. In una squadra relativamente povera di talento dal centrocampo in giù come la Samp, soprattutto con l'infortunio di Damsgaard, è lasciato a lui il compito di creare occasioni e gioco per i compagni in totale libertà, e la cosa sembra esaltarlo. Il ruolo sulla carta è quello di esterno destro, ma nella realtà Candreva è a tutti gli effetti un tuttocampista. I 6 gol segnati, alcuni dei quali splendidi, eguagliano già il miglior bottino raggiunto dalla stagione 2016/2017. I 7 assist sono invece in gran parte il frutto della sua abilità di crossatore. Con 46 cross riusciti Candreva infatti è in cima alla classifica di specialità del campionato italiano. Il calciatore romano sembra tornato ai fasti che l'avevano consacrato ai tempi della Lazio ormai una decina di anni fa. In fondo, quando ci si diverte, l'età può essere soltanto un numero.
Davide Frattesi: se si pensa alla gavetta è complicato trovare un esempio più appropriato di Frattesi. Uscito dalla primavera della Roma con la reputazione di giovane promettente è rientrato nell'operazione con il Sassuolo che ha portato nella capitale Gregoire Defrel e soprattutto l'allenatore Eusebio Di Francesco. Dall'Emilia ha scelto di scendere in Serie B a farsi le ossa prima ad Ascoli, poi a Empoli e infine a Monza, sempre con minutaggi elevati. Sbarcato finalmente in Serie A a 22 anni, inizialmente si pensava potesse rientrare in una rotazione a 3 con Harroui e soprattutto Matheus Henrique, ma in realtà Frattesi si è preso presto il posto da titolare senza più lasciarlo. Oltre alle doti di corsa, sostanza difensiva e buona tecnica già messe in mostra nella serie cadetta, l'ex romanista ha aggiunto al proprio arsenale un eccezionale tempismo negli inserimenti che lo ha portato a quota 4 gol a fine girone d'andata. Per uno che dice di ispirarsi a Daniele De Rossi, da questo punto di vista ne ricorda tremendamente la prima versione.
Sasa Lukic: Il compagno di reparto Pobega è finora protagonista di una stagione persino migliore. ma a Lukic va dato il merito di essere riuscito a ritagliarsi un ruolo decisivo nello scacchiere di Juric pur partendo indietro nelle gerarchie. Di lui il suo allenatore ha detto che negli anni precedenti nessuno era riuscito a capirne davvero il ruolo, spostandolo senza criterio tra attacco, trequarti e centrocampo. Anche al mister croato ci è voluto un po' per inquadrare il suo numero 10, ma dopo qualche partita di rodaggio è arrivata la svolta. Nel centrocampo a due di fianco a Pobega a Lukic è affidato il compito di fare da raccordo tra mediana e trequarti, toccando molto il pallone e facendolo progredire sia con passaggi progressivi che con corse palla al piede. Per migliorare ancora manca qualche gol in più (soltanto uno fino ad ora), ma la strada per il serbo è quella giusta.
Mattia Aramu: in Serie A Aramu è arrivato tardi, a 26 anni, dopo stagioni passate a fare la spola tra B e C. Le doti tecniche sono sempre state indiscusse, ha un sinistro magico e il mirino sui calci piazzati, ma che si adattasse così bene al livello superiore non era scontato. Diventato inamovibile sulla fascia destra per poter sfruttare la sua capacità di entrare dentro al campo e andare al tiro, le statistiche dicono 5 gol e 3 assist nonostante qualche infortunio di troppo che gli ha impedito di prendere subito ritmo. Marcature non solo belle e numerose, ma anche dal peso specifico notevole. Aramu infatti è andato in rete nelle due migliori partite del Venezia di Zanetti, entrambe davanti al pubblico del Penzo: la rocambolesca vittoria contro la Roma e il recente pareggio contro la Juventus.
Aaron Hickey: per il terzino scozzese Mihajlovic ha sempre avuto un debole, dandogli spazio e alternandolo con Djiks sulla sinistra nonostante la giovanissima età. Quest'anno col cambio di modulo e il passaggio alla difesa a 3 Hickey ha alzato di qualche metro la sua posizione con risultati ottimi. 4 gol in 20 partite che lo rendono il secondo miglior marcatore del Bologna a pari merito con Barrow e dietro il solo Arnautovic, numeri davvero importanti per un quinto di centrocampo non abituato a segnare così tanto. Il cambio di mattonella occupato in campo gli ha permesso anche di ridurre gli errori di lettura e attenzione difensiva causati dalla poca esperienza, esaltandone invece le doti di corsa, il coraggio negli inserimenti e anche il tiro che negli anni precedenti non era riuscito a mettere in mostra. Tra coloro che nascono difensori soltanto Criscito con 5 gol ha segnato di più, ma il capitano del Genoa deve il proprio successo a livello di marcature al ruolo di rigorista all'interno della rosa di Shevchenko.

L'ATTACCO
Giovanni Simeone
: nei suoi primi anni in Serie A il problema di Simeone è stato soprattutto la continuità. Tra Genoa, Fiorentina e Cagliari ha alternato ottime stagioni ad annate disastrose. Quest'anno è arrivato a Verona come il fiore all'occhiello del calciomercato e con più di qualcosa da dimostrare. Al giro di boa i gol sono 12, soltanto nel 2017/2018 fece meglio con 14, ma nel corso dell'intera stagione. Il pacchetto offensivo con Caprari e Barak funziona alla perfezione nonostante la cessione di Zaccagni, i tre si cercano e si trovano con continuità e si incastrano perfettamente, con Caprari che parte dall'esterno per poi fungere da seconda punta, Barak che svolge il lavoro di raccordo con il centrocampo e Simeone che cerca con insistenza la profondità. Ai gol si aggiungono la solita corsa e la lotta continua con le difese avversarie. Di Simeone è anche l'unica quaterna di questo campionato, segnata contro la Lazio.
Beto: l'Udinese l'ha acquistato senza troppi proclami dal campionato portoghese, ma Beto ha sorpreso per la capcità di farsi spazio e adattarsi ad una lega teoricamente più impegnativa fisicamente nonostante la stagione altalenante della squadra friulana. La combinazione tra fisicità, senso del gol e velocità lo rende un giocatore estremamente interessante, e le 7 reti segnate a questo punto potrebbero trasformarsi presto in una doppia cifra. Non male per un calciatore arrivato da poco e che ha ancora margini di crescita in partite contro squadre che si chiudono molto e non gli lasciano spazio per girarsi, ma non è impossibile immaginare una parabola in qualche modo simile a quella di Duvan Zapata quando è arrivato in Italia. Di certo, ritrovato entusiasmo con le redini della squadra passate a Cioffi e con Deulofeu che sta trovando continuità nelle prestazioni per Beto la strada sembra in discesa.