Diceva Schopenhauer: la vita è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando per attimi di fugace (ed illusoria) gioia.
Questa massima del filosofo tedesco è facilmente rimodellabile ed applicabile alla stagione attuale della squadra biancoceleste: l'ipotetico pendolo oscilla tra prestazioni deludenti, poco brillanti e non all'altezza delle aspettative, con qualche sprazzo di bel gioco e qualche vittoria convincente nel percorso.
Questo andamento assai altalenante della squadra allenata da Maurizio Sarri, ad oggi, rende quasi impossibile il ritorno nell'Europa dei grandi, e più difficile quello nell'Europa minore, obiettivo minimo della società.

Ma quali sono i problemi che la Lazio sta affrontando in questo percorso? Sicuramente il primo è una rosa mancante di alternative, perciò si richiedono straordinari a diversi giocatori in differenti reparti. Un altro fattore è senz'altro il drastico cambiamento che la rosa ha dovuto affrontare dal punto di vista tattico, perchè oltre al passaggio dal 3-5-2 di Inzaghi al 4-3-3 dell'allenatore toscano, anche i dettami in campo sono stati ribaltati, con la ricerca continua, quasi esasperata, del pressing e l'obiettivo di dominare ogni partita nell'arco dei novanta minuti.
Infine è facile notare come alcuni dei giocatori chiave non si siano integrati nei nuovi meccanismi, vedasi Luis Alberto o Acerbi, con prestazioni in netto calo rispetto agli anni precedenti, mentre i nuovi arrivati sono quelli che sembrano aver meglio recepito l'idea di Sarri, ad esempio Basic, Pedro o Zaccagni.

Il presidente Lotito, come affermato da egli stesso durante la consueta cena natalizia, ha già pronto il rinnovo contrattuale del mister per altri due anni, mandando un chiaro segnale di come la società creda in questo progetto, mettendo al centro di esso l'allenatore stesso, e facendo capire che chi non è interessato ad applicarsi per essere integrato nel suo gioco, può benissimo fare le valigie e, a fronte di un'offerta ritenuta congrua, salutare Roma: tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile.