Socrate affermava: “so di non sapere”. Il filosofo greco riconosceva l’incapacità tipicamente umana di non poter possedere una conoscenza totale e generale. Proprio a causa di questa consapevolezza, la persona dovrebbe essere spinta alla ricerca dell’apprendimento e della novità. Molto più tardi, anche probabilmente sulla scorta di quanto sostenuto da Cartesio, Kant differenziò tra fenomeno e noumeno. Con il primo si indica la realtà come creata dall’uomo tramite il suo modo di vederla e le sue strutture. Il secondo, invece, è la “cosa in sé”. Questo preambolo è utile allo scopo di ritenere come la storia abbia sempre sancito l’impossibilità dell’onniscienza. Tutta l’esistenza della nostra specie si fonda su tale mancanza che è dimostrata in modo diverso lungo il corso dei secoli. Una simile ammissione sembra essere opera fondamentale per affrontare liberamente e senza particolari blocchi mentali quello che circonda l’individuo. E’ come se fosse un peso che viene così eliminato dalla coscienza.

Dalle discipline scientifiche a quelle umanistiche, dagli studi più importanti a quelli che hanno uno scopo principalmente ludico, la situazione resta invariata. Il principio è costantemente il medesimo: “so di non sapere”. Così guardo al campionato di serie A dopo la prima giornata del girone di ritorno e questa consapevolezza diventa più forte che mai. Spremo le meningi per comprendere cosa potrà accadere, ma non riesco a venirne a capo. La Juventus pare certamente la favorita e il distacco di 4 punti sull’Inter, seconda, è un dato aritmetico che conforta la mia conoscenza. Attenzione, però, perché tutto è relativo e le squadre guidate da Conte non sono nuove ad avere un periodo di piccola flessione durante l’inverno inoltrato per poi tornare alla ribalta quando la primavera bussa alle porte. Capitò anche durante la stagione del primo Scudetto bianconero. In quel caso, il Milan riuscì a rosicchiare un discreto margine sulla Vecchia Signora. In pochi, probabilmente, si sarebbero attesi un finale d’annata sabaudo così importante e i piemontesi riuscirono a beffare gli avversari strappando proprio dalle loro maglie lo scudetto. Calma, quindi, perché la Beneamata è ancora in gioco e il mercato potrebbe fornirle un contributo fondamentale.

La compagine che più di ogni altra mi lascia basito e mi conduce nella direzione più socratica possibile è la Lazio. Qual è il reale valore dei biancocelesti? Sino a dove si può spingere la squadra di Simone Inzaghi? Sinceramente sono domande alla quali non ho una risposta e non vorrei nemmeno conoscerla. I capitolini rappresentano la storia più attraente del nostro campionato. Al momento la loro corsa sfrenata è dotata di un appeal che forse supera anche quello del grande duello bianconerazzurro nel quale loro si stanno inserendo con incredibile “prepotenza”. E chi se l’aspettava… L’estate scorsa si sapeva che i capitolini sarebbero stati una rivale importante per le big. Avevano appena trionfato in Coppa Italia interrompendo un dominio juventino che durava da 4 anni ma, tra le outsider, i fari erano totalmente puntati sull’Atalanta che conquistava la Champions e perdeva proprio contro l’armata di Lotito la finale del secondo torneo nazionale. Forse questo avrebbe dovuto essere un monito che è passato troppo in sordina. Sicuramente le difficoltà di inizio stagione dei biancocelesti hanno contribuito a rendere imprevedibile l’attuale clamoroso exploit. La Lazio ha centrato 11 vittorie consecutive in serie A entrando in un particolare gotha di elette del quale fa parte l’Inter del 2006-2007, che conquistò 17 successi di fila, la Juve del 2015-2016, che segue a quota 15, altre recenti versioni dei sabaudi, il Milan del 1989-1990 e la Roma “spallettiana” del 2005-2006. Agli uomini di Inzaghi manca davvero poco per scalare le gerarchie di questa élite e la possibilità di superare i concittadini nel derby di domenica prossima è qualcosa di certamente allettante.

La Lazio può lottare per lo Scudetto? La risposta è scontata: “”. I biancocelesti stanno già combattendo con le rivali più accreditate per il titolo quindi, per sillogismo, competono proprio per centrare quel traguardo. Il vero quesito da porsi è relativo a quanto tempo i capitolini saranno in grado di sfidare le migliori del nostro campionato. Il dubbio attanaglia la mente e diverte i tifosi che non siano di fede romanista. Ribadisco di non avere un responso a tale domanda. Mi sento solo di affermare il più classico dei “non lo so”, ma la curiosità è davvero eccezionale. Nell’undici titolare, la compagine di Inzaghi è forte. Detto questo, la Juventus è sicuramente superiore. Qualcuno ribatterà sostenendo la tesi della devastante mediana laziale formata da Luis Alberto, Leiva e Milinkvic-Savic. E’ vero, ma non penso che, per esempio, Bentancur, Pjanic, Rabiot e Ramsey siano poi così inferiori. Chiusa una simile parentesi dettata da un concetto che sovente si ode tanto da divenire ormai quasi un mantra ripetuto meccanicamente, sulla carta pure l’Inter è migliore dei capitolini. Se si guarda a tale dato, però, si corre il rischio di commettere un errore davvero banale perché anche la Roma e il Napoli potrebbero essere considerate più grandi dei biancocelesti, ma solo un incredibile ribaltone le condurrebbe sul trono tricolore. Analizzando il passato si noterà che parecchie compagini considerate potenzialmente inferiori sono risultate poi vincenti. L’esempio più recente è rappresentato dal duello tra la Vecchia Signora e il Milan vinto dai sabaudi nel 2011-2012. La schiera di chi sosteneva che la squadra di Conte non si sarebbe nemmeno qualificata per la Champions appariva davvero nutrita e invece… Il dato relativo “alla carta” è assolutamente fuorviante e non può essere tenuto in considerazione da solo. Urge concentrarsi su altro.

A questo punto si noterà che la Lazio non dovrà occuparsi di alcuna competizione internazionale. I biancocelesti, infatti, sono stati brutalmente esclusi dai gironi di Europa League. Questo può costituire un vantaggio perché Inter e Juve, invece, dovranno disputare rispettivamente la citata competizione e la Champions sulla quale i bianconeri ripongono di certo immense attenzioni. Non ci si lasci ingannare dalle apparenze e ci si domandi i motivi per cui la squadra di Inzaghi non milita a livello continentale. Nella detta manifestazione, il tecnico emiliano non ha sempre schierato l’undici titolare e la sua squadra è caduta in un gruppo composto da Cluj, Celtic Glasgow e Rennes. Con tutto il rispetto, non si tratta proprio di armate invincibili. I dati conducono a un solo risultato. Al di là di un gruppo composto da 13-14 giocatori, la Lazio non pare avere le armi per competere a livelli esorbitanti. Mi si muoverà la critica che solo la Vecchia Signora può vantare una simile prerogativa. Consentitemi il beneficio del dubbio perché l’Inter, per esempio, sta dimostrando di mantenere un ottimo ritmo pur facendo fronte ad assenze molto pesanti. Ultimamente anche la Lazio ha dovuto rinunciare, tra gli altri, a calciatori come Correa, Cataldi, Lulic e Marusic, ma il lasso temporale di queste problematiche è sicuramente inferiore rispetto a quanto occorso a Sensi, Barella e Sanchez.

Il quesito più importante, però, è relativo all’alone di magia che circonda il gruppo di Inzaghi. Quando questo si spegnerà e i capitolini andranno inesorabilmente incontro a qualche delusione, si spezzerà l’incantesimo? La squadra sarà in grado di riprendersi? Il valore dell’allenatore e la capacità di questo mister di superare il problema è indiscutibile, ma come reagirà il gruppo? Per dirla alla maniera tanto cara a Conte, l’impressione è quella di una macchina lanciata e con il motore al massimo dei giri. Fonderà o riuscirà a tenere questo andamento sino a maggio? Considerato che dovrà recuperare una sfida casalinga contro il Verona in programma per il 5 febbraio, la Lazio è potenzialmente al secondo posto solitario a 3 lunghezze di distacco dalla capolista Juve che ha già sconfitto in 2 occasioni durante il corso della stagione. Occorre trasformare tale ben di Dio di possibilità in atto. Si riuscirà? Chi ha la risposta all’interrogativo potrebbe gentilmente accorrere in mio aiuto perché ammetto di non saperlo e sono molto curioso. Quanto durerà la verve di Immobile che in 20 giornate ha messo a segno 23 gol minacciando seriamente il record raggiunto da Higuain nel 2015-2016 quando il Pipita chiuse la stagione con 36 centri? Nutro pochi dubbi sul fatto che il bomber campano non soffra la pressione e la differenza di rendimento che probabilmente ha patito tra il nostro campionato e alcuni tornei esteri potrebbe essere dovuta a caratteristiche personali. Se inserito in un meccanismo adatto e funzionale, Ciro è una garanzia. Il dubbio è legato all’andamento generale della squadra. Se il gruppo dovesse vivere un momento di difficoltà, temo che l’attuale capocannoniere potrebbe essere inesorabilmente trascinato all’interno di questo vortice.

Lazio, davvero non ti riesco a comprendere… Vorrei tanto essere in grado di sostenere che i biancocelesti rimarranno sulla cresta dell’onda sino al termine della stagione e che si assisterà a un magnifico scontro con la Juve e l’Inter, ma non ne sono certo. Non vorrei che il “fenomeno” attuale nascondesse un noumeno assolutamente diverso. Per questo ammetto che “so di non sapere”. Già domani sera, però, si potrebbe disporre di ulteriori informazioni. La squadra di Inzaghi, infatti, sarà ospitata dal Napoli in Coppa Italia. E’ probabile che in questa sfida il mister piacentino deciderà di affidarsi al turnover e anche se i partenopei vivono un momento di profonda crisi, vincere al “San Paolo” non è mai banale. Se i biancocelesti dovessero riuscire pure in tale opera e senza alcuni titolari, fornirebbero risposte molto intriganti. Occorrerà pure capire se il mercato giungerà a sostegno del tecnico emiliano. Questo, però, potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio. La Lazio assomiglia tanto a un perfetto meccanismo che, come sostenuto pure in precedente articolo, riesce a mescolare gli stili calcistici più in voga al momento. E’ in grado di agire con il tremendismo tipicamente contiano che le ha permesso, per esempio, di “sbrigare la pratica Sampdoria” in circa 20 minuti. E’ capace di esprimere il gegenpressing asfissiante di Klopp o di attendere l’avversario più bassa chiudendosi ermeticamente per poi ripartire con transizioni micidiali. I biancocelesti sono davvero una splendida creatura che appare, però, molto fragile e qualsiasi novità si innesti nel sistema potrebbe incepparlo. Cosa accadrà? Ai posteri l’ardua sentenza…