Non si può pretendere dal tifoso una attenta analisi tattico-strategica che non gli spetta, essendo appannaggio degli addetti ai lavori, però mal si sopportano le critiche aprioristiche ad ogni minima sbavatura. Prendiamo in oggetto questo primo mese e poco più di stagione agonistica della Juventus. Chiunque abbia visto almeno quattro o cinque incontri avrà notato quella che, a mio sindacabilissimo avviso, è probabilmente la vera pecca di questa squadra al momento, al netto delle assenze per convalescenza che ne rendono attualmente incompleta la rosa: la mancanza di ritmo. Personalmente credo sia una naturale carenza dovuta alla ricerca degli automatismi con i nuovi ed alla preparazione evidentemente differente rispetto allo scorso anno, non tanto per gli infortuni dell'avvio della passata stagione, quanto piuttosto per la posticipata (Deo Gratias) Supercoppa di Lega 2016. Sono però altrettanto convinto che si tratti, almeno in parte, di una precisa scelta calcolata, in parte forse pure azzardata, ma in un certo senso obbligata. Cercherò di spiegarmi. Stante l'assenza di un vero regista specializzato in rosa, non lo è l'assente Marchisio come non lo saranno mai del tutto Hernanes, Pjanic e Lemina, sono persuaso che il “piano tattico” di Allegri sia quello di rendere la squadra modulare, proseguendo nel lavoro graduale iniziato lo scorso anno. Ad ogni balbettio in campo si parla di cambi di modulo, passaggio alla difesa a quattro, per poi vaticinare di una presunta mancanza di coraggio dell'allenatore nel non sapersi staccare dal dogma dei tre pilastri degli ultimi anni. Ma davvero si pensa che un professionista preparato ed intelligente (si badi, non infallibile eh)come Allegri possa farsi problemi a modificare qualcosa di cui non sia convinto? Inoltre si prendono in esame i soliti due moduli: 4-3-3 e 4-2-3-1. Nel primo caso un uomo d'ordine, che giochi a due tocchi (chi ricorda Paulo Sousa nel primo biennio di Lippi?), è necessario per far girare il gioco in maniera fluida e rapida, mentre nel secondo c'è un unico grande rischio, che la squadra si “spezzi in due”, soprattutto quando cali l'intensità fisica. Per queste ragioni io credo che, di fatto, a partire dal 3-5-2 di questi ultimi anni presto potremmo rivedere un modulo che, dal '96 al '01, consentì alla Juventus di imporre spesso il gioco, proprio e maggiormente in campo internazionale, pur non avendo in rosa un regista a due tocchi ma due mediani “educati” come Deschamps e Tacchinardi, con Zidane a fare di fatto il creativo dietro le punte: il 3-4-1-2. Tra l'altro uno dei moduli più tatticamente “intimidatori” per l'avversario, per occupazione del campo e proposizione offensiva, pur mantenendo equilibrio. Chiaramente Pjanic non sarà mai Zizou, ma le caratteristiche tecniche, ahimé non quelle fisiche, ci sono tutte perché possa interpretare un ruolo simile, certamente meno di posizione, più d'inserimento e magari alternandosi con il rientrante Marchisio, ma mai in pianta stabile. Ecco, io certi cambiamenti e certe rotazioni di queste prime settimane li interpreto volti a qualcosa che somigli a quanto appena scritto. Il tempo ci darà le risposte.