Lautaro Martinez, arrivato tra la grande curiosità dei tifosi e della stampa italiana, al momento non sta deludendo le attese: due gol in tre partite, grande voglia di fare e di migliorarsi e basso profilo stanno rendendo il giovane attaccante argentino il nuovo idolo dei supporters nerazzurri, che vedono nel Toro un nuovo, potenziale campione.

Il problema, o la fortuna a seconda di come la si guardi, è la figura di Icardi.
Capocannoniere dello scorso campionato in coabitazione con Immobile, e capitano inamovibile ambito da numerosi club, anche quest'anno sembra essere partito con il piglio giusto, accogliendo ogni nuovo acquisto con calore e dispensando consigli al connazionale attaccante. In attesa di un rinnovo che dovrebbe essere ormai alle porte, e che la società sta gestendo con professionalità, facendo in modo che possa essere meno mediatico possibile: la mediaticità in questi casi è il nemico più grande.

Quando ancora la trattativa per Lautaro Martinez era agli esordi, tutti si aspettavano che sarebbe arrivato per ricoprire il ruolo di comprimario, un sostituto di Icardi in caso di cessione di Eder e con un talento più visibile di quello di Pinamonti, che nella stagione scorsa ha fatto fatica a trovare spazio nelle rotazioni. Ma le cose sono radicalmente cambiate: l'attaccante di Bahía Blanca ha ottenuto la maglia numero 10, segno che la società vuole puntare in modo deciso su di lui; ci si aspettava una maggiore timidezza agli esordi, e al momento ha scongiurato questo pericolo mostrando una non indifferente dose di sfrontatezza; ed infine, anche negli allenamenti dà sempre il meglio, tanto da conquistare la fiducia di Spalletti.

Da qui il problema peculiare della coesistenza dei due argentini. Come caratteristiche tecniche, i due differiscono: Icardi è una prima punta pura, un vero bomber d'area stile anni '90 o 2000 con un fiuto del gol raro; Lautaro Martinez invece all'occorrenza può giocare anche da seconda punta, e svaria maggiormente su tutto il fronte offensivo, estendendo il suo territorio di caccia. Per via di queste caratteristiche, sembrerebbe facile dire che il modulo per l'anno prossimo dovrà prevedere le due punte, con Nainggolan come trequartista e così replicare quel 4-3-1-2 che fece le fortune dell'Inter mourinhana e che culminò col triplete.

Ma in questa Inter, la forza e la maggiore imprevedibilità offensiva è stata data da un altro giocatore, fresco vice campione del mondo: Ivan Perisic. L'esterno sinistro croato è stato sempre uno dei migliori giocatori interisti, alternando, a giocate di alta classe, gol decisivi e fondamentali, oltre a fornire un nutrito numero di assist e di palle-gol in area di rigore. E a questo, va anche aggiunta la batteria di esterni destri, formata non solo da Candreva, ma anche da Karamoh e dal neo acquisto Politano, che con la loro duttilità potranno anche fare rifiatare Perisic in qualche partita. La convivenza in questo caso sarebbe impossibile: Perisic come trequartista o come esterno di centrocampo non ha mai reso bene quanto nel ruolo di esterno d'attacco, e avere quattro esterni per poi ritrovarsi a non schierarli risulterebbe uno spreco di risorse. Un 4-4-2 sotto questo aspetto sarebbe una soluzione castrante, considerato anche l'arrivo di Nainggolan, che ha dimostrato di preferire nettamente il ruolo di trequartista che non di mezzala.

Motivo per cui, oltre che per la ormai difficile applicazione nel calcio moderno, è da escludere il 4-2-4, troppo sbilanciato e che andrebbe ad impoverire proprio quel centrocampo la cui tenuta è stata determinante nel rocambolesco finale di stagione.

È palese che questa squadra sia stata costruita per giocare con gli esterni e una punta da più di venti gol a stagione, quindi per il 4-2-3-1 o per il 4-3-3. L'anno scorso la grave pecca è stata l'assenza di un vero trequartista di ruolo e la inesistente vena realizzati da di Candreva, che di fatto rendevano il 4-2-3-1 una sorta di modulo a due attaccanti dove ci si affidava ai lampi di Perisic e alla macchina da gol Icardi, compromettendo l'imprevedibilità della manovra, che proprio per questo veniva imbrigliata sin troppe volte.

Quest'anno le cose sembrano andare diversamente: Lautaro Martinez sembra essere una punta affidabile e con il feeling per il gol, senza dimenticare il fatto che avere un compagno di reparto che parla la stessa lingua aiuterà entrambi non poco; è arrivato un trequartista con le caratteristiche giuste per questa posizione, senza dover ricorrere a misure di ripiego o adattamenti raffazzonati per il ruolo come lo furono Joao Mario, e Jovetic prima di lui; si nota la conferma di Karamoh, che scalpita sempre di più e che ha acceso spesso quella scintilla che mancava a questa squadra, chiusa in schemi scontati e sovente prevedibili; ed infine, è stato acquistato Politano, che saprà destreggiarsi lungo le fasce allungando le rotazioni e mettendosi in competizione per un posto da titolare, oltre ad avere una dote non di poco conto, che l'anno scorso è mancata, ovvero quella di saper battere i calci di punizione.

Insomma, il problema di quest'anno sarà trovare la quadra, ma al tempo stesso finalmente consentirà di poter giocare in modi diversi, cosa che sarà necessaria visto l'elevato numero di impegni settimanali. Toccherà a Spalletti riuscire a trasformare questo enigma tattico in un piano operativo di pieno successo.