La Nazionale italiana è partita per la trasferta spagnola piena di certezze ed è tornata ridimensionata e piena di dubbi.

Il 3-0 patito, ma soprattutto la superiorità tecnica, tattica e fisica degli iberici mettono in luce i difetti di una squadra che fino a giugno non era in discussione e di cui, anzi, si mettevano in luce i ritrovati talenti.

Da Insigne a Verratti, da Spinazzola a Belotti passando per i senatori Bonucci e Buffon, nessuno si salva dalle critiche di questo lunedì di processi di biscardiana memoria.

Tutto da buttare dunque, o no?
Partiamo dall'inizio, Ventura non è probabilmente il commissario tecnico giusto per una Nazionale di blasone come quella italiana, storicamente i CT migliori sono o quelli cresciuti direttamente in federazione e quindi bravi a selezionare più che ad allenare, oppure i grandi allenatori che hanno vinto tutto e ovunque e che riescono a imprimere in breve tempo il proprio concetto di gioco ad atleti che si trovano poco e niente, in termini di tempo, nei buchi degli impegni di club.

Ventura non ha né le caratteristiche del selezionatore né del maestro di calcio, è un buon allenatore di media classifica abituato a lavorare con buoni giocatori e a vedersi vendere i migliori. Punto.
D'altro canto la squadra NON è di primissimo livello, possiamo scrivere pagine e pagine per paragonare Verratti a Pirlo o Iniesta, ma non lo è, e, nel caso di Pirlo, non lo sarà mai, al massimo potrà avvicinarsi per caratteristiche al catalano, ma guardandolo con il telescopio. Insigne non è Messi né si avvicina ai grandi 10 italiani del passato, e, seppur fuori ruolo, non ha mostrato quei mezzi tecnici e di personalità che gli vengono spesso attribuiti anche con il termine gergale di CAZZIMMA.

Gli altri del mazzo sono buoni giocatori a volte sopravvalutati, come Bonucci che è un ottimo difensore, ma che non è "il miglior centrale al mondo" nemmeno per procura. Ha un ottimo lancio, cosa inusuale per un difensore, ha visione di gioco e un buon anticipo, dote che gli permette di essere efficace in seconda battuta specialmente giocando a 3/5 dietro, ma a 4, quando viene puntato nell'uno contro uno, non è particolarmente efficace né ha una velocità di base tale da fare recuperi alla Cannavaro per intenderci. 
Per Barzagli, Buffon, De Rossi e Chiellini parla l'anagrafe.

Detto questo la Nazionale non è da buttare e ha comunque prodotto giocatori di buon livello che però, ahimè, si confrontano con un movimento e un livello generale molto basso.

Il campionato italiano ha perso punti come appeal, ma anche come qualità del gioco, la tattica esasperata, lo spezzzettamento continuo delle partite, i ritmi sempre bassi sono ormai un marchio di fabbrica di squadre e giocatori che, tranne rari casi, quando mettono la testa in Europa vengono pesantemente ridimensionati. Immobile e Cerci che tornano scornati da Atletico e Borussia sono solo un esempio di quello che sto dicendo. 

Purtroppo anche a livello giovanile, se andiamo a vedere, le cose non stanno molto meglio. Nei campionati esteri giocatori di 18 anni fanno il loro esordio e si giocano le proprie carte anche in top club, senza girovagare in prestito fino a 24/26 anni.

Atleti di 20 anni si presentano al grande palcoscenico strutturati fisicamente e con un bagaglio tecnico spesso invidiabile, mentre i nostri "giovani" a 23 anni hanno ancora fisici "da formare" e non sanno sopportare la pressione di giocare in grandi stadi. Tutto questo, immancabilmente si riversa sulla Nazionale.

Adesso, però, sarebbe facile sparare su Ventura e sugli azzurri dando loro le colpe di 20 anni di immobilismo che ci sono costati il primato europeo a livello di club.

Come diceva Platini - parlando del Barcellona di primi anni 90 - "se corri con Carl Lewis puoi anche perdere", se giochi con la Spagna puoi perdere eccome, ma il capolavoro di intensità e pressing costruito da Conte per ingabbiare il talento della Roja ce l'abbiamo ancora negli occhi e, forse per questo, pensavamo ad uno spettacolo più degno.