E' inutile fare troppi giri di parole. La Lazio è condannata ogni anno a fare sempre lo stesso tipo di mercato. Chi lo dice? I fatti. Ovviamente.
E pensare che nel corso degli anni ci sarebbe stata la possibilità di fare il famoso ''salto di qualità''. Ma l'unico salto che il presidente Lotito ha cercato di fare negli anni, inutilmente aggiungerei, è il salto dei pasti.

Scherzi a parte. Torniamo al problema del mercato.

Vi spiegherò perchè secondo me, indipendentemente dal piazzamento finale in campionato, la Lazio non potrà mai ambire a nulla di importante, almeno finchè non cambino alcune scelte societarie.

TETTO SUGLI INGAGGI: è di circa 2,5 milioni di euro bonus compresi. Questo vuol dire che, quando vai ad affrontare un  mercato, inevitabilmente il ‘’cesto’’ dal quale peschi i tuoi ipotetici rinforzi è, per forza di cose, di medio-bassa qualità. E’ un po' come fare la calza della befana a tuo figlio al Discount oppure alla Lindt. Ti può capitare qualche cioccolatino pregiato è vero, ma è tutto in mano alla casualità.

IMPOSSIBILITA’ A TRATTENERE I CALCIATORI MIGLIORI: visto quanto detto sopra, qualora un calciatore si dimostrasse sopra la media, dopo aver disputato un intero campionato, o anche due (Milinkovic, Zarate, Kolarov, De Vrij, F.Anderson, Hernanes ecc ecc), risulterebbe impossibile trattenerlo. in quanto i possibili rinnovi contrattuali non soddisferebbero mai le richieste dei diretti interessati.

PERDITA DI CALCIATORI IN SADENZA E RITARDO NEI RINNOVI CONTRATTUALI:  anche questo è un problema legato indissolubilmente al punto 1. La società ormai ci ha abituato ad estenuanti trattative che quasi sempre si concludono con un nulla di fatto. e con l’inevitabile partenza dei calciatori con contratto scaduto. La folle linea di pensiero che vede la Società proporre un rinnovo quasi sempre non adeguato al valore del calciatore, quasi sempre eccessivamente al ribasso, o comunque quasi sempre al ridosso della scadenza, porta inevitabilmente un inasprimento dei rapporti col calciatore stesso il quale spesso sceglie la strada che lo conduce alla fine del contratto ed il relativo svincolo

DIFFICOLTA’ IN QUALUNQUE TRATTATIVA. Ormai è un dato di fatto: anche un calciatore dal prezzo irrisorio rappresenta un problema insormontabile (lo stiamo attualmente vedendo con il caso Acerbi)… manco stessimo parlando di Puyol.! Questa ossessiva compulsione a voler contrattare sempre sul prezzo stile vu cumprà sulla spiaggia, porta le società implicate nella trattativa, ad un nervosismo reciproco che spesso si conclude con un nulla di fatto e che compromette anche trattative future.

NOMI, NOMI, NOMI, CENTINAIA DI NOMI: quanti calciatori cerca la Lazio ogni sessione di mercato? TUTTI. SEMPLICEMENTE TUTTI. Non credo che ad oggi ci sia una società in serie A, alla quale vengano accostati più calciatori. Allora mi pongo. e vi pongo una domanda: o i nomi sono inventati dai giornalisti, oppure siamo difronte al più grande depistaggio della storia stile guerra fredda America – Russia, visto che dei nomi fatti non ne arriva quasi mai neanche uno!

LA LAZIO E’ SOLO UN TRAMPOLINO DI LANCIO: quante volte abbiamo sentito questa frase? Ebbene, nulla è più lontano dalla verità. Un calciatore che viene alla Lazio, dopo un’ottima annata, massimo due, o decide di andar via in quanto sa di non poter ambire ad un adeguamento economico congruo, oppure va in scadenza e si cerca un’altra squadra. Quante volte ci siamo chiesti il perché alcuni contratti non vengano rinnovati molto tempo prima (vedi Keita, de vrij ecc). Semplice, perché le proposte fatte dalla società, ma sottaciute dai media, vengono prontamente rispedite al mittente.

CAPITOLO ALLENATORI: anche per quanto riguarda gli allenatori la storia è sempre la stessa. Perfetti sconosciuti all’inizio  (Petkovic per esempio), oppure giovani in rampa di lancio (vedi S. Inzaghi), poco cambia. Il loro destino è indissolubilmente legato a quello dei calciatori. Cosa c’entrano? Semplice: così come un calciatore forte dopo circa due anni cambia aria, così avviene anche per gli allenatori. Vengono, fanno di solito un buon campionato, iniziano a pretendere qualcosa dal mercato l’anno successivo che puntualmente non arriva mai, e l’anno dopo, vanno via. A volte ‘’resistono’’ anche tre anni ma è solo una casualità.

IL CAMPIONATO E’ SEMPRE FRUTTO DI CASUALITA’: prendo come esempio l’ultimo campionato. Bielsa sta per approdare alla Lazio, chiede garanzie, non gli vengono date, e ci ripensa. Si ripiega tutto su S.Inzaghi, salvo poi dire che non era un ripiego: IPOCRISIA PORTAMI VIA. E questa è già la prima casualità dell’anno in quanto, il buon campionato di Inzaghi in realtà, non sarebbe dovuto esistere. Buona fase di preparazione. F.Anderson ed Immobile protagonisti ed in forma smagliante. Poco prima dell’inizio del campionato Anderson si fa male ed Inzaghi lo sostituisce con L.Alberto che, come un bocciolo a primavera, esplode in tutta la sua classe e bellezza (calcistica si intende). Milinkovic, dopo una stagione precedente fatta da alti e bassi fa lo stesso percorso risultando decisivo in molte occasioni. Ed Immobile? C’è poco da dire se prendiamo come riferimento il suo score, ma sappiamo benissimo che anch’esso, dopo più di una stagione deludente, era una scommessa. Allora mi chiedo: lo straordinario campionato della Lazio a cosa è dovuto se non al caso?

PERCHE’ ANCHE CON I SOLDI NON E’ POSSIBILE ACQUISTARE?. Quante volte abbiamo letto di contropartite tecniche di prestigio offerte alla Lazio in cambio di alcuni dei suoi gioielli? E quante di loro sono andate a buon fine? Nessuna. Il presidente Lotito ha sempre detto di non volere delle contropartite tecniche. Ci può stare. Qualora però fosse una scelta e non una costrizione. Perché se il Barcellona ti offre 100 milioni più Rafinha per Milinkovic, anche volendo accettare la trattativa non andrebbe mai avanti in quanto la Lazio non potrebbe permettersi di pagare uno stipendio così alto. Ecco perché il mercato di questa squadra era, è e sarà sempre lo stesso.

LA STORIA SI RIPETERA’ SEMPRE. La conclusione, ovvero il riassunto di quanto detto sopra è lo specchio di una società che, non solo non ha una programmazione, ma addirittura affida tutto al caso. Ed il caso, in casa Lazio, si chiama Igli Tare. E per fortuna che spesso ci azzecca.

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